Il 25 febbraio 2003 all’età di 82 anni muore Alberto Sordi. Nato a Roma nel 1920, quarto figlio di Pietro, professore di musica e suonatore di basso tuba nell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, dai sei ai dieci anni fa parte del coro delle voci bianche della Cappella Sistina diretto da Lorenzo Perosi. Dopo varie esperienze nel 1936 decide di dedicarsi a tempo pieno al mondo dello spettacolo e partecipa alla realizzazione di un disco di fiabe musicali per bambini della Fonit. Nel 1937 vince il concorso della Metro Goldwyn Mayer come doppiatore in italiano di Oliver Hardy nelle comiche di Stanlio e Ollio. Nel 1948 ottiene uno straordinario successo con la trasmissione radiofonica “Vi parla Alberto Sordi” e all’inizio degli anni Cinquanta anche il cinema si accorge di lui. È Federico Fellini il primo a intuire le potenzialità della sua maschera. Lo vuole come protagonista nei film “Lo sceicco bianco” del 1952 e “I vitelloni” del 1953 dove perfeziona il suo personaggio allo stesso tempo tragico e ridicolo dell’italiano provinciale, un po’ vigliacco, conformista e mammone che si nutre di fantasie e sogni spesso irrealizzabili. Da quel momento Sordi, in collaborazione con il suo sceneggiatore Rodolfo Sonego elabora, in un centinaio di film, una galleria di personaggi capaci di essere, di volta in volta, lo specchio della società italiana del momento. Non mancano episodi in cui l’attore supera il macchiettismo per una più complessa elaborazione del personaggio dimostrandosi attore vero e completo. Nella gigantesca mole di film da lui interpretati spiccano le perle di “Un americano a Roma” (1954) di Steno, “Un eroe dei nostri tempi” (1955) di Luigi Comencini, “Il marito” (1958) di Nanni Loy e Gianni Puccini, “La grande guerra” (1959) di Mario Monicelli, “Gastone” (1960) di Mario Bonnard, “Tutti a casa” (1960) di Luigi Comencini, “Una vita difficile” (1961) di Dino Risi, “Il diavolo” (1963) di Gianni Polidori, “Il maestro di Vigevano” (1963) di Elio Petri, “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?” (1968) di Ettore Scola, “Detenuto in attesa di giudizio” (1971) di Nanni Loy, “Lo scopone scientifico” (1972) di Luigi Comencini, “La più bella serata della mia vita” (1972) di E. Scola, “Un borghese piccolo piccolo” (1977) di Mario Monicelli, “Il testimone” (1979) di Jean-Pierre Mocky, “Il malato immaginario” (1979) di Tonino Cervi, “Il Marchese del Grillo” (1981) di Mario Monticelli, “Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno” (1984) sempre di Monticelli, “Troppo forte” (1985) di Carlo Verdone, “L’avaro” (1989) di Tonino Cervi, “In nome del popolo sovrano” (1990) di Luigi Magni e “Romanzo di un giovane povero” di Ettore Scola. Tra quelli da lui stesso diretti vanno ricordati in particolare “Fumo di Londra” (1966), “Polvere di stelle” (1973), “In viaggio con papà” (1982), “Il tassinaro” (1983), “Tutti dentro” (1984), “Assolto per aver commesso il fatto” (1992) e “Nestore, l’ultima corsa” (1994). Dopo una lunga malattia Alberto Sordi si spegne il 25 febbraio 2003 all’età di 82 anni. Ai suoi funerali partecipa tutta Roma.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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