Il 16 ottobre 1979 al teatro della Comédie des Champs-Élysées va in scena “Récital d’adieu”, l’ultimo spettacolo de Les Frères Jacques, uno dei gruppi più eccentrici e significativi dello spettacolo francese del Novecento. Creativi, geniali al limite del surrealismo e musicalmente ineccepibili Les Frères Jacques rappresentano un po’ l’isola sorridente dell’arcipelago degli chansonniers a partire dal nome che si sono scelti. Frères Jacques, infatti, fa il verso all’espressione «Faire le Jacques» che in italiano può essere tradotta in «fare il deficiente». Per più di quarant’anni la loro imprevedibile follia si è conquistata uno spazio particolare sulla scena musicale francese. Ogni loro esibizione è più di un semplice concerto perché le canzoni si mescolano con le mimiche prese in prestito dal teatro di strada e i travestimenti paradossali delle gag da circo. Con calzamaglia, guanti, cappello e il tocco delicato e paradossale di un particolare imprevisto, un paio d’occhiali o un mazzo di fiori, trasformano ogni canzone in una piccola pièce teatrale, un’avventura della fantasia. Gli inizi della storia de Les Frères Jacques si incrociano con il dramma di una Francia che sta precipitando sotto il tallone nazista. Tutto comincia nei primi anni Quaranta quando il ventiseienne André Bellec, appena congedato dall’esercito, raggranella qualche soldo insegnando drammatizzazione nelle strutture ricreative destinate ai giovani. Qui s’imbatte in varie compagnie teatrali che lo aiutano a perfezionarsi nel canto, nella danza e nelle tecniche da mimo. Con lui c’è suo fratello Georges, eccellente trombettista jazz con una passioncella per il canto comico costretto a lasciare l’accademia delle Belle Arti di Parigi per sfuggire al reclutamento coatto nelle squadre di lavoro obbligatorio messe in piedi dal governo collaborazionista francese. Proprio dai fratelli Bellec nasce l’idea di un gruppo che sappia coniugare interpretazione musicale ed espressività teatrale. Il progetto diventa realtà dopo la Liberazione quando entrambi tornano a Parigi. Il primo ad aggiungersi a loro è François Soubeyran, un cantante e attore che dopo aver combattuto nelle file della Resistenza sta cercando un progetto per tornare a nuovamente a lavorare. Il quarto e ultimo componente è Paul Tourenne, un ex impiegato delle poste con all’attivo numerose esperienze radiofoniche. Les Frères Jacques sono nati. In breve tempo arriva anche un ingaggio dalla Troupe Grenier-Hussenot, la prima compagnia teatrale formatasi a Parigi dopo la Liberazione che dà loro una interessante opportunità di farsi le ossa sul palcoscenico. Proprio nella Grenier-Hussenot conoscono Pierre Philippe, il pianista della compagnia, l’uomo che “inventerà” le sonorità del gruppo, che ne curerà gli arrangiamenti e che sarà considerato così indispensabile da essere soprannominato il “quinto componente” de Les Frères Jacques. Nello stesso periodo incontrano anche Jean-Denis Malclés, lo scenografo teatrale che “inventerà” i loro costumi di scena. All’inizio della loro carriera Les Frères Jacques, decisi a non farsi scappare alcuna occasione, diventano quasi dei forzati del palcoscenico. Accettano qualunque ingaggio e finita la serata in teatro corrono a esibirsi fino alle prime luci dell’alba nei cabaret della Rive Gauche. In breve tempo il loro umorismo, i loro costumi e soprattutto le loro originali interpretazioni conquistano il “popolo della notte” della capitale. Nel 1946 la canzone L’entrecôte interpretata per la prima volta sul piccolo palcoscenico del cabaret Capri diventa una specie di tormentone tra i giovani parigini e aumenta a dismisura la popolarità del gruppo che l’anno dopo viene scritturato per il suo primo spettacolo di rivista alle Folies-Belleville. Nel loro instancabile girovagare Les Frères Jacques si esibiscono sui palcoscenici di un’infinità di locali, ma il luogo cui sono più fedeli e dove si sentono più a loro agio è la Rose Rouge. Sul palco di quel locale nascono gran parte dei primi successi del gruppo, a partire da Le manège aux cochon roses a Nous voulons une petite soeur a Sérénade de la purée solo per citare i tre brani che fanno compagnia a L’entrecôte sul primo disco a 78 giri che registrano nel 1948. Ormai in grado di muoversi da soli sulla scena musicale nel 