«Non un uomo, non un soldo per la sporca guerra nel Vietnam. Tornate a casa!». Il 16 ottobre 1966 i pacifisti si sono dati appuntamento davanti al Centro di Reclutamento dell’esercito statunitense a Oakland, in California. Ci sono giovani delle principali università, ragazzi e ragazze dei college, ma anche anziani combattenti della seconda guerra mondiale con le loro decorazioni bene in vista e qualche reduce del Vietnam. Fin dalle prime ore della mattinata, quando il sole sta ancora litigando con le ultime ombre della notte, i manifestanti arrivano alla spicciolata. Piccoli gruppi colorati scendono da auto scassate e si mescolano a signori con l’abito della festa. Molti arrivano provati dopo un lungo viaggio in autostop e vengono rifocillati dai militanti delle comuni hippies con bevande calde. Il clima è festoso. Dalle sacche escono strumenti musicali. Verso mezzogiorno l’ingresso del Centro di Reclutamento è bloccato. Gli agenti che lo presidiano non possono fare nulla. La folla variopinta li circonda, li stringe da vicino, li copre di fiori, di festoni di carta colorata e, soprattutto, li invita a gettare alle ortiche la divisa. Un ufficiale chiede di parlare ai manifestanti e spiega che il blocco al Centro di Reclutamento non può essere tollerato oltre. «Avete dieci minuti per garantire il passaggio a chi deve entrare e uscire. Se non lo fate, ci vedremo costretti a intervenire». È evidente che nessuno ha intenzione di lasciare libero l’accesso del Centro di Reclutamento ed è altrettanto evidente che lo sgombero avrà inizio. Arrivano migliaia di agenti in assetto antisommossa e senza preavviso iniziano le cariche. Scoppiano scontri furibondi che si protraggono per tutto il pomeriggio. Al termine della giornata il bilancio è di 124 arrestati. Tra loro c’è Joan Baez. La notizia dell’arresto della cantautrice, battuta dalle agenzie, fa il giro del mondo e mette in estremo imbarazzo le autorità statunitensi. La situazione si complica quando Joan si autoaccusa degli stessi reati che vengono contestati agli altri arrestati rendendo così impossibile il suo rilascio, senza la contemporanea scarcerazione dei suoi compagni. La detenzione durerà dieci giorni. Con lei usciranno dal carcere anche tutti i manifestanti arrestati davanti al Centro di Reclutamento di Oakland.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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