Il 18 ottobre 2003 all’Auditorium della Musica di Roma si svolge un concerto particolare che vede protagonista la Piccola Orchestra Avion Travel, sei persone a bordo di un carrozzone musicale che da anni vaga per le polverose strade del mondo. Sei uomini, sei musicisti, sei artisti curiosi e gelosi dei propri spazi. Ciascuno di loro può coltivare altri progetti quando il carrozzone non è in viaggio, così ogni esperienza finisce per lasciare tracce di sé nel lavoro comune: è il segreto di un gruppo che, come i serpentelli, cambia pelle a ogni stagione rimanendo se stesso. Lasciato alle spalle il tour estivo, figlio dell'album Poco mossi gli altri bacini, hanno messo il naso negli ambienti odorosi di jazz del milanese "Blue note" poi hanno deciso di realizzare un progetto difficile da definire. Il 18 ottobre, infatti, suona all'Auditorium della Musica di Roma con la Banda Pugliese del Sogno Biondo, cioè l'ensemble residente del festival bandistico di Conversano. «Tutto nasce dalla nostra curiosità» racconta Peppe Servillo, la voce del gruppo. «Il tour, poi, ci ha caricati. Abbiamo lavorato su uno spettacolo ricco di musica ma anche di momenti non musicali, siparietti teatrali. Ci siamo sentiti ospiti del pubblico e quella dimensione stimola l'intelletto e la creatività». Quando c'è da curiosare, voi non vi tirate certo indietro, visto anche il lavoro con il cinema… «Quella delle colonne sonore è stata un'altra bella esperienza. Abbiamo sempre desiderato raccontare il cinema con le nostre canzoni, credo che in parte il sogno si sia realizzato. Adesso, poi, vorremmo entrare in teatro, anzi stiamo per entrarci, ma è un po' prematuro parlarne…». I vostri più che cambiamenti sono arricchimenti di un'esperienza, piccoli spostamenti progressivi e costanti in direzioni diverse. Non vi sembra che la scena musicale oggi viva più di novità eclatanti che di deliziose aggiunte o di curiosità intellettuali? «Non so se ci interessa davvero come vive la scena musicale e spesso non vedo le novità annunciate. Rischio di passare per nostalgico, ma se mi guardo in giro divento triste. Il valore musicale è un elemento di contorno, gli artisti vengono trattati come modelli a una sfilata di moda e le novità spesso sono soltanto immagine. La musica, come la politica del resto, rispecchia i valori dominanti nella società».
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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