1949 lasciano la compagnia Grenier-Hussenot dopo aver dato il loro contributo alle repliche del “Les Gaietés de l’Escadron” al Théâtre de la Renaissance e accettano una scrittura di cinque mesi al prestigioso Bobino. L’evento più significativo di quell’anno resta, però, l’incontro con Jacques Canetti, l’ex direttore della scalcinata Radio Cité che nella Parigi del dopoguerra si è trasformato in uno dei più infallibili e ascoltati scopritori di talenti della scena musicale cittadina. È lui a proporre a Les Frères Jacques un cambiamento di repertorio che, a prima vista, sembra un po’ azzardato. In sostanza chiede al quartetto di cimentarsi in una serie di brani scritti da Jacques Prévert e musicati da Joseph Kosma senza rinunciare a filtrarli attraverso il proprio originale taglio interpretativo. Il risultato è sorprendente e viene accolto bene sia dalla critica che dal pubblico. Proprio con L’inventaire, un brano scritto da Prévert e musicato da Kosma Les Frères Jacques vincono il Grand Prix du Disque del 1950. Per i Frères Jacques gli anni Cinquanta e Sessanta sono quelli del grande successo internazionale iniziato con la prima tournée in nordafrica del 1951 cui segue l’anno dopo una lunga serie di concerti in Canada e negli Stati Uniti. Il loro repertorio spazia ormai dalle canzoni divertenti ai testi impegnati di Vian, Brassens, Queneau, Ferré e tanti altri protagonisti della scena artistica parigina oltre al loro amico Prévert. Nel 1953 il gruppo partecipa al film “Il paese dei campanelli” di Jean Boyer interpretato da Sophia Loren. Nel 1955 festeggiano il decimo anniversario della loro formazione con una grande festa spettacolo al teatro della Comédie des Champs-Élysées e un’applaudita e partecipata tournée francese. L’anno dopo recitano nell’operetta “La belle Anabelle”, messa in scena al Teatro de la Porte Saint-Martin dal loro amico Yves Robert e annunciano la loro intenzione non lavorare più con compagnie teatrali per dedicarsi soltanto ai récital e ai propri spettacoli musicali. Negli anni Sessanta Les Frères Jacques confermano e allargano ancora la loro popolarità e il loro successo nonostante l’irrompere sulla scena mondiale di nuovi generi arrivati dall’universo anglosassone, il rock innanzitutto. Nel 1964 viene annunciata la fine della collaborazione tra il gruppo e Pierre Philippe, il pianista e arrangiatore che da vent’anni viene considerato il quinto componente del gruppo. La separazione, che si concretizza soltanto nel 1966, è preceduta da una serie di affollatissimi concerti d’addio. Al posto di Pierre Philippe arriva Hubert Degeux che non farà rimpiangere il suo predecessore. Sempre nel 1966 i quattro componenti del gruppo vengono insigniti del titolo di Cavalieri delle Arti e delle Lettere. Lo scorrere del tempo non sembra lasciare segni particolari sulla carriera de Les Frères Jacques che negli anni Settanta diventano quasi un’icona per i giovani alfieri dell’avanguardia parigina. Nel 1977 non mantengono l’impegno di non partecipare più a spettacoli teatrali e mettono in scena con i vecchi amici della Compagnia Grenier-Hussenot uno spettacolo musicale dedicato alla Belle Epoque. Verso la fine del decennio si comincia a parlare dello scioglimento del gruppo. Interpellati sull’argomento i componenti non rilasciano dichiarazioni ma il 16 ottobre 1979 al teatro della Comédie des Champs-Élysées mettono in scena un nuovo recital con il significativo titolo di “Récital d’adieu” la cui scaletta non prevede brani nuovi ma una lunga carrellata sui principali successi della loro carriera. La storia de Les Frères Jacques si chiude ufficialmente nel 1982 anche se nel 1983 si esibiscono ancora una volta per salutare definitivamente gli ammiratori più affezionati e fedeli al Théâtre de Boulogne-Billancourt nella periferia parigina. Lasciate le scene ogni componente del gruppo si dedica ad attività diverse dalla musica. Georges Bellec si dedica alla pittura con buon successo, Paul Tourenne alla fotografia mentre André Bellec si occupa dell’associazione degli anziani dello spettacolo. Il quarto componente del gruppo François Soubeyran preferisce invece ritirarsi a vita privata nella sua casa di Pilette-Montjoux dove muore il 21 ottobre del 2002 a 83 anni.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento