Il 4 luglio 1952 inizia il processo contro Paolo Casaroli, leader di una banda di rapinatori. Tutto inizia a partire dal mese di ottobre 1950 quando dieci persone terrorizzano l’Italia con rapine a mano armata e sparatorie da film. Il capo della banda si chiama Paolo Casaroli. A ottobre mettono a segno il primo colpo a Binasco, poi a Genova, nel mese di novembre a Torino e in dicembre a Roma, dove viene ucciso il direttore del Banco di Sicilia. Adottano tecniche simili a quelle dei gangsters d’oltreoceano con automobili, armi da fuoco e grande rapidità. La stampa ribattezza la banda “gangster di celluloide”. La loro cattura è in linea con il soprannome, con dispendio di fuoco e tanto sangue. catturarli è necessario un nuovo spargimento di sangue. La questura di Bologna riesce a risalire a Casaroli, partendo dall’auto usata per la rapina di Roma. Per arrestarlo vengono inviati a casa sua due agenti, Giuseppe Tesoro e Giancarlo Tonelli. Casaroli e il suo braccio destro Romano Ranuzzi centrano con un colpo al fegato Tonelli e fuggono a piedi per le strade di Bologna. Nella fuga freddano un ex brigadiere dei carabinieri, Mario Chiari, che cerca di fermarli, poi sparano a un vigile, Luigi Zedda, che resta a terra ferito, quindi uccidono un taxista e cercano di impadronirsi di un auto. Braccati finiscono per non avere via d’uscita. Ranuzzi, ferito all’inguine, si spara per non essere preso vivo mentre Casaroli viene catturato. La violenza di Paolo Casaroli più che dai film polizieschi nasce dalla sua storia personale. Nel 1943, uscito dall’istituto Artigianelli di Faenza, si arruola volontario nella X MAS, comandata da Junio Valerio Borghese e combatte nelle file della Repubblica Sociale. Finita e persa la guerra contro i partigiani decide di combatterne un’altra contro le banche insieme al fido Romano Ranuzzi, un tipo introverso e solo al mondo. Ogni rapina viene vissuta come una battaglia di una guerra personale che si conclude con la cattura. Il 4 luglio 1952 quando si apre a Bologna il processo a lui e alla sua banda Casaroli i benpensanti mettono sotto accusa la violenza dei film polizieschi americani, facendo finta di non vedere la triste esperienza nella Repubblica Sociale. Nel 1962 Florestano Vancini gira un film dedicato alla vicenda affidando a Renato Salvatori il ruolo di Casaroli.
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