Il 6 dicembre 1986 arriva la vertice della classifica britannica dei dischi più venduti l'album The final countdown degli Europe, una misconosciuta rockband svedese. Iniziano così le brevi fortune di un gruppo nato a tavolino, alfiere di un finto hard rock molto commerciale, ben confezionato e sostenuto dall'immagine patinata e curata dei suoi componenti, idolatrati dalle adolescenti. Il nucleo base degli Europe si forma nel 1982 quando il cantante e tastierista Joey Tempest, all'anagrafe Joakim Larsson, il chitarrista John Norum e il bassista Johnny Leven con il batterista Tony Reno danno vita ai Force, una band di hard rock il cui repertorio è composto quasi esclusivamente di cover dei brani più famosi. L'anno dopo vincono uno dei tanti concorsi per giovani talenti e diventano gli Europe, nome che diventa anche il titolo del loro primo album. Il disco non va molto bene ma attira l'attenzione di Thomas Ertman, uno dei più svegli talent scout svedesi che interviene direttamente sulla struttura del gruppo. Sostituisce Tony Reno con Ian Haugland e inserisce il tastierista Mic Micaeli per lasciare libero Tempest di dedicarsi soltanto al canto. L'album successivo Wings of tomorrow diventa un grande successo in Svezia e in Giappone. Il gruppo è ormai pronto per il grande lancio internazionale che la loro casa discografica programma nei minimi dettagli. La produzione viene affidata a Kelvin Elson, un abile manipolatore di suoni con all'attivo alcune importanti produzioni per i Kansas. Nel 1986 vede così la luce l'album The final countdown il cui successo va al di là delle più ottimistiche previsioni dei discografici e, con una sorta di "effetto domino" porta al vertice delle classifiche di tutti i paesi europei e poi degli Stati Uniti i singoli con i brani principali: The final countdown, Carrie, Rock the night e Cherockee. Quasi in concomitanza con la pubblicazione dell'album John Norum se ne va per tentare la sorte come solista e viene sostituito dal chitarrista Kee Marcello. Un'immagine impostata su abiti molto colorati, capelli lunghi e curati ondeggianti al vento e un'aggressività più simile a quella dei cartoni animati che alla ruvida scorza dei rocker affascinano il pubblico delle teen-ager, ma non bastano per restare a galla. Ben presto le copertine delle riviste adolescenziali vengono occupate da nuovi personaggi. Gli album successivi scandiranno per gli Europe un declino che sarà rapido come la conquista del successo. Si sciolgono e poi come molti altri gruppi si riuniscono sull'onda della nostalgia e delle tentazioni del business pubblicando dischi che non tolgono e non aggiungono nulla alla loro storia.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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