Il 17 febbraio 1986 termina il processo a Patrizio Peci, passato alla storia come il primo pentito delle Brigate Rosse che con le sue rivelazioni ha consentito per la prima volta alla task force antiterrorismo messa in piedi dal Generale Carlo Alberto di penetrare i segreti della più grande e ramificata formazione dell’eversione armata di sinistra. Le sue indicazioni sono preziose per comprendere la struttura gerarchica dell’organizzazione, la suddivisione dei ruoli, le competenze, l’articolazione delle sedi e i nomi e le identità dei principali responsabili. La collaborazione di Peci segna una svolta decisiva per le sorti della guerra che oppone lo Stato alle Brigate Rosse. Dopo di lui altri militanti della lotta armata ne seguiranno l’esempio portando alla progressiva dissoluzione di gran parte delle strutture che avevano alimentato gli “anni di piombo”. Nato ad Ascoli Piceno nel 1953 Patrizio Peci è il maggiore di quattro fratelli: Ida, Roberto ed Eleonora. Cresce a Ripatransone fino al 1962 quando per lavoro il padre si trasferisce con tutta la famiglia a San Benedetto del Tronto. Ancora adolescente lavora come barista presso il Circolo Nautico e frequenta gli ambienti della sinistra extraparlamentare, ma le discussioni politiche non fanno per lui. Affascinato dalla concretezza dell’azione diretta dà vita ai PAIL (Proletari Armati In Lotta) con un gruppo di compagni insieme ai quali nel 1975 dà vita al Comitato marchigiano delle Brigate Rosse. In quel periodo Patrizio Peci entra in clandestinità e a partire dal mese di dicembre del 1976 si trasferisce prima a Milano e poi a Torino dove diventa un elemento di spicco della robusta organizzazione locale dell’organizzazione che conta, tra gli altri, i nomi di Rocco Micaletto, Raffaele Fiore, Angela Vai e Nadia Ponti che è anche compagna di Patrizio. Proprio nel capoluogo piemontese viene arrestato nei pressi di Piazza Vittorio, il 19 febbraio 1980, in compagnia di Rocco Micaletto. Due settimane dopo l’arresto incontra Carlo Alberto Dalla Chiesa nel carcere di Cuneo e accetta di collaborare fornendo indicazioni preziosissime per le indagini come l’indirizzo del covo di Via Fracchia a Genova nel quale in seguito all'irruzione dei Carabinieri vengono uccisi Piero Panciarelli detto "Quartino", Lorenzo Betassa, Riccardo Dura e Anna Maria Ludman. Lui stesso ammette la sua responsabilità in sette omicidi oltre a una lunga serie di azioni avvenute tra il 1977 e la fine del 1979. Il 17 febbraio 1986 viene condannato a otto anni di reclusione al termine del processo contro l’intera colonna torinese. Ai suoi compagni vengono comminate ben tredici condanne all’ergastolo. Oggi vive in una località segreta dopo aver cambiato nome.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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