Il 18 settembre 1929 nasce a Milano il batterista Rodolfo Bonetto, uno dei migliori dei primi anni del dopoguerra, eccellente nel gioco di spazzole. Il suo debutto sulle scene avviene verso la fine degli anni Quaranta quando suona con alcune tra le più importanti orchestre di musica leggera dell'epoca, da quella diretta da Enzo Ceragioli, a quella di Gorni Kramer, da quella di Beppe Mojetta a quella di Giampiero Boneschi. Tutti i direttori con cui lavora hanno la caratteristica di avere avuto un passato jazzistico. Se la musica leggera è il lavoro che gli dà da vivere, infatti, il jazz resta la sua vera passione. Per questa ragione ogni volta qualndo gli impegni professionali glielo consentono suona con vari gruppi jazz. Negli anni Cinquanta è uno dei protagonisti della scena jazzistica italiana e anima numerose jam session e concerti soprattutto nella natìa Milano. Nel 1955 fa parte del Sestetto Italiano con Oscar Valdambrini, Gianni Basso, Attilio Donadio, Giampiero Boneschi e il contrabbassista Al King, che, giunto in Italia con la troupe della rivista “Harlem Melody” e l'orchestra di Freddie Mitchell decide di stabilirsi a Milano. Fra le sue incisioni più significative di quel periodo ci sono, nel 1952, quelle con il quintetto di Franco Cerri e con il trio del pianista Vittorio Paltrinieri, nel 1953 quelle con Flavio Ambrosetti, nel 1954 quelle con Aurelio Ciarallo e nel 1955 quelle con il Sestetto Italiano. Nel 1958 un po’ a sorpresa decide di chiudere con la musica per dedicarsi con successo alla professione di disegnatore industriale. Muore a Milano nel 1991.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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