Il 14 giugno 1955 nasce la Karmann Ghia, un'auto disegnata sulla struttura della maggiolino Volkswagen. Bassa, slanciata, capace di evocare a prima vista l’idea della velocità, la Karmann Ghia è uno dei modelli più suggestivi tra quelli derivati dal leggendario Maggiolino. Nata dalla collaborazione tra il disegnatore della Ghia, l’italiano Mario Boano, e il costruttore-carrozziere tedesco Karmann, nelle sue varie versioni sfreccerà sulle strade d’Europa per una ventina d’anni. La leggenda vuole che nella definizione delle linee di penetrazione aerodinamica ci sia anche la mano del designer statunitense Virgin Exner, ma non risultano rivendicazioni specifiche né conferme. Tutto comincia nel 1950 quando Mario Boano, in quell’epoca disegnatore per la Ghia, colpito dalle forme del Maggiolino e dalla sua struttura, comincia a lavorare di matita creando possibili vestiti sportivi per quel telaio. Più che proposte sono schizzi, suggestioni, esercizi di bravura senza troppe speranze visto che in casa Volkswagen l’idea di una versione sportiva non entusiasma. La Karmann di Osnabrück, infatti, aveva già inutilmente avanzato una proposta in tal senso, ma in Volkswagen si vedeva come il fumo negli occhi una rivalità con la Porsche, la nuova casa automobilistica fondata dall’antico ideatore del Maggiolino. Wilhelm Karmann, però, non è tipo da mollare così facilmente e quando incontra a uno dei tanti saloni dell’auto Luigi Segre, proprietario della Carrozzeria Ghia, gli propone di lavorare insieme sul progetto e di costruire un prototipo. Nel 1952 è pronto il primo prototipo di una grande cabriolet. È un’auto che dà già l’idea della vettura finale, ma che non riesce ancora a suscitare in chi la guarda la suggestione della maneggevolezza e della velocità. Sembra goffa e incompleta, come se la fantasia del disegnatore fosse venuta meno all’improvviso. In realtà il vero problema è il telaio del Maggiolino. La sua forma non riesce ad adattarsi a un modello che incorpora i parafanghi nella carrozzeria. Dopo vari tentativi si decide di tagliare la testa al toro, o meglio di modificare la struttura del pianale. Da quel momento la strada è in discesa. Alla fine del 1953 è pronto il prototipo definitivo: un coupé a due posti più due eventuali per passeggeri magrissimi con una carrozzeria hardtop, senza montante centrale, bassa e slanciata. Una gioia per gli occhi. Dopo alcuni mesi dedicati a risolvere qualche piccolo problema e a mettere in atto gli ultimi ritocchi, la Vw Karmann Ghia Coupé viene ufficialmente presentata al pubblico il 14 giugno 1955. Rispetto al prototipo ha i paraurti maggiorati e i vetri laterali sono stati rafforzati da un sottile montante. L’accoglienza del pubblico supera le più rosee previsioni dell’ufficio vendite di casa Karmann e, nonostante il prezzo tutt’altro che contenuto, le prenotazioni fioccano. La produzione giornaliera si attesta rapidamente sulla ragguardevole cifra di cinquanta vetture al giorno. Il successo della vettura, oltre che alla sua linea sportiva ed elegante, è da attribuire alla grande affidabilità e alla robustezza di un motore capace di viaggiare per ore ad alta velocità. Sono questi gli elementi che le consentono di conquistare il mercato statunitense e di trasformarsi in una delle vetture di maggior successo della storia dell’automobilismo mondiale. La leggenda narra che il passaggio più difficile della storia della Karmann Ghia sia stata la ricerca del nome per il modello. Inizialmente si pensa di utilizzare direttamente la sigla di progetto, Typ 143, per il nome commerciale, ma l’idea fa storcere il naso a molti. Una sigla è troppo impersonale e anonima per una vettura che cerca di comunicare un’impressione di grande personalità. L’argomento è tutt’altro che un dettaglio trascurabile. Un errore nel nome può banalizzare il frutto di tre anni di ricerca sulle forme e sulla qualità oppure, più semplicemente, fare un pessimo servizio alla diffusione e alla vendita della vettura. Dopo una lunga serie di proposte, verifiche e scarti, si fa largo un’idea semplice e suggestiva? Perché non chiamarla semplicemente Karmann-Ghia? In fondo le due sigle storiche sottolineano, più di qualunque invenzione linguistica, la qualità e l’affidabilità della tecnologia tedesca (Karmann) e lo stile impareggiabile del design italiano (Ghia). Proprio per sottolineare meglio la diversità e la complementarietà dei due caratteri la scritta apposta sul cofano posteriore reca la scritta Karmann intersecata dal nome Ghia in corsivo, come fosse una firma su un’opera d’arte.
Nessun commento:
Posta un commento