
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
31 gennaio, 2021
31 gennaio 2007 - Chiude Gay Tv

30 gennaio, 2021
30 gennaio 1978 – Damia, la tragédienne de la chanson

28 gennaio, 2021
28 gennaio 1978 - Ai Matia Bazar il Festival di Grillo

27 gennaio, 2021
27 gennaio 1952 - Roberto Benigni, un talento musicale

26 gennaio, 2021
26 gennaio 1974 - Joe Benjamin se ne va
25 gennaio, 2021
25 gennaio 1999 – Aristide Massaccesi, il regista dai mille nomi e dai mille volti

24 gennaio, 2021
24 gennaio 2003 - Artisti contro la guerra

23 gennaio, 2021
23 gennaio 1978 - Basta con gli spray!
Il 23 gennaio 1978 la Svezia mette al bando le bombolette spray. È la prima nazione al mondo che assume un simile provvedimento nei confronti di un prodotto da tempo sospettato di essere una delle cause del deterioramento dello strato di ozono che protegge l’atmosfera terrestre. Le bombolette entrate nell’uso comune di milioni di persone, utilizzano infatti come propellente gassoso i clorofluorocarburi (CFC) il cui accumulo negli stati alti dell’atmosfera provocherebbe reazioni con effetti distruttivi sullo scudo che protegge il nostro pianeta dalle pericolose radiazioni solari. I primi a segnalare la relazione tra i clorofluorocarburi e l’assottigliamento dello strato di ozono sono stati i due ricercatori Mario Molina e Sherwood Rowland. Essi hanno osservato come nella stratosfera, la radiazione solare che li colpisce innesca reazioni fotochimiche che coinvolgono l’ozono, riducendone la concentrazione. Inventati negli anni Venti i clorofluorocarburi sono composti del carbonio contenenti cloro e fluoro particolarmente versatili e utilizzati dall’industria, oltre che nelle bombolette spray, negli impianti di refrigerazione dei frigoriferi e dei condizionatori dell'aria, nella produzione di schiume da imballaggio, nei detergenti per l’elettronica e nei prodotti chimici per l’estinzione degli incendi. Ininfiammabili, atossici, hanno un'alta stabilità chimica e sono inoltre relativamente economici rispetto ai prodotti alternativi. L’iniziativa delle Svezia è la prima di una lunga serie di provvedimenti tendenti a limitarne l’uso che porteranno gran parte dei paesi industrializzati a sottoscrivere il Protocollo di Montréal.
22 gennaio, 2021
22 gennaio 1984 - La prima bestemmia in TV

21 gennaio, 2021
21 gennaio 1951 - Roger Dickerson dal jazz al taxi
Il 21 gennaio 1951 muore a Glen Falls, New York, il trombettista Roger Quincey Dickerson. Nato a Paducah, nel Kentucky, intorbo al 1898 si forma musicalmente a St. Louis nei gruppi del cosiddetto “river-boat-style”, un nome che nasce dallo stile particolare delle orchestre in quell’epoca che suonano sui battelli fluviali. Tra il 1918 e il 1920 lavora regolarmente con le orchestre dei teatri di St. Louis conquistandosi una buona reputazione. Nel 1923 entra a far parte dei Wilson Robinson's Bostonians, con i quali effettua una lunga tournée attraverso gli Stati Uniti, con tappa finale al celebre Cotton Club di New York. Durante la lunga permanenza in questo locale, l'orchestra, il cui organico comprende musicisti come Sidney De Paris, William Thornton, Morris White e Jimmy Smith, passa sotto la leadership del violinista Andrew Preer, assumendo la denominazione di Andy Preer's Cotton Club Orchestra. Dopo la morte di Preer, avvenuta nel maggio di quell'anno, l'orchestra continua a suonare al Cotton Club assumendo la nuova denominazione di The Missourians, in omaggio proprio allo stato di provenienza di molti dei suoi componenti. Dickerson è uno degli elementi più popolari della band e i suoi pregevoli interventi solistici dimostrano come abbia bene assimilato la lezione dei grandi trombettisti di New Orleans, adattandola al linguaggio della nuova scuola di Harlem. Nel corso del 1930 l'orchestra passa sotto la direzione di Cab Calloway. Nel biennio 1930-1931 Roger Dickerson registra sotto il nome di Calloway molti altri dischi, tra cui una interessante versione di St. Louis Blues nobilitata da un suo splendido assolo. Nell'estate del 1931 lascia, per ragioni di salute, l'orchestra di Calloway e abbandona definitivamente la musica adattandosi a fare l'autista di taxi.
20 gennaio, 2021
20 Gennaio 1921 – Enrico Gentile, uno dei Cetra
Tiger Rag e Bambina dall'abito blu. Agli impegni con i suoi tre compagni d’avventura alterna esperienze solistiche di successo con brani come Dove sei tu e Ho paura di te. Nel 1942 parte per il servizio militare e lascia il gruppo che, con l'uscita di Iacomelli, sostituito da Virgilio Savona, cambiato definitivamente nome diventando il Quartetto Cetra. Alla fine della guerra decide chiudere la sua carriera di cantante pur continuando a restare nell’ambiente come autore di canzoni. Tra i suoi maggiori successi in questo ruolo ci sono Julia, Speedy Gonzales e Addio Maria, interpretate da Johnny Dorelli. Si vedrà, cantata da Les Surfs al Festival di Sanremo del 1965 e tante altre.
19 gennaio, 2021
19 gennaio 1978 - L’ultimo Maggiolino

