Il 12 gennaio 1927 nasce a Saint-Gaudens, in Francia, il sassofonista e clarinettista Guy Lafitte. Cresciuto a Tolosa impara da solo a suonare il clarinetto agli inizi degli anni Quaranta debuttando in pubblico con Gene Baptiste. Dopo aver suonato con un gruppo di gitani del sud-ovest della Francia lavora con quasi tutti i migliori giovani solisti del periodo, da Jimmy Rena ad André Persiany, a Jean Bonal, al violinista Michel Warlop incontrato poco tempo prima della sua morte. Dal 1947 abbandona il clarinetto per consacrarsi al sassofono tenore, strumento che lo consacrerà come uno dei personaggi più affascinanti del jazz francese grazie alla superba sonorità, ampia e generosa. Nel 1951 con Georges Hadjo e Andre Persiany accompagna il bluesman Big Bill Broonzy in tournée e successivamente entra nell’orchestra di Mezz Mezzrow poi in quella di Bill Coleman, e nel 1952 si unisce a Dicky Wells. Dal 1954 al 1958 suona al Trois Mailletzcon una propria orchestra alla quale si uniscono occasionalmente vari jazzisti statunitensi di passaggio in Francia come Lionel Hampton, Duke Ellington, Louis Armstrong, Bill Coleman, Wallace Davenport, Oliver Jackson, Bobby Durham, Eddie Locke, Arnett Cobb, Jimmy Woode e tanti altri. Nel 1954 l'Accademia del Jazz gli conferisce il premio Django Reinhardt. A partire dal 1972 divide il suo tempo fra l'allevamento delle pecore sulle colline della Guascogna, i concerti e le tournée in Francia e all'estero. Muore il 10 giugno 1998.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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