Il 12 novembre 1930 nasce a Parigi il saxoclarinettista Pierre Braslavsky. Fin da bambino si dedica allo studio del violino classico ma nel 1946, dopo aver ascoltato il sassofonista Alix Combelle, decide di cambiare strumento e passare al jazz. Comincia così a studiare clarinetto e sassofono soprano. Ricco di talento già nel 1947 fa il suo debutta al club parigino dei Lorientais, in sostituzione di Claude Luter partito per una tournee. Il 18 dicembre 1948 al Coliseum vince l'annuale torneo fra dilettanti organizzato dalla rivista “Jazz Hot” e successivamente partecipa a un gran numero di concerti della serie “Jazz Parade” che lo rivelano al pubblico francese. Nel 1948 forma una propria orchestra che l’anno dopo viene scritturata dalla casa discografica Selmer. L'orchestra è composta da Bernard Zacharias al trombone, René Franc al clarinetto, Eddy Bernard al pianoforte, Roger Kara alla chitarra elettrica, Zozo d'Halluin al basso e Michel Pacout alla batteria. Poco tempo dopo viene scelta per accompagnare Sidney Bechet. L’irrequieto Braslavsky resta con Bechet per qualche mese poi decide di continuare da solo per la sua strada e viene sostituito da Claude Luter. Pian piano scopre che la musica lo appassiona sempre meno e nel 1956 decide di chiudere con il jazz per dedicarsi agli studi di architettura. Muore il 30 giugno 1995.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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