18 gennaio, 2021
18 gennaio 2004 - Gli dei di un perduto rock

17 gennaio, 2021
17 gennaio 1977 – Yvonne Printemps, la regina dell’operetta francese
Il 17 gennaio 1977 muore a Neully-sur-Seine la cantante, attrice e soubrette Yvonne Printemps, una delle grandi donne dello spettacolo del Novecento. «Sapete perchè le donne preferiscono essere belle piuttosto che intelligenti? È che tra gli uomini gli idioti superano di gran lunga i non vedenti». La frase, una delle più famose di Yvonne Printemps, dà l’idea della personalità di questa donna, intelligente, ironica e capace di caratterizzare la stagione d’oro dell’operetta francese con quella che è stata definita la sua “voix unique de vrai rossignol”, voce unica da vero usignolo. Il segreto del suo fascino capace di far perdere la testa a un numero impressionante di uomini non può essere ricondotto soltanto alla bellezza del suo corpo né all’incanto di un sorriso così descritto nel 1938 da Colette: «È un sorriso luminoso come quello di una mezza luna nelle serate limpide d’inverno che colpisce e resta impresso nella memoria per quegli angoli della bocca leggermente sollevati in una sorta d’allegria che si fatica a prendere sul serio visto l’evidente contrasto con la malinconica solitudine dei suoi occhi. Questo, signori, è l’enigmatico sorriso della migliore attrice d’operetta della nostra epoca». Il segreto del suo successo è da ricercare nel complesso di un’artista a suo modo unica capace di coniugare la perfezione scenica con una voce da brividi. Yvonne Wigniolle-Dupé, la futura Yvonne Printemps, nasce a Ermont il 25 luglio 1894. Pur non essendo vero il fatto che la sua famiglia fosse poverissima, come viene ancor oggi riportato in alcune biografie, l’infanzia della bambina appare un po’ complicata. Suo padre, Léon-Alfred Wigniolle possiede un’industria nel nord della Francia ed è quindi una presenza inesistente nella sua vita più che nell’infanzia. Alla sua mancanza non può certo supplire la madre, Palmyre Augustine Dupé, costretta a tirar grandi in qualche modo tre figlie lavorando come sarta. La piccola Yvonne è perciò costretta fin da piccola a tentare di cavarsela da sola tra giochi, pochi studi e tanta libertà per le strade del suo quartiere lontano dagli occhi attenti di una madre impegnata in altre faccende. C’è un luogo che l’attrae maggiormente ed è la sede di un piccolo teatro amatoriale situata a poche decine di metri dalla sua abitazione. Qui la bambina impara presto i trucchi della scena. Osserva gli attori e le attrici, imita i passi delle ballerine, ripete fino allo sfinimento le canzoni. Tanta dedizione non sfugge alla compagnia che, un po’ per necessità ma soprattutto per le insistenze della bambina, la fa debuttare sul palcoscenico in una rivista teatrale quando ha da poco compiuto dieci anni. Tra il pubblico di quell’unica serata c’è Paul-Louis Flers, un vecchio e pratico navigatore del mondo dello spettacolo oltre che storico conduttore della direzione artistica del Moulin Rouge. Di passaggio a Ermont ha deciso di assistere allo spettacolo giusto per passare un po’ di tempo ed è rimasto impressionato dalla vitalità, dalla bellezza e dalla disinvoltura di quella bambina. Sono tempi diversi da quelli di oggi e le bambine, soprattutto quelle che riescono a entrare nel mondo dello spettacolo crescono presto. I riflettori, i trucchi e gli abiti di scena fanno miracoli ed eccitano la fantasia del pubblico. Yvonne non è un’eccezione. A undici anni, quando altre sue coetanee giocano ancora con le bambole, lei sale per la prima volta sul palcoscenico delle Folies Bergères vestita da ballerina con il nome d’arte di “Mademoiselle Printemps”. Nel 1906, a quattordici anni Yvonne è in cartellone al La Cigale dove interpreta un Cappuccetto Rosso particolarmente intrigante nella rivista “Nue cocotte” (Donnina nuda). L’anno dopo torna a far parte della compagnia delle Folies Bergères con cui resta fino al 1911. La ragazza vive quell’esperienza con tanta disponibilità e un pizzico d’incoscienza facendosi particolarmente apprezzare per le sue qualità interpretative e per una presenza scenica che attinge direttamente all’istintività. Nel 1912 arriva la prima svolta della sua carriera. Yvonne, che