Il 20 maggio 1934 nasce a Montorio al Vomano in provincia di Teramo Tonino Valerii. Nel 1955, superato l’esame d’ammissione, entra al Centro Sperimentale di Cinematografia dove si diplomerà in regia. Per raggranellare qualche soldino e per farsi un po’ le ossa lavora come sceneggiatore e come assistente di regia con diversi registi da Camillo Mastrocinque ad Alessandro Blasetti. La svolta alla sua carriera arriva nel 1966 quando, dopo aver fatto l’aiuto regista di Sergio Leone nei primi due film della “trilogia del dollaro” realizza Per il gusto di uccidere, il suo primo western e anche il suo primo film in assoluto. Il western all’italiana è un linguaggio senza segreti per Tonino Valerii, che con Sergio Leone collabora senza citazione in Per un pugno di dollari e dirige la seconda unità di regia in Per qualche dollaro in più. Più che un allievo è un fedele collaboratore di Leone, con il quale condivide il gusto per le citazioni e il piacere della ricerca scenografica, tecnica e culturale. Quando lavora a Per il gusto di uccidere, il primo western in proprio, di cui firma soggetto, sceneggiatura e regia, si diverte a riprendere e a rielaborare un po’ la figura dell’antieroe cinico e gelido dei primi due film leoniani. Due anni dopo con I giorni dell’ira, il secondo western della sua carriera, recupera la trama dell’omonimo romanzo di Ron Barker innestando sul clima crudo e ricco di tensione tipico della scuola di Leone un inaspettato e all’epoca inedito finale pacifista. Nel 1969 gira forse il suo progetto più ambizioso con Il prezzo del potere trasportando in chiave western l’assassinio di Kennedy a Dallas. La sua ricerca non si ferma lì. Nel 1972 torna sulle polverose strade della frontiera con Una ragione per vivere e una per morire, un film nel quale gioca a mescolare nel western all’italiana le suggestioni di due capisaldi del cinema hollywoodiano come Quella sporca dozzina e Il mucchio selvaggio. Proprio da quest’esperienza forse nasce nel 1973 Il mio nome è nessuno il film ispirato e prodotto da Sergio Leone che segna l’incontro tra il western classico e quello all’italiana e affida al vecchio pistolero interpretato da Henry Fonda il compito simbolico di liquidare con il Mucchio Selvaggio anche l’epopea del west. La sua cinepresa non scruta soltanto le polverose strade della frontiera. Nel corso della sua carriera, infatti,. Tonino Valerii si cimenta con successo anche con altri generi realizzando, tra l’altro La ragazza di nome Giulio, il film del 1970 tratto dall’omonimo scandaloso romanzo di Milena Milani, il thriller Mio caro assassino del 1972 e gli avventurosi Vai gorilla del 1975 e Sahara cross del 1977. A partire dagli anni Ottanta lavora più per la televisione pur non disdegnando di tornare al grande schermo con lavori come Senza scrupoli del 1985 e Una vacanza all’inferno del 1997. Ha scritto anche il libro “Fare l'aiuto-regista nel cinema e nella tv” dedicato a tutti i giovani che vogliono fare il suo “mestiere”. Muore a Roma il 13 ottobre 2016.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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