Il 18 novembre 1986 il lungo tour europeo di Suzanne Vega fa tappa alla Royal Albert Hall di Londra. La cantante si esibisce nel primo di due concerti ripresi dalle telecamere della BBC i cui passaggi migliori vengono raccolti in un video che fa il giro del mondo. Quando appare sul palco è tesa. La band che l’accompagna è composta da Sue Evans alle percussioni, Marc Shulman alla chitarra, Mike Visceglie al basso, Anton Sanko alle tastiere e Stephen Ferrera alla batteria. Sono i cinque musicisti di cui si fida di più e che non la tradiscono mai. Sono loro che l’aiutano a superare la paura e l’emozione per l’atteso debutto londinese. Al termine del concerto il pubblico balza in piedi e saluta con un’ovazione la minuta folk singer arrivata dagli Stati Uniti. Nata a Santa Monica, in California, nel 1960 Suzanne si trasferisce poi con la famiglia a New York dove si iscrive all'High School of Performing Arts, frequentando i corsi di danza e di musica. Sognatrice e vagabonda, impara a suonare la chitarra e cerca di guadagnare i primi soldi cantando nei locali del Greenwich Village. All’inizio degli anni Ottanta il suo nome comincia a circolare con sempre maggior frequenza nel mondo del folk newyorkese, anche se i produttori, la guardano con diffidenza. La voce particolare e i testi poetici delle sue canzoni sono considerate un po’ fuori moda in un periodo in cui l’immagine e la superficialità sembrano essere divenuti i principali, se non gli unici, punti di riferimento della produzione discografica. Quando riesce a pubblicare il suo primo disco ha già venticinque anni e una serie lunghissima di concerti alle spalle. Tra i pochi che credono in lei c’è Lenny Kaye, l’ex chitarrista del gruppo di Patti Smith. È lui che, più di tutti, ne intuisce le potenzialità ed è disposto a rischiare in proprio diventando co-produttore di Suzanne Vega, il suo album d’esordio. A dispetto degli scettici, il successo è immediato e la timida ragazza diventa popolarissima in tutto il mondo. Il 18 novembre 1986 il pubblico britannico saluta in lei una delle più promettenti interpreti di un genere, il folk, capace di rinnovarsi e di continuare anche contro gli “esperti del mercato”.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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