ha diciotto anni, viene scritturata per la rivista “Ah! Les beaux nichons” costruita intorno alla figura di Maurice Chevalier in quel momento considerato uno dei campioni emergenti dello spettacolo di varietà francese. L’occasione è troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. La ragazza riesce a farsi notare da pubblico e critica per il suo fascino, per la sua bellezza e, soprattutto, per la voce particolare capace di cambiare colore con grande facilità. Il tutto non è certo guastato da un’intelligenza viva che le consente di assorbire e metabolizzare rapidamente ogni novità. Affascinati dal personaggio autori come André Messager, Albert Willemetz e Sacha Guitry iniziano a scrivere per lei un numero impressionante di lavori. C’è chi dice che tra il 1913 e il 1915 i tre autori proprio pensando alle sue qualità abbiano scritto ben sette riviste oltre ad alcune commedie musicali e varie pièces teatrali, ma distinguere tra leggenda è verità in questi ambienti è sempre difficile... Di certo c’è che nel 1913 porta al successo l’operetta “Les Contes de Perrault” e un paio d’anni dopo si ripete con “Le poilu”. Indiscussa regina dell’operetta ha un segreto che farebbe storcere il naso non soltanto ai puristi: non conosce assolutamente la musica. La sua interpretazione è istintiva e naturale. Non ha assolutamente idea di come si possa impostare una nota di che cosa sia un salto d’ottava. Fa tutto quello che deve per istinto, ma si dà da fare per colmare rapidamente la lacuna grazie alle lezioni intensive e ai consigli che le dispensa Madame Parravicini, una delle grandi maestre di canto di quel periodo. Tra gli uomini più ammaliati dalla personalità di Yvonne Printemps c’è Sacha Guitry che scrive appositamente per lei il grande successo del 1916 “Jean de la Fontaine”. Il rapporto tra i due è intenso, ricco di momenti di grande passione ma anche di litigi violenti, con abbandoni drammatici e repentini pentimenti. L’autore è talmente “fiero” della sua attrice preferita che la vuole anche nel suo primo film “Roman d’amour et d’aventures”. Il 10 aprile 1919 Yvonne Printemps e Sacha Guitry si sposano a Parigi. I quattro testimoni che siglano l’atto di matrimonio sono Sarah Bernhardt, Georges Feydeau, Tristan Bernard e Lucien Guitry, il padre dello sposo. Nonostante gli alti e bassi sul piano sentimentale il loro rapporto si rivela fecondo sul piano professionale per entrambi. Nel 1926 Yvonne Printemps conquista Londra con la sua interpretazione di “Mozart”, un altro capolavoro di Sacha Guitry scritto con Reynaldo Hahn. L’anno dopo i due partono per una lunga tournée in Canada e negli Stati Uniti che la stessa Yvonne alcuni anni più tardi definirà come «..la mia meravigliosa avventura americana...». Innamoratissimo e geloso Sacha Guitry vuole avere sempre l’ultima parola sui partners artistici della moglie. Questa abitudine finisce per farlo diventare complice della fine della sua storia d’amore. Proprio lui, infatti, nel 1931, dovendo mettere in scena il suo lavoro “Franz Hals”, affianca a Yvonne Printemps un giovane e promettente artista che si chiama Pierre Fresnay. Tra i due scocca la scintilla di una passione destinata a durare oltre la fine dei loro giorni anche se non si sposeranno mai. Nel 1934 Yvonne Printemps è ormai divenuta una vedette internazionale. La versione di “Conversation Piéce” di Noël Coward interpretata da lei e Pierre Fresnay resta in cartellone per ben dodici settimane di fila a Broadway. La coppia interpreta anche “O mistress mine” di Cole Porter. Il omento magico è sottolineato anche dall’interpretazione di una serie di film di successo tra i quali spiccano “La signora delle camelie” di Abel Gance, “Les trois valses” di Ludwig Berger e Albert Willemetz e “Le duel” di Pierre Fresnay. Nel 1950 gira “Le voyage en Amerique” d’Henri Lavorel, l’ultimo film della sua carriera. Continua invece a cantare per tutti gli anni Cinquanta ritirandosi dalle scene soltanto dopo aver compiuto i sessant’anni. Il 17 gennaio 1977 muore a Neully-sur-Seine. Il suo corpo viene seppellito al fianco di quello di Pierre Fresnay, la grande passione della sua vita.
16 gennaio, 2021
16 gennaio 1980 - La prima volta di Mike sulle TV private

