Il 10 novembre 1987, Terence Trent D’Arby, uno degli idoli degli adolescenti della fine degli anni Ottanta deve esibirsi a Vienna, in Austria. I biglietti per il suo concerto, che fa parte di un lungo tour europeo, sono esauriti da tempo. Da giorni, però, circolano voci su una sua possibile rinuncia all’esibizione nella capitale austriaca, anche se gli organizzatori smentiscono. In effetti sarebbero difficili da capire le ragioni di un improvviso forfait del cantante. È giovane, sulla cresta dell’onda, deve promuovere il suo nuovo disco e, soprattutto, ha un impegno contrattuale rigido ed estremamente oneroso: perché mai dovrebbe mettersi nei guai per un capriccio? Man mano che la data dell’esibizione si avvicina, però, le voci si fanno più insistenti e diventano una certezza il 10 novembre quando gli organizzatori annunciano in tutta fretta che il concerto è rinviato. Non ci sono altre notizie o, meglio, ce ne sono troppe. Si parla di un’improvvisa indisposizione, di eccessivo affaticamento, e si ipotizzano nuove date per l’esibizione. L’incertezza dura poco. Già nella tarda mattinata il cantante fa sapere che sta benissimo e che il concerto in programma a Vienna non è rinviato, ma annullato. A chi gli chiede il motivo della clamorosa decisione Terence Trent D’Arby spiega di aver voluto protestare contro la rielezione a Presidente della Repubblica austriaca di Kurt Waldheim, un uomo che nel passato si è compromesso con il nazismo. «Mi è stato fatto presente che in democrazia ognuno sceglie chi gli pare e che io non devo condizionare le scelte politiche di chi mi viene ad ascoltare. Sono d’accordo. Anch’io, però, ho il diritto di avere opinioni e di scegliere quello che mi piace e quello che non mi piace. Gli austriaci hanno voluto confermare a presidente della repubblica un collaborazionista dei nazisti, l’hanno fatto liberamente e io rispetto la loro scelta. Sono però altrettanto libero di non cantare per un popolo senza memoria. Non vado a Vienna. Il concerto è annullato». E a chi gli fa presente il rischio di dover pagare una salatissima penale risponde: «Non è detto. Vedremo… comunque c’è chi ha dato ben più di qualche soldo per combattere contro il nazismo… ».
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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