Mentre le prime luci dell'alba del 23 novembre 1976 cominciano a spazzare via il nero dell'orizzonte al centralino della polizia di Memphis l'agente di turno fatica a tenere gli occhi aperti. Si appresta a concludere l'ennesima nottata di lavoro quando una telefonata interrompe la sua sonnacchiosa routine. Un anonimo cittadino segnala la presenza di uno strano tipo lungo la recinzione che difende il giardino di Graceland, la estesa tenuta nella quale vive il suo esilio dorato Elvis Presley. Prima ancora di verificare la veridicità della telefonata le trasmittenti della polizia di Memphis lanciano l'allarme «Sembra che ci sia un pazzo nei pressi della villa di Elvis». L'ordine è quello di fare una verifica senza dare troppo nell'occhio e, soprattutto, senza disturbare l'illustre concittadino. Quando i primi agenti arrivano nelle vicinanze della recinzione della villa è giorno pieno. Non ci sono dubbi: un uomo visibilmente alterato sta chiamando Elvis Presley ad alta voce con in mano una Derringer, una pistola di ridotte dimensioni ma sufficiente a colpire e a uccidere. La situazione è decisamente critica. Quasi tutte le pattuglie in servizio nelle strade di Memphis convergono sul luogo e circondano lo sconosciuto che, visibilmente alterato, si guarda attorno, ride, piange, urla e brandendo la pistola continua a chiamare ad alta voce “The king”, il re. Chi è? Che cosa vuole? Mentre iniziano febbrili trattative perché getti la pistola e si lasci accompagnare a casa un agente appassionato di rock and roll lo riconosce: è Jerry Lee Lewis, The Killer, l'alfiere bianco del rock and roll più trasgressivo e meno rassicurante degli anni Cinquanta. Il giorno prima è finito in un fossato con la sua Rolls Royce e, dopo essere stato arrestato per guida in stato di ubriachezza, è stato rilasciato da non più di dieci ore. Sostiene di avere un paio di cosette da chiarire con “il re del rock and roll”, ma quando gli agenti gli si avvicinano non oppone resistenza e si lascia portare via. L'episodio provocherà l'ennesima campagna di stampa contro Jerry Lee Lewis, un artista inviso al music business per la sua incapacità di sottostare alle regole del mercato. Come sempre verrà dato per finito e qualche anno dopo dovrà sottostare a una difficilissima operazione allo stomaco, ma non sarà così. Negli anni Ottanta "Great balls of fire", un film su di lui interpretato da Dennis Quaid lo riporterà alla ribalta. Per il vecchio "Killer" sarà la terza resurrezione della carriera.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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