
Rock e Martello, ogni giorno una storia in musica
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
28 marzo, 2025
28 marzo 1886 – L'inno dei lavoratori

27 marzo, 2025
27 marzo 1946 – Farfariello, un napoletano a New York

Il 27 marzo 1946 a New York muore il cantante, autore e macchiettista Farfariello, una delle più popolari figure della musica napoletana negli States. Nato a Cava dei Tirreni, in provincia di Napoli, il 14 aprile 1882 all’anagrafe viene registrato con il nome di Eduardo Migliacci. Di famiglia benestante, terminati gli studi di ragioneria si trasferisce negli Stati Uniti, ad Hazleton in Pennsylvania, per lavorare nell’istituto bancario nel quale lavora anche il padre. L’idea della famiglia è quella di mandarlo lontano da casa per aiutarlo a “togliersi i grilli dalla testa”. Il sogno del ragazzo infatti è quello di esibirsi sul palcoscenico e l’invio oltreoceano non serve granché. Il cambiamento d’aria non cambia le idee di Eduardo che alla carriera di bancario preferisce quella di cantante e nel 1912 debutta in un caffé Chantant di New York. In breve tempo è uno dei protagonisti del teatro leggero newyorkese. Particolarmente apprezzato per le canzoni umoristiche deve il suo pseudonimo e la sua popolarità al brano Farfariello, da lui composto. Nel 1936 torna a Napoli, dove la sua fama l’ha preceduto e l’anno dopo entusiasma pubblico e critica con un recital al Teatro Augustus entrato nella leggenda. La sua permanenza in Italia è destinata a restare soltanto un episodio della sua lunga carriera. Poco tempo dopo torna definitivamente negli Stati Uniti affermandosi come uno dei principali interpreti del repertorio tradizionale napoletano. Di lui resta anche un gran numero di dischi pubblicati dalla Victor.
26 marzo, 2025
26 marzo 1923 - Franco dei G 5, l’uomo dei ritmi calienti

25 marzo, 2025
25 marzo 1938 – All’ABC nasce la stella di Charles Trenet

Il 25 marzo 1938 Charles Trenet si esibisce all’ABC di Parigi in uno spettacolo tutto per lui. Il concerto è un po’ un test dopo il suo primo successo come solista con Je chante un brano nato sotto l'ala protettiva di Maurice Chevalier. L’applauso caloroso del pubblico in sala rinfranca il giovane chansonnier e attenua le paure, ma la vera sorpresa sono i giudizi della critica. I titoli dei giornali il giorno dopo raccontano che «une nouvelle étoile vient de naître», cioè “sta nascendo una stella”. Anche la Parigi che conta è tutta per lui. Fra i più soddisfatti ci sono Jean Cocteau, Max Jacob, Colette,e anche un Chevalier ancora un po' incredulo. Nel 1938 Trenet vince il Prix du Disque e tutta Parigi impazzisce per questo giovane che mescola swing e poesia, tradizioni e rinnovamento attingendo a piene mani dalla straordinaria ed effimera vivacità di un periodo che vive con la stessa intensità il Fronte Popolare, il jazz e il surrealismo. In breve tempo assurge a mito e le sue canzoni, Je chante, Y'a d'la joie, Le soleil et la lune, La mer, Douce France e tante altre diventano la fonte d'ispirazione primaria per gran parte dei protagonisti della canzone francese contemporanea, da Georges Brassens, che lo ha sempre considerato suo padre spirituale, a Jacques Higelin. Da quel momento il passare degli anni non scalfisce la sua popolarità. Il suo spirito sembra vivere fuori dalle miserie del tempo che scorre. Nel 1978 pubblica un libro di memorie, "I miei anni giovanili" e lo presenta annunciando di voler cantare per sempre, cioè fino a quando la salute lo regge.
24 marzo, 2025
24 marzo 1974 – Con i Ramones nasce il punk rock

