Il 16 febbraio 2002 a Terni c'è Patti Smith. La cantautrice, che si ferma in Italia solo due giorni (il 16 a Terni e il 17 a Mestre) è impegnata nella preparazione della sua prima opera antologica la cui pubblicazione è annunciata per marzo. Al di là dei dettagli produttivi (si tratterà di un cofanetto contenente, oltre al CD, varie opere d’arte firmate dalla stessa Smith, foto inedite della cantautrice e un volumetto) l'ex sacerdotessa underground del rock newyorkese è intenzionata a farne un elemento della sua quasi solitaria battaglia contro la scelta di guerra operata dall'amministrazione Bush dopo gli attentati dell'11 settembre. Pochi giorni fa ha, infatti, annunciato ufficialmente che i testi del volumetto contenuto nell'antologia sono stati affidati alla scrittrice Susan Sontag. L'annuncio ha fatto scalpore perché la Sontag, vincitrice del National Book Award nel 2000, oltre a prendere posizione contro l'aggressione all'Afganistan, ha direttamente attaccato il sistema politico del paese nel quale vive scrivendo che «…l'unanimità dell'untuosa retorica di cancellazione della realtà operata in questo periodo da quasi tutti i politici americani è indegna di una democrazia matura». Vengono così contraddetti i profeti di sventura che avevano pronosticato un rapido declino della Smith dopo la sua scelta di tenersi ben distante dai concerti a stelle e strisce destinati, più che a commemorare le vittime dell'11 settembre, ad affiancare le scelte guerrafondaie dell'amministrazione Bush. La ribelle è più in forma che mai e, anzi, ha trovato anche nuove alleanze.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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