Il 31 ottobre 1929 nasce a Napoli Bud Spencer, al secolo Carlo Pedersoli. Il padre è un uomo d’affari e la famiglia vive in una situazione di discreto benessere. Nel 1940 i Pedersoli se ne vanno a Roma dove il piccolo Carlo entra a far parte di un club di nuoto. Diplomatosi a soli diciassette anni si iscrive all’Università. Nel 1947 segue per un paio d’anni la famiglia in Sudamerica e, tornato in patria, inizia ad affermarsi nel nuoto vincendo titoli in varie specialità e conquistando il record nazionale cento metri stile libero dove scende per primo sotto la barriera del minuto netto. Partecipa poi alle Olimpiadi di Helsinki 1952 sia nel nuoto che nella pallanuoto, a quelle di Melbourne 1956 e a Roma 1960. In quel periodo esordisce anche nel cinema con una comparsata in Quo Vadis?, dove impersona un soldato romano, ma non dimentica gli studi e si laurea in Giurisprudenza. Dopo un tentativo come autore di testi per canzoni lavoricchia nel cinema e produce vari documentari per la RAI. Ex nuotatore olimpionico con un fisico imponente e la faccia da gigante buono Bud Spencer arriva al cinema relativamente tardi. L’assenza di scuole specifiche e l’imponenza della sua figura fanno presagire un suo utilizzo nella parti di caratterista. Forse sarebbe davvero finita così se sulla sua strada non avesse incontrato il western all’italiana, un altro attore apparentemente limitato come Terence Hill e un regista come Giuseppe Colizzi che lo vuole nel suo western Dio perdona... io no!. La pellicola, nella quale fa coppia con Terence Hill, lo fa conoscere e segna l’avvio di una lunghissima e fortunata carriera. Il western all’italiana, per la schematicità dei suoi codici, ha la necessità di attori capaci di caratterizzare nel modo più netto possibile i personaggi perché in genere non c’è né tempo né voglia di indulgere in complicate elaborazioni psicologiche. In questo senso Bud Spencer è perfetto: grande, grosso, generoso e con la faccia da buono si fa capire immediatamente. L’incontro con Terence Hill completa entrambi perché nella coppia ciascuno dà all’altro quello che manca. Colizzi ha il merito di intuirlo per tempo e fare la fortuna di tutti e due. Muore a Roma il 27 giugno 2016.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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