Il 25 febbraio 1993 muore a Wiesbaden, in Germania l’attore e cantante Eddie Constantine. Con il sorriso largo da conquistatore accompagnato da una piega di ironia e il cappello stile Borsalino, un po’ da duro ma senza esagerare, insieme a Josephine Baker è uno dei pochi statunitensi che possa vantarsi di essere stato capace di conquistare il cuore del diffidente pubblico francese. Cantante cresciuto alla scuola dei crooners con qualche esperienza hollywoodiana come cascatore quando mette piede sul suolo europeo prima si lascia catturare dalla grande famiglia degli chansonniers e poi si converte in attore. Sul grande schermo è destinato a diventare uno degli eroi di una generazione che dopo l’angoscia della guerra comincia a non aver più paura di sognare nuove avventure nelle sale fumose dei cinematografi. Se il primo grande amore di Eddie Constantine è la musica tuttavia sarà il cinema a regalargli un successo popolare straordinario. Il suo volto dalla mascella quadrata e la sua figura robusta ma non massiccia sono ancora oggi considerati tra gli elementi che più caratterizzano il periodo d’oro del cinema poliziesco d’oltralpe. Constantine porta sul grande schermo personaggi come Nick Carter e, soprattutto, l’agente Lemmy Caution, un personaggio nato dalla fantasia dello scrittore britannico Peter Chesney che in Francia conosce una popolarità paragonabile a quella che qualche anno dopo in altri paesi arriderà al primo James Bond interpretato da Sean Connery. Nonostante il successo Eddie Constantine negli ultimi anni di vita confessa di non aver mai amato troppo la sua maschera cinematografica: «È un mestiere che non ho mai fatto per passione quello dell’attore. Diciamo che la motivazione più profonda nella mia carriera artistica è stata il denaro, cioè la sola cosa che non ho mai smesso di amare e non mi ha mai deluso... Il cinema mi ha consentito di vivere senza problemi e di avere tutto ciò che ho voluto. Pensate poi che ho orrore della violenza e invece nei miei film se ne vedeva moltissima. Mi massacravano, mi cospargevano di benzina e mi incendiavano dopo avermi legato ben stretto ma non c’era verso: alla fine ne uscivo vivo e mi vendicavo. Ero invincibile. Ero una specie di James Bond qualche anno prima che sugli schermi di tutto il mondo arrivasse James Bond. La gente che mi incontrava per la strada mi chiamava Lemmy, come il personaggio di Lemmy Caution che interpretavo sullo schermo. Ecco, io detestavo tutto questo...».. Edward Constantinowsky, questo è il vero nome di Eddie Constantine, nasce a Los Angeles in California il 29 ottobre 1917. I suoi genitori non sono statunitensi, ma russi che si trovano in territorio nordamericano per lavoro e che decidono di restare lì per tenersi fuori dai guai visto che nella loro terra natale è cominciata quella che verrà ricordata come le più grande rivoluzione sociale del Novecento. Nella nuova Russia degli eguali, repubblicana e comunista, non sono annunciati tempi di particolare tenerezza nei confronti di chi ha goduto della protezione dello Zar e ha vissuto gomito a gomito con una nobiltà ritenuta superflua e parassita. Per questa ragione il baritono Constantinowsky, padre di Eddie e figlio di un altro famoso cantante lirico, pur non avendo particolari antipatie per i rivoluzionari preferisce restare negli Stati Uniti. Intenzionato a garantire un futuro alla tradizione di famiglia costringe il piccolo Edward a studiare musica e canto. Pur essendo obbligato però il piccolo Eddie non vive le lunghe ore di studio e d’esercizio come una fatica. «La musica m’affascinava. Vivevo con stupore la scoperta che un po’ d’esercizio poteva rendere semplice la formazione di suoni che mi sembravano difficilissimi». Nonostante le intenzioni del padre nei suoi sogni non c’è l’opera lirica, ma i palcoscenici di Broadway, lo splendore dei teatri di varietà, le rutilanti scenografie dei