Il 18 giugno 1909 a New Orleans, in Louisiana, nasce Ray Bauduc, uno dei migliori batteristi dixieland della storia del jazz. Figlio di un trombettista e fratello del banjoista Jules porta ancora i pantaloni corti quando debutta al Thelma Theatre di New Orleans. Il suo primo ingaggio importante arriva dai fratelli Dorsey che lo inseriscono nella loro Wild Canaries. Successivamente dal 1924 al 1926 fa parte del gruppo di Johnny Bayersdorffer. Trasferitosi a New York, registra con gli Original Memphis Five di Phil Napoleon e Miff Mole per la Parlophone, suona nell'orchestra diretta da Joe Venuti e poi entra a far parte di quella del pianista Fred Rich. A soli diciannove anni è guardato con molto rispetto dai grandi protagonisti della scena jazz dell'epoca. Sul finire del 1928, Ben Pollack lo chiama a far parte della sua orchestra, cedendogli il ruolo di batterista per dedicarsi esclusivamente alla direzione orchestrale. Con questa formazione, Ray rimane fino 1934, quando, dopo la scissione che spacca in due l'orchestra di Pollack, entra insieme a Gil Rodin e a molti migliori solisti del gruppo nella big band di Bob Crosby. In questa esperienza che dura fino al 1942 Bauduc si mette in luce come uno dei più grandi batteristi di scuola dixieland che il jazz abbia mai avuto, ottenendo tra l'altro il riconoscimento di miglior batterista del mondo in uno dei referendum indetti intorno agli anni Quaranta dalla rivista specializzata Down Beat. Dopo la parentesi bellica forma insieme a Gil Rodin un'orchestra a suo nome e l'anno dopo dà vita a un settetto dixieland. Dal 1948 al 1950 è con Jimmy Dorsey e nel 1952 entra nell'orchestra di Jack Teagarden. Nel 1955 forma con Nappy Lallare un'orchestra dixieland in sui suonano molti vecchi colleghi delle esperienze precedenti, tra cui Matty Matlock ed Eddie Miller. A partire dagli anni Sessanta rallenta l'attività. Muore nel 1988.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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