Il 23 dicembre 1996 muore a Cannes Rina Ketty, al secolo Rina Picchetto, l’italiana arrivata per caso nella capitale francese e divenuta poi una stella luminosa della canzone. Sul luogo
d'origine c'è un mistero. Per alcuni biografi Rina Ketty nasce il 1° marzo 1911
a Torino, per altri a Sarzana, al n° 6 di Via Emiliana. Dei suoi primi anni non si sa molto anche se la leggenda racconta di una fanciulla che alterna lezioni di “bel canto” con attività d’arte domestica destinate a fare di lei una perfetta ragazza da marito. Vero e falso si confondono fino a quando, all’inizio degli anni Trenta, parte per Parigi dove dovrebbe fermarsi giusto il tempo di fare visita alle zie lì emigrate. Il passaggio alla capitale francese ha l’effetto di una scossa elettrica. La ventenne Rina respira a pieni polmoni l’aria della capitale francese, si lascia catturare senza opporre alcuna resistenza dalle suggestioni della sua vita culturale e diventa una frequentatrice assidua di quella straordinaria mescola di musicisti, poeti, pittori, filosofi, scrittori e illusi vari che si autodefinisce Comune Libera di Montmartre. I suoi componenti non hanno una sede vera e propria, ma tanti luoghi di ritrovo quanti sono i locali che si affacciano sulle vie che innervano il quartiere di Montmartre. Uno di questi è il “Lapin à Gill”. Proprio qui, in una serata del 1932, l'italiana arrivata a Parigi per far visita alle zie trova il coraggio di far sentire la sua voce ai compagni d’avventura e al pubblico presente. Non canta canzoni intere, ma soltanto qualche ritornello di brani più in voga. Lei accenna e, quando non si ricorda le parole, gli amici l’aiutano a completare il brano. Nonostante l’approssimata esibizione il pubblico resta affascinato dalla personalità di quella ragazza e quell’accento italiano che ne caratterizza la dizione diventa un elemento aggiuntivo al suo fascino. Intrigante ed esotico è destinato a essere parte della sua cifra artistica. Quella sera a Montmartre Rina Picchetto diventa definitivamente Rina Ketty. Il buon successo riscosso dall’improvvisata esibizione al “Lapin à Gill” convince Rina Ketty delle sue potenzialità come cantante, ma soprattutto convince i proprietari dei vari locali di Montmartre la scritturano. La ragazza assembla un repertorio imperniato sulle canzoni più adatte alla sua voce e al suo stile nel quale spiccano brani di Paul Delmet, Gaston Couté, Théodore Botrel e Yvette Guilbert. Il più assiduo tra i musicisti che l’accompagnano è il fisarmonicista Jean Vaissade, un tipo che conosce bene gli umori del pubblico parigino e che consiglia a Rina di non modificare per niente il suo accento italiano. «È esotico e sentimentale al tempo stesso. Invece di nasconderlo dovresti metterlo maggiormente in evidenza con brani costruiti a questo scopo». Jean non è soltanto il suo consigliere artistico. Innamorato di lei fin dal primo incontro diventa ben presto il suo confidente, amico e infine amante. Grazie alla sua intuizione nasce il mito della “chanteuse italienne exotique et sentimentale”, la cantante italiana esotica e sentimentale, capace di far battere forte il cuore degli abitatori della notte parigina. Di locale in locale, di concerto in concerto la sua popolarità supera i confini di Montmartre per allargarsi all’intera capitale. Di lei si accorge anche la nascente industria discografica. Dopo un contratto firmato negli ultimi mesi del 1935 a partire dal 1936 inizia a frequentare con una certa assiduità le sale di registrazione. Tra le sue prime incisioni spicca un’originale e affascinante versione di Si tu reviens, un brano scritto nel 1935 da Saint-Giniez e Tiarko Richepin per Réda Caire e che verrà ripreso anche da Berthe Sylva. Per uno di quegli strani paradossi così caratteristici del mondo dello spettacolo quella canzone, che oggi è considerata una delle più significative del primo repertorio della cantante, passa quasi inosservata mentre ottengono un buon successo brani come La Madone aux fleurs o Près de Naples la jolie decisamente inferiori sia dal punto di vista musicale che da quello della qualità interpretativa. A partire dal 1937 Rina Ketty arricchisce il suo repertorio con alcune personali versioni francesi di successi italiani e internazionali, tra i quali spiccano Prière à la Madone, Sombreros et mantilles e, soprattutto quella Rien que mon coeur con la quale vince il Grand Prix du Disque del 1938. Nello stesso anno sposa il fisarmonicista Jean Vaissade, l’uomo che le è stato al fianco e al quale deve gran parte delle sue fortune. Nello stesso anno interpreta e pubblica in disco per la prestigiosa etichetta Pathé J'attendrai, il brano più famoso e, insieme, il più grande successo della sua carriera. Si tratta dell’adattamento di una canzone italiana scritta da Dino Olivieri, intitolata Tornerai che a sua volta trae ispirazione da un'aria della “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini. La canzone ottiene un enorme successo tanto da essere ancora oggi considerata una delle più significative degli anni immediatamente precedenti la Seconda Guerra Mondiale. Il pubblico accorre numerosissimo ai suoi concerti e le sue esibizioni all’ABC, all'Européen e al Bobino entrano nella leggenda. È forse il miglior momento dell’intera carriera della cantante, che coltiva il suo accento italiano come un fiore prezioso da preservare dalla corruzione, e molti autori scrivono le canzoni in modo da far risaltare la sua dizione e il suo fraseggio elaborato. Nel giugno del 1939 Rina Ketty fa un'incursione nel repertorio classico con il brano Mon coeur soupire, un adattamento dell’aria "Voi che sapete" da “Le nozze di Figaro” di Mozart. Solo due anni dopo il matrimonio il suo rapporto con Jean Vaissade va in crisi e alla fine del 1940 i due si sono già separati definitivamente. Dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale l’Italia fascista occupa parte del territorio della Francia ormai prostrata dall’invasione nazista. Non sono tempi bellissimi per gli artisti di origine italiana e Rina Ketty vive un po’ in disparte limitando le sue esibizioni alla sola Svizzera. Nel 1945, dopo la Liberazione, rientra nel giro con un concerto all'Alhambra seguito da cinque mesi di tournée in Francia. I tempi però sono cambiati e nuovi personaggi femminili stanno conquistando il pubblico che un tempo era stato solo suo. Pur non toccando più i vertici di grazia raggiunti prima della guerra ottiene ancora un buon successo grazie a brani come Sérénade argentine, La samba tarentelle e La Roulotte des gitans. La Francia però le va stretta. Nel 1954 attraversa l’oceano per andare in Canada dove resta fino al 1965 quando, presa da nostalgia, torna sulle scene francesi. L’epoca dei trionfi è ormai lontana e lei, sia pur con qualche resistenza, pian piano si abitua al fatto che la musica non può più essere il suo principale interesse. Trova anche un nuovo amore in Jo Harman che diventa il suo secondo marito e si trasferisce a Cannes dove si occupa di restauri. Nel 1991 il ministro della cultura della Repubblica Francese Jack Lang le conferisce il titolo di Cavaliere dell'Ordine delle Arti e delle Lettere, la più importante onorificenza di Francia nel campo della cultura. Nel marzo 1996 appare per l’ultima volta sulla scena e nove mesi dopo il suo cuore cessa per sempre di battere all'ospedale delle Broussailles a Cannes.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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