Il 1° novembre 1945 in piazza Saint-Germain des Prés a Parigi apre i battenti il New Orleans Club, uno dei tanti locali che caratterizzano l'euforia del primo dopoguerra nella capitale francese. Sono antri fumosi, del tutto privi della pur minima licenza e realizzati a volte in spazi angusti. Sono però il cuore pulsante della città, quello che alimenta una straordinaria crescita di interesse e passione per ogni tipo di arte. Il New Orleans Club raduna una nutrita schiera di appassionati di jazz. Il gruppo fisso è costituito da personaggi destinati a lasciare un segno importante nella storia stessa del jazz europeo. La sua formazione base vede Claude Luter al clarinetto e al sax, Boris Vian alla cornetta, Jean Gruyer al trombone, Raymond Fol al pianoforte, Jacques Wilfrid al contrabbasso e Claude Marty alla batteria. Naturalmente ogni sera la band si arricchisce con gli apporti di altri musicisti in scatenate jam session. Come molti altri club di questo tipo, però, anche il New Orleans Club ha vita breve. Le autorità cittadine non possono tollerare il proliferare di ritrovi illegali e usano il pugno di ferro. Il locale viene chiuso dalla polizia undici giorni dopo la sua inaugurazione.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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