15 gennaio, 2021
15 gennaio 1936 – Nasce il batterista Ronnie Free
Il 15 gennaio 1936 a Charleston, nel South Carolina, nasce il batterista Ronnie Free. Registrato all’anagrafe con il nome di Ronald Guy Free inizia a studiare la batteria a otto anni, sotto la guida del padre. Cinque anni dopo fa le sue prime esibizioni pubbliche in vari gruppi locali e nell'orchestra scolastica. Batterista di buon talento potrebbe continuare dignitosamente a suonare nelle band della sua zona, ma lui ha altri progetti in mente. A vent'anni si trasferisce a New York dove supera le selezioni e si fa scritturare nell’orchestra che accompagna lo spettacolo musicale “Shoestring Revue”. Qui lo nota Oscar Pettiford che, al termine delle repliche, lo vuole con lui. Nel 1958 ottiene una serie di brevi ingaggi con i gruppi di Woody Herman, Sal Salvador e Ray Eberle. Nello stesso anno inizia anche a collaborare con Mose Allison. L'anno seguente, pur non abbandonando il sodalizio con Allison, sperimenta altre esperienze, la più importante delle quali è rappresentata dalla collaborazione con George Wallington. Negli anni successivi suona poi con musicisti cool come Lennie Tristano, Lee Konitz, Warne Marsh e molti altri.
14 gennaio, 2021
14 gennaio 1968 - Inizia il lungo calvario del Belice

13 gennaio, 2021
13 gennaio 1953 – Antonietta Laterza, la voce delle sirene

12 gennaio, 2021
12 gennaio 1952 - Il matrimonio in Chiesa? Mai! ...però...

11 gennaio, 2021
11 gennaio 1971 – Ernie Cacères, uno dei grandi specialisti del sax baritono

10 gennaio, 2021
10 gennaio 2007 - Nessun colpevole per la strage di Ustica

09 gennaio, 2021
9 gennaio 1899 – Nasce Fregolino

08 gennaio, 2021
8 gennaio 1906 - Wendell Culley, trombettista da grande orchestra

07 gennaio, 2021
7 gennaio 2003 - L’hip-hop avvicina a Dio, parola di Kurtis Blow

06 gennaio, 2021
6 gennaio 1967 - Con la Befana arriva Hit Parade

05 gennaio, 2021
5 gennaio 1956 - Mistinguett, la ragazza di Parigi

04 gennaio, 2021
4 gennaio 2003 – Bombardate i System Of A Down!

03 gennaio, 2021
3 gennaio 1928 - Al Belletto, un sax innovativo

01 gennaio, 2021
1° gennaio 1965 – Fermate la British Invasion!

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