«Non ho invitato Claudio Villa al Festival di Sanremo perché non rappresenta il festival come, per esempio, Nilla Pizzi, Modugno e tanti altri...». La frase di Gianni Ravera, buttata lì nel gennaio 1981, alla vigilia della rassegna sanremese, sembra studiata ad arte per suscitare scalpore. Conoscendo il carattere di Claudio Villa è impossibile, infatti, immaginare che possa restare senza risposta. Infatti il 27 gennaio 1981, un lunedì, il cantante convoca una conferenza stampa sotto la tenda Pianeta MD di viale Tiziano a Roma per annunciare la sua intenzione di proporre, al pubblico romano, nella settimana che precede il festival di Sanremo, un suo recital intitolato “Claudio Villa ‘81 - Concerto all’italiana”. I giornalisti l’attendono al varco e, inevitabilmente, il discorso si sposta sulle dichiarazioni del ‘patron’ di Sanremo. La risposta alla provocazione di Ravera è tagliente e pronta: «Villa non rappresenterebbe il festival di Sanremo? Quale Festival di Sanremo? Il Festival di Sanremo è morto dieci anni fa. L’ha ucciso Ravera. Lui odia la canzone italiana forse perché in veste di cantante non ha riscosso molto successo... è stato un mediocre artista e penso che sia vittima di forte un complesso d’inferiorità nei miei confronti...»
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento