
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
31 dicembre, 2022
31 dicembre 1985– Addio a Ricky Nelson

30 dicembre, 2022
30 dicembre 1992 – Gli Z.Z. Top contro i ladri di musica

29 dicembre, 2022
29 dicembre 1926 – Liliana Feldmann, la gagarella del Biffi Scala

28 dicembre, 2022
28 dicembre 1921 – Johnny Otis, il cuore greco del rhythm and blues

27 dicembre, 2022
27 dicembre 1975 – Gli Staples Singers, duri a morire

26 dicembre, 2022
26 dicembre 1957 – Nasce "Tequila"

25 dicembre, 2022
25 dicembre 1981 – Natale in carcere per la J. Geils Band

24 dicembre, 2022
24 dicembre 1972 – Una vigilia con la polizia per Manfred Mann

23 dicembre, 2022
23 dicembre 1931 – Henry Cuesta, un ragazzo pigro che detestava il violino
Il 23 dicembre 1931 a Mac Allen, nel Texas, nasce il clarinettista Henry Cuesta. A nove anni, spinto dal padre appassionato di musica, inizia a studiare violino. È svogliato e indolente, quasi che gli studi musicali non lo interessino molto. Dopo vari tentativi anche la sua famiglia sembra rassegnarsi all'idea che il figlio possa scegliere strade diverse da quelle immaginate per lui. Al momento di abbandonare tutto il giovane Cuesta torna sui suoi passi. Non è la musica a non piacergli, ma il violino. Passa al clarinetto e trova nuovi stimoli per continuare. Diventa uno studente modello e frequenta i corsi di specializzazione organizzati dal Del Mar College Of Music. Il suo rendimento scolastico è tale che le orchestre sinfoniche della zona fanno la coda per lui, compresa la Corpus Christi Simphony Orchestra, la più famosa del Texas. Suonare gli piace molto, ma non è disposto a scuotersi dall'indolenza che caratterizza il suo carattere per la musica. Non ha ambizioni particolari e nel dopoguerra si accontenta di sbarcare il lunario con le orchestre del Midwest che gli garantiscono i mezzi per vivere senza grande fatica. Per quasi vent'anni la sua vita è identica a quella di moltissimi altri strumentisti destinati a non lasciare alcun segno nella storia della musica, ma il destino ha in serbo una sorpresa. Nel 1959 viene ascoltato casualmente da Jack Teagarden che resta colpito dalla sua tecnica e lo ingaggia nel suo sestetto in sostituzione di Jerry Fuller. A ventotto anni Henry Cuesta si ritrova così catapultato da un giorno all'altro a New York dove suona nei locali più importanti della scena jazz statunitense. Al fianco di Teagarden ottiene una notevole popolarità anche grazie a una lunga serie di dischi pubblicati dalla casa discografica Roulette. Tutto questo non gli cambia il carattere, che resta quello degli inizi: pigro e non disposto ad accelerare i suoi ritmi di vita per inseguire o mantenere il successo. I critici lo ritengono un clarinettista eccezionale sotto il profilo tecnico-strumentale, ma gli rimproverano un eccessivo individualismo virtuosistico. Lui non si cura nemmeno di rispondere, convinto che, in fondo, ogni punto di vista abbia le sue ragioni per esistere. Quando si chiude la collaborazione con Teagarden non torna più nel Texas. Resterà a New York, ma si guarderà bene dal mettersi in proprio. Anzi, eviterà anche di avere rapporti fissi troppo lunghi e vagabonderà tra le varie band del clan dei dixielanders newyorkesi. Muore il 17 dicembre 2003.
22 dicembre, 2022
22 dicembre 1988 – La storia degli Smiths si chiude, ma forse no

21 dicembre, 2022
21 dicembre 1974 – Il Natale dei Mud

20 dicembre, 2022
20 dicembre 1986 – Noi Bangles siamo carine, ma non stupide

19 dicembre, 2022
19 dicembre 1935 – Il posteggiatore che piaceva a Wagner

18 dicembre, 2022
18 dicembre 1962 – Bentornati Beatles e grazie di tutto!

17 dicembre, 2022
17 dicembre 2004 - Bob Marley eroe nazionale giamaicano?

16 dicembre, 2022
16 dicembre 1983 – Gli Who si sciolgono, anzi no
Il 16 dicembre 1983 gli Who, che dopo la morte di Keith Moon hanno alla batteria Kenny Jones, annunciano ufficialmente la loro separazione. Resta ancora un tour, l’ultimo a detta loro, nel corso del quale viene registrato quello che dovrebbe essere l'album d'addio Who's last pubblicato nel 1984. Non è, però, l'ultimo atto della storia della band. Non passa un anno dalla pubblicazione dell’ultimo disco che gli Who si riuniscono. Accade nel 1985 e la scusa è che devono suonare nel Live Aid. Si riuniscono ancora nel 1988 per festeggiare la consegna di un premio alla carriera e per sponsorizzare l’uscita di una raccolta di vecchi brani, Who's better, Who's best, accompagnata da un video. Nel 1989, per celebrare degnamente i venticinque anni dalla nascita della band, partono addirittura per un tour mondiale con Simon Phillips alla batteria al posto di Kenny Jones e nel 1990 registrano l'album Join together. Nello stesso anno vengono inseriti nella Rock and Roll Hall of Fame.
15 dicembre, 2022
15 dicembre 1968 – Il pugno chiuso di Grace Slick
Il 15 dicembre 1968 negli studi di "The smothers brothers comedy hour", uno dei più popolari show televisivi statunitensi, c'è un po' di apprensione. La scaletta prevede la partecipazione dal vivo dei Jefferson Airplane nel brano Crown of creation. La loro presenza, "suggerita" dalla RCA, ha provocato contrasti nella struttura dirigenziale del programma che li ritiene una potenziale fonte di guai per il loro legami con il movimento hippie. I Jefferson Airplane, infatti, sono stati tra i più attivi sostenitori del Carousel Ballroom, un centro musicale autogestito dalle comunità hippie. Quando il locale è passato nelle mani di Bill Graham che vi ha edificato il suo Fillmore, non sono stati con le mani in mano. Con i primi guadagni ottenuti dalla vendita dei dischi hanno acquistato una grande casa al numero 2400 di Fulton Street a San Francisco e l'hanno regalata al movimento pacifista e per i diritti civili. In questa sorta di centro sociale la band abita, registra i suoi dischi e promuove iniziative. Non è soltanto un gruppo musicale, quindi, quello che il 15 dicembre 1968, dovrebbe esibirsi davanti alle telecamere di uno degli show più popolari degli Stati Uniti, ma un simbolo di un movimento che partendo dalle esperienze delle comuni hippie sta scoprendo l'impegno politico e sociale per i diritti civili, contro la guerra del Vietnam e, quel che è più grave, inizia a mettere in discussione il sistema capitalistico. I responsabili dello show, per evitare guai, impongono ai ragazzi una clausola contrattuale che vieta loro di pronunciare qualsiasi parola che non sia il testo di Crown of creation. La penale è altissima. Temono, però, qualche alzata di genio della band, che appare troppo remissiva e quasi indifferente. L'intero staff della trasmissione assiste con il fiato sospeso all'ingresso in scena dei Jefferson Airplane. I ragazzi entrano, sistemano gli strumenti e, dopo il segnale di partenza, iniziano a suonare. Ne manca uno, anzi una. La cantante, la bellissima Grace Slick, non è ancora in scena. Arriva prima della fine dell'introduzione strumentale e i responsabili del programma hanno un tuffo al cuore. Ha la faccia interamente dipinta di nero e le sue mani sono coperte da un paio di guanti dello stesso colore. Quando finisce di cantare, mentre gli strumenti dei compagni allungano la chiusura del brano guarda fissa la telecamera poi, abbassando il capo, alza il pugno chiuso guantato di nero. Davanti a milioni di telespettatori va in onda così il saluto del Black Panther Party, senza una parola, come da contratto.
14 dicembre, 2022
14 dicembre 1977 – Con “Saturday night fever” iniziano gli Ottanta

13 dicembre, 2022
13 dicembre 1986 – Bruce Hornsby, un disco dopo settanta rifiuti

12 dicembre, 2022
12 dicembre 1940 – Dionne Warwick, la ragazza dei gospel

11 dicembre, 2022
11 dicembre 1971 - John Lennon cerca rogne

10 dicembre, 2022
10 dicembre 1967 – La fine del sogno di Otis Redding

09 dicembre, 2022
9 dicembre 1989 – Marianne Faithfull canta Brecht nella cattedrale

08 dicembre, 2022
8 dicembre 1980 – John Lennon, dieci minuti prima delle undici di sera

07 dicembre, 2022
7 dicembre 1984 – In uno schianto l'inizio della fine per gli Hanoi Rocks

06 dicembre, 2022
6 dicembre 1948 - Davey Tough si rompe la testa

05 dicembre, 2022
5 dicembre 1968 – Il banchetto degli Stones

04 dicembre, 2022
4 dicembre 1993 – Frank Zappa, il giullare della rivolta anti-borghese

03 dicembre, 2022
3 dicembre 1976 – Dieci spari per Bob Marley

02 dicembre, 2022
2 dicembre 1971 – Taj Mahal, un blues nel braccio della morte

01 dicembre, 2022
1° dicembre 1936 – Lou Rawls, il soulman che aprì Monterey

30 novembre, 2022
30 novembre 1943 – Straighten up and fly right

Il 30 novembre 1943 il King Cole Trio, composto dal pianista e cantante Nat King Cole con Wesley Prince al contrabbasso e Oscar Moore alla chitarra, registra il brano Straighten up and fly right negli studi della neonata Capitol Records. Non è la prima esperienza discografica per il gruppo che ha già all’attivo alcune collaborazioni in sala di registrazione con Lionel Hampton e qualche brano pubblicato su disco dalla Decca. Come tanti altri nell’ambiente del jazz i tre sembrano destinati a una tranquilla carriera senza particolari scosse. Non la pensano così due dirigenti della Capitol, Glenn Wallachis e Johnny Mercer, che fanno firmare a Nat King Cole un contratto in esclusiva. Hanno ragione. Il brano registrato il 30 novembre, pubblicato su disco, attira l’attenzione del pubblico e, soprattutto, della critica che parla dell’abilità pianistica di Nat come di «una sintesi degli stili di Earl Hines, Fats Waller e Teddy Wilson, ma con maggiore semplicità e immediatezza». La formula stilistica proposta dal trio è destinata ad avere numerosi imitatori anche se nessuno riuscirà mai a eguagliarne l’efficacia. Importante è anche l’apporto di Oscar Moore, considerato, insieme a Charlie Christian, uno dei pionieri della chitarra elettrica, anticipatore di soluzioni che più tardi verranno applicate dai boppers. Il personaggio più singolare resta però Nat King Cole, l’artefice e leader del gruppo. Nonostante i giudizi lusinghieri della critica non passerà alla storia per le sue doti di pianista, ma per la sua voce. I virtuosismi al piano in campo jazzistico sono destinati a essere oscurati dallo straordinario successo ottenuto come cantante confidenziale negli anni Cinquanta. Per quasi quindici anni la sua voce farà impazzire gli americani rendendolo ricco e famoso. I soldi e gli onori della musica di consumo non gli faranno, però, dimenticare il jazz, cui torna periodicamente a dedicare parte del suo tempo, come nel 1956 quando la Capitol gli propone di aprire una nuova, importante, parentesi jazzistica nella sua carriera. Il cantante accetta e registra After midnight, un album che ancora una volta stupisce tutti, realizzato in quartetto con il chitarrista John Collins, il contrabbassista Charlie Harris e il batterista Lee Young.
29 novembre, 2022
29 novembre 1975 – Fly, Robin fly

28 novembre, 2022
28 novembre 1978 – Federico dei Libra

27 novembre, 2022
27 novembre 1942 – Buon compleanno Jimi Hendrix

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