Il 29 novembre 1927 nasce a Campi Bisenzio, in Provincia di Firenze, Narciso Parigi. Esponente di spicco della scuola degli stornellatori toscani nella seconda metà degli anni Quaranta e negli anni Cinquanta è uno degli interpreti più amati dal pubblico radiofonico. La sua carriera inizia nel 1944 quando, dopo aver studiato canto lirico inizia a esibirsi con il Quartetto Fiorentino. Il primo ad accorgersi del suo talento è il maestro Francesco Ferrari che nello stesso anno lo convince a unirsi alla sua orchestra e gli apre le porte della radio. Il suo repertorio, inizialmente impostato su tipici stornelli o su brani dalla costruzione simile a quella delle stornellate, si apre progressivamente a un repertorio classicamente melodico. All’inizio degli anni Cinquanta la sua versione del drammatico brano Terra straniera ottiene un grandissimo successo. Nel 1954 Sergio Corbucci gira un film ispirato alla canzone nel quale narra la storia di un minatore italiano emigrato in Francia e affida proprio a Narciso Parigi il ruolo del protagonista. Nel 1955 partecipa al Festival di Sanremo con Incantatella in coppia con Claudio Villa e Ci ciu ci cantava un usignol, insieme Natalino Otto e i Radio Boys destinata a diventare un successo internazionale. Nel 1957 è tra i protagonisti di “Voci e volti della fortuna”, il programma radiotelevisivo precursore di “Canzonissima” e abbinato alla Lotteria di Capodanno. Nel 1960 in coppia con Luciano Rondinella vince il Festival internazionale di Firenze con Rondini fiorentine e nel 1962 torna sul palcoscenico sanremese con Vita, in coppia con Giorgio Consolini. Nel 1963 partecipa al Festival di Napoli con 'A stessa Maria, in coppia con Mario Abbate, e 'A fenesta 'e rimpietto con Maria Paris. Simbolo canoro di Firenze come Odoardo Spadaro, Narciso Parigi fa conoscere lo stornello toscano in tutto il mondo. Considerato uno dei più popolari interpreti della canzone italiana degli anni Cinquanta si avvale di uno stile asciutto e sobrio che non abusa di abbellimenti e tenta di colpire direttamente l’attenzione dell’ascoltatore. Il merito è anche di una perfetta dizione e di una tecnica vocale particolare, acquisita proprio nella lunga esperienza di stornellatore, che lo porta a far emergere le sfumature della melodia lasciando che la voce scivoli via come si fa sui doppi sensi degli stornelli. Nell’Italia del dopoguerra si fa conoscere grazie alla radio. È ancora un giovane di belle speranze quando dagli studi di Radio Firenze inizia a far innamorare l’Italia della sua voce da tenore leggero. Non canta soltanto stornelli, ma si cimenta con i motivi più in voga di quegli anni facendosi apprezzare per il modo spontaneo e coinvolgente che lo caratterizza. Proprio il suo carattere gioviale, il sorriso affabile e l’aria scanzonata lo fanno diventare un simbolo della canzone italiana nel mondo. Anche il cinema si accorge di lui e gli affida importanti ruoli da protagonista in una nutrita serie di pellicole di successo. Pur avendo dimostrato, in particolare nel periodo in cui canta con l’Orchestra Ferrari, di cavarsela egregiamente anche con la canzone ritmica di derivazione jazz, Narciso Parigi si mantiene fedele alla canzone italiana classica. La sua scelta è destinata a non modificarsi neppure quando altri suoi colleghi, di fronte all’irrompere di nuove mode si adeguano. E quando in Italia la fedeltà alla melodia non è particolarmente apprezzata lui cerca fortuna fuori dai confini nazionali. Si calcola che nella sua carriera abbia registrato quasi cinquemila brani.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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