23 marzo, 2025
23 marzo 1967 – I Tremeloes stanno meglio senza leader

Il 23 marzo 1967 Brian Poole, fino a quel momento cantante del gruppo Brian Poole & The Tremeloes, pubblica That reminds me baby il suo primo disco da solista. Anche sul piano formale viene così a perfezionarsi il divorzio tra la band che era stata preferita della Decca ai Beatles e il suo cantante e frontman. In molti pensano che la pubblicazione del singolo segni, nei fatti, la fine dell'avventura del gruppo nato nel 1959 e l'inizio di una lunga e fortunata carriera solista per Brian. Non sarà così. L'esperienza solistica di Brian Poole è destinata a esaurirsi rapidamente senza lasciare traccia, o quasi. La delusione sarà così cocente che il ragazzo deciderà per qualche tempo di abbandonare le scene e di tornare a lavorare nella macelleria della sua famiglia. Strano destino, visto che al momento della separazione i più disperati sembrano i suoi ex compagni: i chitarristi Alan Blakely e Rick West e il batterista Dave Munden. I tre, dopo un primo momento di incertezza, decidono di continuare con il nome di The Tremeloes. Incuranti dello scetticismo generale e dell'aperta ostilità della Decca, la loro casa discografica, che si rifiuta di assecondarli ritenendoli destinati all'insuccesso, serrano le fila e si riorganizzano. Inseriscono in formazione il bassista Len "Chip" Hawkes e, vista la determinazione della Decca di puntare tutte le sue carte sul loro ex leader, cercano e trovano ospitalità in un'etichetta concorrente, la CBS. In quello stesso 1967, mentre Brian Poole fatica, nonostante lo sforzo promozionale, ad affermarsi, i "nuovi" Tremeloes pubblicano Here comes my baby, un brano composto da un autore fino a quel momento sconosciuto che risponde al nome di Cat Stevens. Il singolo vende oltre un milione di copie ed entra in classifica sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti. Senza il suo carismatico leader la band si rivela una forza della natura , mentre Brian Poole, privato della sua band, si è tramutato in uno dei tanti modesti cantanti che animano la scena musicale britannica di quel periodo. Non è finita qui perché, sull'onda del successo ottenuto, i Tremeloes coglieranno una serie di successi impressionanti con brani come Silence is golden, Even the bad times are good, Suddenly you love me e My little lady. Il periodo d'oro durerà fino ai primi anni Settanta quando, di fronte all'affermarsi di nuovi stili, personaggi e gusti musicali, sceglieranno di non rinnovarsi e di continuare a ripetersi all'infinito.
22 marzo, 2025
22 marzo 1974 – Alvin Lee, bugiardo per amore

All'inizio del 1974 si fa sempre più insistente la voce di un possibile scioglimento dei Ten Years After pur senza trovare conferme sul piano ufficiale. Il 22 marzo 1974 la bluesband ha in programma un concerto al Rainbow di Londra. I giornalisti aspettano al varco i componenti per chiedere se davvero la storia del gruppo sia arrivata al capolinea. Per tutti risponde in modo scorbutico e seccato il chitarrista e leader carismatico Alvin Lee: «Nel nostro ambiente circolano tante sciocchezze. Una di queste è quella relativa al nostro scioglimento. Non abbiamo alcuna intenzione di chiudere qui il nostro percorso musicale. Non ho altri commenti da fare». Il concerto del Rainbow, però, non toglie i dubbi. Assomiglia infatti a una lunga cavalcata d'addio, nella quale i brani "storici" si alternano a quelli nuovi contenuti nell'album Positive vibrations. In ottima forma, i Ten Years After ripercorrono le tappe della loro carriera iniziata nel 1966 quando Alvin Lee, l'ex chitarrista dei Jailbreakers e degli Atomites, decide di dar vita a una formazione in grado di proporre un solido blues bianco innovativo nei suoni, ma rispettoso della tradizione. Con lui ci sono il batterista Ric Lee, il tastierista Chick Churchill e il bassista Leo Lyons, già suo compagno d'avventura negli Atomites. Un anno dopo i Ten Years After fanno il loro debutto ufficiale al settimo festival di Jazz e Blues di Windsor entusiasmando pubblico e critica. Nel 1969 partecipano al Newport Jazz Festival, ma la definitiva consacrazione avviene allo storico Festival di Woodstock dove la loro esecuzione di Goin' home viene anche inserita nel film di Altman sull'avvenimento. Alvin Lee si ritrova proiettato nella cerchia ristretta dei migliori chitarristi blues di quel periodo. Il momento magico non dura molto. Nel 1972 la critica stronca l'album Rock and roll music to the world e da più parti si inizia a parlare di una crisi creativa del gruppo. Il concerto del Rainbow arriva dopo un lungo periodo di silenzio discografico interrotto solo dalla pubblicazione del doppio live Recorded live e dall'album On the road to freedom di Alvin Lee con Mylon LeFevre. Sarà l'ultima esibizione britannica della band che pochi mesi dopo si scioglierà. Quando i giornalisti gli chiederanno conto della sua dichiarazione tranquillizzante, ma falsa, del 22 marzo Alvin Lee risponderà: «È vero, sono un bugiardo, ma ho mentito per amore del nostro pubblico. Quel giorno, però, speravo che la storia dei Ten Years After potesse continuare».
21 marzo, 2025
21 marzo 1991 – L'inventore della Stratocaster

Il 21 marzo 1991 muore in California a ottantaquattro anni Leo Fender. Senza di lui probabilmente la storia del rock sarebbe stata diversa. Pioniere delle ricerche sull'elettronica applicata alla musica, divide con Les Paul il merito di avere sviluppato la chitarra elettrica come uno strumento autonomo e non come una semplice amplificazione della chitarra acustica. Le sue prime ricerche, iniziate negli anni Quaranta, su modelli "a cassa piena" vengono accolte con perplessità e sembrano del tutto prive di applicazione pratica. Il suo ragionamento è semplice: «Perché utilizzare un microfono per amplificare un suono già amplificato dalla cassa della chitarra? Non è più semplice considerare la chitarra elettrica uno strumento del tutto diverso da quella acustica e utilizzare l'amplificazione artificiale già dal momento in cui il suono si produce?». L'idea viene vista come una sorta di bizzarrìa in un periodo in cui la musica pop è quasi totalmente abbarbicata alla tradizione degli "standard". Non trovando sufficiente interesse da parte delle industrie produttrici di strumenti musicali decide di andare avanti lo stesso mettendosi in proprio e fonda nel 1947 la Fender Company, un'azienda che ha tra gli scopi sociali la progettazione e la costruzione di chitarre elettriche. I suoi clienti più antichi sono jazzisti e bluesmen, ma già bussa alle porte la prima generazione di rocker. Due modelli in particolare, la Telecaster e la Stratocaster diventano parte della leggenda del rock e fanno da balia a tutta la prima generazione di chitarre elettriche. Steve Cropper degli MG's è uno dei primi a dare impulso all'uso della Telecaster, mentre Buddy Holly e Hank Marvin, il chitarrista degli Shadows, sono gli alfieri della Stratocaster, la stessa che Jimi Hendrix trasformerà poi nell'emblema della sua musica d'avanguardia. Nel 1967 Fender, stanco di occuparsi degli aspetti amministrativi della sua attività, cede la sua azienda alla CBS per la ragguardevole somma di tredici milioni di dollari, pur riservandosi un ruolo importante nella sperimentazione a nella progettazione. Alla sua genialità si deve anche la creazione di uno dei bassi più significativi della storia del rock, il Fender Jazz Bass, utilizzato tra gli altri da Sting o Jaco Pastorius. Quando muore sta sviluppando nuovi studi sull'utilizzo del computer nella produzione sonora, dopo aver recuperato, nel 1980, parte della propria autonomia produttiva fondando la G&L Musical Products.
20 marzo, 2025
20 marzo 1933 - Marie Dubas inventa i reading
Il 20 marzo 1933 sul palcoscenico del Théâtre des Champs-Elysées presenta per la prima volta una nuova forma di récital alternando brani musicali di generi diversi con la lettura e la recitazione di poesie e di brani letterari. La formula che poi gli statunitensi ribattezzeranno "reading" incontra l'interesse del pubblico. Inizia un periodo trionfi straordinari che sembrano destinati a non finire mai mentre molti brani del suo repertorio diventano un punto di riferimento per altre interpreti. Ancora oggi Marie Dubas è considerata la prima cantante “moderna” della storia della canzone francese proprio per la sua capacità di rifuggire dagli schemi e di alternare, nelle sue esibizioni dal vivo, drammatiche citazioni prese in prestito dalla “chanson réaliste”, brani tradizionali, pezzi comici ed escursioni romantiche nella melodia più classica. Nonostante il successo il destino non è stato generoso con lei. Persecuzioni, malattie e qualche incomprensione di troppo ne hanno costellato l’intera carriera caratterizzata da grandi momenti di successo alternati a difficoltà quasi sempre non dipendenti dalla sua volontà. La sua personalità sulla scena, il suo modo di cantare, la sua capacità di fondere la teatralità dei gesti con una voce unica per drammaticità e coloriture hanno influenzato negli anni successivi moltissime altre cantanti francesi. A lei si sono in vario modo ispirate Anny Cordy, Mathé Althéry, Suzy Delayr, Juliette Gréco, Patachou, Anne Sylvestre, Sylvie Vartan e tante altre. A lei si è ispirata soprattutto la grande Edith Piaf, l’Usignolo di Francia che ha finito per assomigliarle non soltanto sul palcoscenico ma anche per il faticoso e sfortunato approccio alla vita.
19 marzo, 2025
19 marzo 1974 - L'aeroplano diventa astronave

18 marzo, 2025
18 marzo 1976 – L’uomo che cadde sulla terra

A Londra viene presentato, in prima visione assoluta il film “L’uomo che cadde sulla terra”, interpretato da David Bowie. All’evento mondano il cantante non partecipa perché è impegnato in tour, ma sia il pubblico che la critica mostrano di apprezzare l’interpretazione data da Bowie all’alieno arrivato sulla terra in pace e perseguitato dal potere. Molto liberamente ispirato a un romanzo di Walter Travis e sceneggiato da Paul Maysberg, il film diretto da Nicolas Roeg può essere considerato uno degli ultimi esempi del genere fantascientifico politicamente impegnato degli anni Settanta. Con David Bowie ci sono Rip Torn, Candy Clark, Buck Henry e Bernie Casey.
17 marzo, 2025
17 marzo 2009 - Milano assedia i Killers
«Ciao Milano! Siamo i Killers! Al vostro servizio…». Così sul palco del Forum d’Assago di fronte a un pubblico straboccante il 17 marzo 2009 Brandon Flowers, leader e frontman dei Killers ha dato inizio al concerto della sua band. Non è la prima volta che il gruppo arriva a Milano (poco più di due anni prima si è esibito al Rolling Stone) ma questa volta, complice il successo planetario del loro brano Human, i quattro ragazzi di Las Vegas sono stati sottoposti a un vero e proprio assedio da parte di migliaia di fans impazziti mentre i biglietti del concerto, più di 12.000, si esauriscono in pochissimo tempo. Già al mattino una folla variopinta prima si accalca ai cancelli, e, dopo l’apertura sciama nell’impianto milanese occupando ogni spazio disponibile. L’attesa dell’inizio del concerto della band è rotta dall’esibizione dei californiani Louis XIV. Non è mai facile fare da spalla alle star ma la band fa fatica a mantenere la concentrazione di fronte al disinteresse e, in qualche caso, alla maleducazione degli spettatori. Per questa ragione verso la fine dell’esibizione, sale sul palco a dar loro una mano il batterista dei Killers Ronnie Vannucci che per l’occasione imbraccia la chitarra e canticchia nei cori di una delle loro canzoni. L’attesa termina poco prima delle 22.000 quando, con le note di Human, inizia la performance dei Killers.
16 marzo, 2025
16 marzo 1975 – T Bone Walker, il primo bluesman elettrico

Il 16 marzo 1975 muore di polmonite a Los Angeles il leggendario chitarrista blues T Bone Walker, registrato all'anagrafe con il nome di Aaron Thibeaux Walker. Ha sessantaquattro anni ed è considerato uno dei padri del blues moderno per avere utilizzato per primo la chitarra elettrica in questo genere musicale. Nasce a Linden, nel Texas e il suo primo insegnante di musica è il compagno della madre, leader di una string band, un'orchestra composta soltanto da strumenti a corde, che lo fa strimpellare su un minuscolo banjo. A dieci anni incontra Blind Lemon Jefferson. Il grande bluesman cieco resta affascinato dal piccolo strimpellatore e lo prende sotto la sua protezione. Nel 1924 T Bone ottiene lavora come chitarrista e ballerino di tip tap nel "medicine show", uno spettacolino pubblicitario che intervalla la vendita di intrugli medicamentosi, del Dottor Breeding. A sedici anni è già il chitarrista della band di Ida Cox e, dopo un breve periodo nell'orchestra di Lawson Brooks, passa al servizio di un'altra delle grandi cantanti di quel periodo: Ma Rainey. Gli anni Trenta lo vedono schierato sul fronte dello swing craze con la Territory Band di Count Bilosky e con Cab Calloway. Nel 1935 si sposta sulla West Coast e scopre la chitarra elettrica, strumento che non lascerà più. Gli anni Quaranta vedono la nascita di quasi tutti i suoi brani più significati, da T Bone blues a Mean old world alla celebre Stormy Monday. Nel luglio del 1942, poi registra un singolo con i brani I got a break baby e il già citato Mean old world. Quel disco farà storia e verrà considerato il primo decisivo passo, della nuova generazione elettrica del blues. Un'ulcera dolorosissima ne riduce drasticamente l'attività per quasi tutti gli anni Cinquanta, caratterizzati da scarsi e isolati concerti e da un lavoro di studio quantitativamente modesto. A partire dagli anni Sessanta, riscoperto dalla generazione del nuovo rock che arriva dall'Europa partecipa a un'infinità di concerti. Neppure l'improvviso insorgere della tubercolosi riesce a frenarne il dinamismo e la disponibilità, anche se il fisico comincia a dare segni di cedimento. All'inizio degli anni Settanta alterna momenti di intenso lavoro a pause sempre più lunghe per le ricorrenti febbri influenzali e per la fragilità del sistema respiratorio. Una polmonite trascurata lo costringe alla resa. Si fa ricoverare all'ospedale di Los Angeles, ma non c'è più niente da fare.
15 marzo, 2025
15 marzo 1979 – Falsari per amore dei Talking Heads

Il 15 marzo 1979 i Talking Heads si esibiscono in un affollato concerto all'Agora di Cleveland. La band, dopo l'ultimo album More songs about building and food sta vivendo un periodo ricco di stimoli ed entusiasmante. Un lunghissimo tour che tocca le principali piazze europee e statunitense permette al gruppo guidato da David Byrne di verificare i risultati di un rinnovamento che lo sta progressivamente portando oltre gli schemi della new wave. Determinante, in questo senso, è il lavoro svolto da Brian Eno, l'ex tastierista dei Roxy Music che proprio Byrne ha voluto al suo fianco nella produzione dell'album, ma anche l'apporto creativo della bassista Tina Weymouth si fa sentire. Il suono dei Talking Heads si è fatto più corposo, gli apporti della chitarra di Jerry Harrison sono diventati meno casuali e nell'insieme la band appare come una delle più potenti "macchine da concerto" di quel periodo. Per questa ragione la loro etichetta, la Warner Bros, decide di registrare l'intero concerto del 15 marzo. L'intenzione è quella di farne un disco promozionale con il quale omaggiare una ristretta cerchia di giornalisti, critici e operatori del music business. Vede così velocemente la luce un album live intitolato Talking Heads live on tour, fuori catalogo e prodotto in seicento copie numerate. Contiene dieci brani ma, soprattutto, riesce a rendere efficacemente la magia della band in concerto. Tra i giornalisti che l'hanno ricevuto in regalo c'è chi non sa trattenere il suo entusiasmo e scrive «È straordinaria l'energia che arriva fin dall'ascolto delle prime note. Peccato che essa sia negata agli acquirenti dei dischi della band. L'album regala momenti straordinari, liberando quell'energia che in studio viene inevitabilmente compressa» Come molti dischi promozionali sembra destinato a finire nel carissimo mercato parallelo destinato agli amatori. Poco tempo dopo, invece, un numero crescente di rivenditori di dischi in varie parti del mondo espongono l'album tra le "rarità" in vetrina. Fatti i conti anche la Warner Bros capisce che le seicento copie originali sono diventate prima migliaia, poi centinaia di migliaia. Una gigantesca opera di riproduzione abusiva ha garantito ai fans il diritto di accedere a un disco che la Warner aveva deciso di rendere "esclusivo". A nulla valgono le denunce. Un gruppo di questi falsari si farà vivo con una lettera a vari magazine musicali sostenendo di aver agito «Per amore dei Talking Heads».
14 marzo, 2025
14 marzo 1927 - Carlo Milano, il contrabbasso alessandrino
Il 14 marzo 1927 nasce ad Alessandria il bassista Carlo Milano. A nove anni comincia a studiare violoncello al Liceo Musicale della sua città che frequenta fino al termine del settimo anno di corso. È Mario Cavagnoli a convincerlo a cambiare strumento e lui nel 1946 passa al contrabbasso iniziando a suonare dove può, gruppi da ballo compresi. Sono di questo periodo numerose e leggendarie jam session con Giulio Libano, Franco Pisano, Cesare Marchini, Gino Stoppano, ecc. Nel 1949 se ne va in Germania dove suona con molti musicisti significativi tra i quali Hans Koller. Ci resta dieci anni. Nel 1960, rientrato in Italia continua nell'attività da ballo fino al 1965 quando si stabilisce a Milano. Qui lavora molto negli studi di registrazione e collabora con l'Orchestra Ritmica della Rai nella quale entra stabilmente nel 1970, ma soprattutto riprende a suonare jazz. Suona con musicisti come Mario Pezzotta; Maurizio Lama; Enrico Intra; Giancarlo Barigozzi, Oscar Rocchi, Giancarlo Pillot, Gil Cuppini, Glauco Masetti e molti altri in particolare Ettore Righello col quale per molti anni costituisce una coppia pressoché inseparabile. Nella sua lunga carriera suona anche con Teddy Wilson, Dizzy Reece, Kenny Clarke, Art Farmer, Dexter Gordon, Joe Venuti e Hugo Heredia.
13 marzo, 2025
13 marzo 1988 – Andy Gibb, il fratellino dei Bee Gees

Il 13 marzo 1988 mentre è impegnato nella registrazione di un nuovo album per la Island Records muore a trent’anni Andy Gibb, per tutta la vita considerato il fratellino dei Bee Gees. Andrew Roy Gibb, questo è il suo nome completo, è infatti il minore dei fratelli Gibb, i tre membri dei Bee Gees. Più giovane di dieci anni finisce per trovare più un ostacolo che un aiuto nel successo dei fratelli famosi. I primi passi in musica li muove nella natìa Australia dove dà vita a una propria band. Nel 1977 il “fratellone” Barry Gibb e il manager Robert Stigwood lo convocano a Miami per farne una star. Con Barry come protettore, autore e produttore, Andy pubblica l'album Flowing rivers, che ottiene un successo eccezionale, così come i singoli I just wanna be your everything e (Love is) thicker than water. Il successo continua poi nel 1978 con l'album Shadow dancing e con il singolo omonimo. L'anno dopo, complici le sue frequenti crisi e i problemi legati alla tossicodipendenza, la sua popolarità inizia a calare. Nel 1980 un singolo in coppia con Olivia Newton-John e l'album After dark confermano il declino della sua stella. Nel 1981 registra All I have to do is dream con Victoria Principal, la popolare interprete della serie televisiva "Dallas", e debutta come attore a Los Angeles in "The Pirates of Penzance". Dopo alcune presenze in altri lavori teatrali canadesi e statunitensi, nel 1985 viene ricoverato a lungo in una clinica per risolvere i propri problemi di dipendenza dalle droghe. È una battaglia lunga e difficile nella quale alla fine soccomberà.
12 marzo, 2025
12 marzo 1966 – Il primo album dei Love

Il 12 marzo 1966 i Love pubblicano il loro primo album, intitolato semplicemente Love. Il disco è edito dall’etichetta Elektra, fino a quel momento specializzata nella produzione folk. Non diventa un successo galattico ma contribuisce a far conoscere la band formata nel 1965 dal chitarrista con gli altri chitarristi Johnny Echols e Bryan McLean, con il bassista Kenneth Forssi, il batterista Don Conka e i percussionisti Michael Stuart e Tjay Cantrelli. Al momento della registrazione di Love Don Conka non c’è già più, sostituito da Alban Pfisterer. È solo il primo di un'infinita serie di cambiamenti legati alle evoluzioni musicali di Arthur Lee che caratterizzeranno la vita dei Love. Dopo il secondo album Da Capo del 1967 Pfisterer, che era passato alle tastiere, lascia il gruppo seguito da Cantrelli. I cinque componenti rimasti pubblicano nello stesso anno Forever changes poi scompaiono dalla scena. Dopo un silenzio durato due anni, nel 1969 quando ormai tutti li danno per morti e seppelliti, i Love tornano con una formazione nuova composta oltre che da Lee, dal chitarrista Jay Donnellan, dal bassista Frank Fayard e dal batterista George Suranovich e un nuovo album intitolato Four sails. Sostituito Donnellan con Gary Rowles, la band realizza nello stesso anno anche il doppio Out here. Non è finita. L’anno dopo i Love con una formazione composta da Lee, Suranovich, Fayard, Gary Rowles e il chitarrista Nooney Rickett pubblicano False stat, un album alla cui registrazione partecipa anche Jimi Hendrix. A un nuovo silenzio segue un album da solista di Arthur Lee mentre solo nel 1973 arriva l'ultimo album dei Love di questo periodo, intitolato Reel to reel e realizzato da una formazione che, oltre a Lee, comprende i chitarristi Melvin Whittington e John Sterling, i bassisti Sherwood Akuna e Robert Rozelle e il batterista Joe Blocker. Nel 1977 Arthur riformerà la band con McLean, Sterling, Suranovich e il bassista Kim Kesterson.
11 marzo, 2025
11 marzo 2003 – Fiction Plane, il gruppo del figlio di Sting

L’11 marzo 2003 la MCA pubblica l'album Everything will never be ok dei Fiction Plane. Chi sono i Fiction Plane? Sono una band londinese composta, dal chitarrista e cantante Joe Sumner, dal bassista Dan Brown e dall'altro chitarrista Seton Daunt. Fino a pochi mesi prima si esibivano nei locali con il nome di Santa’s Boyfriend e in quel periodo fanno danni in giro per l'America di Bush cantando brani contro la guerra. Il disco punta il dito sull'assurdità della guerra e prende posizione contro il conflitto in Irak. Una canzone in particolare, Soldier machismo, affronta il tema dell’informazione divenuta propaganda politico–militare con lo scopo di confondere le coscienze. I temi affrontati, con l'aggiunta di un breve tour proprio negli Stati Uniti attraversati dalla campagna bellicista di Bush, hanno acceso i riflettori dei media su questi tre ragazzi che non nascondono dal punto di vista musicale di essere figli di molte influenze incrociate. La curiosità dei media, però, ha trovato un altro argomento su di loro, decisamente inatteso e sorprendente. Incuriositi dall'omonimia, i magazine musicali si sono accorti per primi che il ventiseienne leader della band, Joe Sumner è figlio d'arte. Suo padre si chiama Gordon Sumner, ma è conosciuto in tutto il mondo con il nome di Sting. La notizia ha fatto rapidamente il giro del globo e il vecchio (si fa per dire) genitore sembra non sia rimasto indifferente all'exploit del figlio, soprattutto perché ottenuto "quasi di nascosto da papà". Da parte sua, in verità, Joe non affronta volentieri l'argomento, nel timore di rimanere prigioniero dell'ingombrante figura paterna. E a chi insiste ricorda che la sua infanzia è stata caratterizzata dall'avversione per la musica provocata dall'obbligo di frequenza a noiose lezioni di pianoforte. E per non lasciare dubbi sulla sua ispirazione aggiunge «Se non avessi incontrato sulla mia strada lo ska degli Specials e il grunge dei Nirvana probabilmente non sarei qui»
09 marzo, 2025
10 marzo 1970 – Elton John nuovo pianista per gli Hollies? No

9 marzo 1994 – Fernando Rey, l’attore preferito da Luis Buñuel

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