musical e la caotica allegria delle grandi sale da ballo. Proprio inseguendo questo sogno parte ancora adolescente per New York dove la realtà sembra fare a pugni con le sue fantasie. Per garantirsi il minimo necessario a sopravvivere accetta lavoretti saltuari d’ogni genere mentre qualche presenza come corista di complemento rappresenta l’unica possibilità offerta da Broadway. È un periodo difficile ma Eddie Constantine non si arrende e riesce a farsi scritturare in un locale famoso come il Radio City Music Hall. Alla fine degli anni Trenta e nei primi anni Quaranta gran parte dei personaggi più popolari dello spettacolo quando sono a New York amano frequentare il Radio City Music Hall. È uno dei locali più alla moda ed Eddie Constantine fa parte dello spettacolo, sia pur in un ruolo di contorno. Proprio questo ruolo gli consente di conoscere alcune star del cinema, in particolare Joan Crawford e John Garfield che lo aiutano a entrare nel mondo del cinema e a ottenere anche un contratto dalla Metro Goldwin Mayer come comparsa e controfigura. La seduzione del cinema però sembra non avere effetto su di lui che al set preferisce la musica e le esibizioni dal vivo. Proprio al Radio City Music Hall avviene la svolta destinata a cambiargli per sempre la vita. Il destino ha il corpo seducente e gli occhi ammalianti di Hélène Mousill, una giovane danzatrice del Balletto di Montecarlo che gli fa battere forte il cuore. Per tutta la durata della tournée americana dell’ensemble danzereccio i due vivono giorni d’intensa passione e quando arriva il momento della separazione si lasciano con la promessa di scriversi. Eddie però non ce la fa ad accontentarsi di quei piccoli segni che parlano d’amore, di dolcezza e nostalgia vergati dalla sua amata sulla carta da lettera. Decide quindi di raggiungerla. Mette da parte i soldi necessari e nel 1949 sale su un piroscafo che lo porterà in Europa verso un nuovo e inaspettato destino. Eddie Constantine sbarca sulle coste francesi, raggiunge l’amata Hélène, la sposa e insieme a lei si trasferisce a Parigi. È il 1949 e il giovane russo nato e cresciuto negli Stati Uniti respira a fondo l’aria degli chansonnier. La sua voce morbida e impostata alla maniera dei crooner statunitensi sembra nata per esaltare i colori della canzoni di quell’epoca. In breve diventa uno dei beniamini del pubblico parigino ottenendo anche varie scritture in programmi radiofonici di successo. Una delle artefici principale del suo successo è Edith Piaf, la prima a intuire il talento di questo giovanottone con la faccia da duro e la voce calda. Incurante delle resistenze di Raymond Rouleau, per il quale Eddie Constantine è troppo rigido e limitato per avere successo, utilizza tutto il suo prestigio per imporlo tra gli interpreti principali dell’operetta “La p’tite Lili” di Marce Achard. È il grande successo. Anche il cinema si accorge di lui e nel 1952 gli fa vestire per la prima volta i panni del duro detective privato statunitense Lemmy Caution in “La môme vert-de-gris”, ispirato ai romanzi di Peter Chesney e arrivato in Italia con il titolo “F.B.I. Divisione criminale”. Nel corso degli anni seguenti veste anche i panni del detective Nick Carter, specializzandosi nei ruoli da duro senza mai prendersi troppo sul serio. È proprio quella sottile vena d’ironia che gli consente di passare indenne lo scorrere del tempo senza diventare una grottesca ripetizione di se stesso. Proprio questa sua capacità attira l’attenzione di registi come Jean-Luc Godard che danno nuove sfumature al suo personaggio. Negli anni Settanta si avvicina al nuovo cinema tedesco e lavora con Peter Lilienthal e Rainer Werner Fassbinder. Pur riducendo molto la sua attività non si ritira mai dalle scene. Muore il 25 febbraio 1993 a Wiesbaden, in Germania.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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