Per Georges Ulmer Pigalle rappresenta il più grande successo della sua carriera. La canzone destinata a regalargli l’immortalità viene depositata alla SACEM, l’ente francese che tutela i diritti d’autore, nel 1945 ed è firmata da lui per la musica e da Géo Kroger per le parole. Registrata per la prima volta il 18 aprile 1946 in una fortunata seduta nella quale vengono fissate su disco anche canzoni come Un petit bout de femme e C’est loin tout ça, Pigalle si tramuta in breve tempo in un successo mondiale. Ulmer, però, non è il tipo da dormire sugli allori. Incassato il successo di Pigalle non si ferma. Lavora a nuove canzoni e soprattutto si guarda un po’ in giro per annusare l’aria, cercare nuovi stimoli e ascoltare nuove musiche. In questo suo vagabondaggio culturale incontra una coppia di cantanti e autori che sta cominciando a farsi notare nei locali parigini. Si chiamano Pierre Roche e Charles Aznavour. A loro chiede in prestito un brano e lo incide su disco. Si intitola J’ai bu e gli varrà la conquista del Grand Prix di Disque.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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