Nel 1966 il Sunset Boulevard di Los Angeles, su cui s’affacciano due locali dove si suona musica rock come il Whisky a Go-Go e il Pandora’s Box, è il ritrovo preferito dai giovani. La via, che attraversa il quartiere di Sunset Strip è ormai divenuta un grande laboratorio all’aperto di colori, idee, parole e musica. Come sempre accade in questi casi non tutti sono contenti. C’è chi mugugna, chi pensa che la situazione danneggi il mercato immobiliare e chi non apprezza perché non gli piacciono le novità. Annusata l’aria, i giornali conservatori, sostenuti dalla parte più perbenista della città, iniziano una massiccia campagna contro queste ragazze e questi ragazzi dai capelli lunghi che «bloccano i marciapiedi, strabordano in strada rallentando il traffico, si lasciano andare a effusioni che offendono il pudore e fumano marijuana in pubblico». Ripetono che lo scandalo deve finire e che le autorità non possono far finta di niente. Infatti non fanno finta di niente. La notte del 12 novembre 1966 la polizia entra nel quartiere e inizia la sua opera di bonifica a colpi di manganello e lacrimogeni. In breve Sunset Strip diventa un campo di battaglia. I giovani fronteggiano per ore le forze dell’ordine prima dell’inevitabile capitolazione e fuga. Gli incidenti, divenuti famosi come “La battaglia del Sunset Strip”, ispirano al chitarrista Stephen Stills la canzone For what it's worth che, incisa dalla band in cui milita in quel periodo, i Buffalo Springfield, diventerà un grande successo. Anni dopo Stills così descriverà l’accaduto: «Ero appena tornato dal Nicaragua e mi sono trovato di fronte a una scena allucinante. C’erano centinaia, forse migliaia di ragazzi su un lato della strada e altrettanti, se non di più, poliziotti, sull’altro. In America Latina quando si verificava una scena del genere era in corso un colpo di stato. Mi ricordo che ho pensato che forse stavo assistendo alla caduta del governo statunitense per mano dei militari. Quando è finito sono corso a casa e ho scritto la canzone di getto. L’ho fatta ascoltare agli altri del gruppo e loro, entusiasti, l’hanno voluta incidere subito. Ancora oggi, se ripenso a quella sera, mi vengono i brividi».
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento