La grande avventura destinata a portare per la prima volta un uomo sulla luna inizia il 16 luglio 1969 sulla rampa 39° di Cape Kennedy, la base spaziale collocata su una lingua di terra che dalla costa orientale della Florida si protende nell’Oceano Atlantico. Alle 9.32 locali, le 15.32 in Italia, il “Go” dell’italoamericano Rocco Petrone direttore delle operazioni di lancio dà il via al grande balzo. Una gigantesca fiammata accompagna l’accensione dei razzi che spingono verso l’alto il gigantesco missile vettore Saturno 5. In cima al grande cilindro lucente sono collocati, uno agganciato all’altro, i tre moduli progettati per rendere possibile la discesa e lo sbarco sul satellite terrestre: il LEM o modulo lunare, cioè il veicolo da sbarco battezzato “Eagle” per l’occasione, il modulo di servizio, con i sistemi di propulsione, guida, telecomunicazione ecc e il modulo di comando, chiamato Columbia, nel quale sono gli astronauti. I tre protagonisti della missione si chiamano Neil Armstrong, comandante, Edwin “Buzz” Aldrin e Michel Collins, l’unico che alla partenza sa già di non poter mettere piede sul suolo lunare visto che dovrà occuparsi di mantenere il Columbia nella sua orbita in attesa del rientro dei compagni. Nessuno di loro è proprio un novellino. Neil Armstrong è stato protagonista, insieme a David Scott, nel 1966 del fallito aggancio della Gemini 8 con l’ultimo stadio del missile Agena lanciato senza pilota. “Buzz” Aldrin ha volato insieme a James Lovell sulla Gemini 12 uscendo dalla capsula per una “passeggiata spaziale” di 129 minuti, in quel momento un record! Michel Collins, il terzo uomo della missione, ha volato nel 1966 con John Young, sulla Gemini 10, la capsula che ha effettuato con successo il rendez vous con l’Agena fallito da Armstrong pochi mesi prima. Pure lui ha “camminato” nello spazio per una mezz’oretta. Il trio è apparso rilassato e assolutamente impenetrabile alle emozioni nei concitati instanti che precedono la partenza. Il Saturno si alza da terra con successo. Nei primi minuti della missione il primo e il secondo stadio del razzo si staccano, spingendo l’Apollo 11 su un’orbita di parcheggio a poco meno di duecento chilometri dalla Terra. Dopo un’accurata verifica della strumentazione e vari test, due ore e quarantaquattro minuti dopo la partenza, il motore del terzo stadio riprende a ruggire per vincere l’attrazione terrestre e iniziare l’ultimo salto verso la Luna. I tre impiegano settantasei ore per percorrere i 388.000 chilometri che li separano dall’inizio dell’orbita lunare. Il viaggio è senza scosse. Una sola volta si rende necessaria una correzione di rotta. Quando la navicella entra nell’orbita lunare in Italia sono le 19.30 del 20 luglio 1969. Sono passate cento ore dal lancio quando Armstrong e Aldrin entrano nel modulo lunare e, dopo essersi separati dal modulo di comando, iniziano la discesa verso il Mare della Tranquillità, il luogo prescelto per atterrare, o meglio, per “allunare” secondo il neologismo coniato dai media di quel periodo. Ci impiegano tre ore e non va proprio tutto liscio. Un guasto fa accendere a ripetizione il segnale d’allarme e il carburante si consuma un po’ troppo velocemente. Quando le zampe del modulo si appoggiano sul suolo ne resta solo per poco meno d’un minuto. Il programma prevede un’attesa di dieci ore tra allunaggio e sbarco, ma i due astronauti non ce la fanno a resistere. Qualche ora per preparare il modulo a un eventuale decollo anticipato, il tempo di indossare le tute, poi Aldrin sblocca lo sportello, impugna la telecamera e cede l’onore al suo comandante. Armstrong scende sul suolo lunare e pronuncia la fatidica frase destinata a entrare nei libri di storia: «È un piccolo passo per l’uomo, ma un balzo gigantesco per l’umanità». È il 21 luglio 1969. In Italia sono le 4.56.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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