Il 9 maggio 1946 tra le migliaia di emigrati costretti a lasciare il loro paese per cercare fortuna all’estero c’è, ovviamente in condizioni ben diverse, anche la famiglia Savoia, cui gli italiani non hanno perdonato l’acquiescenza verso il fascismo, le inique leggi razziali e, soprattutto, lo sbandamento e l’ingloriosa fuga dopo l’8 settembre, che aveva lasciato allo sbando gran parte del paese, caduto nelle mani degli occupanti tedeschi. Proprio il 9 maggio 1946 Vittorio Emanuele III si imbarca sull’incrociatore Duca degli Abruzzi per andarsene in volontario esilio, dopo aver firmato l’atto di abdicazione in favore del figlio Umberto II, nell’estremo tentativo di salvare il destino della monarchia. Morirà un anno dopo ad Alessandria d’Egitto. Per l’istituzione monarchica non c’è, però, più niente da fare. Il 2 giugno si svolge il referendum istituzionale e il 54% degli elettori si pronuncia a favore della Repubblica. Umberto di Savoia lascia definitivamente l’Italia il 13 giugno partendo dall’aeroporto di Ciampino con destinazione Cascais, in Portogallo. Il 28 giugno l’Assemblea Costituente, con un gesto simbolico di riconciliazione tra le due fazioni che si sono confrontate con toni molto aspri nella campagna referendaria appena conclusa, elegge a capo provvisorio dello Stato un monarchico napoletano moderato, Enrico De Nicola.
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