Il 23 dicembre 1971 muore Livio Lorenzon, un attore che con la sua testa pelata e la faccia da cattivo è stato uno dei “cattivi” più amati dal pubblico nel periodo d’oro del cinema di genere italiano. Nato a Trieste il 6 maggio 1923 prima di lavorare nello spettacolo si adatta a fare un po’ di tutto. Lavora al rimboschimento del Carso, fa lo scaricatore di porto e accetta vari lavoretti fino a quando viene assunto a Radio Trieste dove diventa popolarissimo per una serie di macchiette. I primi passi nel mondo del cinema li muove recitando con lo pseudonimo di Elio Ardan in “Ombre su Trieste”. Nel 1959 è il sergente Battiferri in “La grande guerra” di Mario Monicelli, ma la sua grande popolarità è legata alle pellicole di genere dove il suo cranio lucido e pelato e il ghigno satanico ne fanno il cattivo per eccellenza. Famosissima è la sua frase «I buoni sentimenti mi hanno sempre fatto schifo» pronunciata vestendo i panni del perfido pretoriano Mansurio in “Ercole contro Roma”. Dai “peplum” passa ai film d’avventura (è Portos in “Zorro e i Tre Moschettieri”) e anche al western all’italiana, un genere nel quale lo stesso Sergio Leone si avvale delle sue qualità affidandogli la parte di Baker in “Il buono, il brutto, il cattivo” del 1966.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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