Il 28 novembre 1978 a Roma un'auto travolge e uccide il trentenne cantante, polistrumentista e autore Federico D'Andrea, uno dei personaggi più interessanti del rock progressivo italiano degli anni Settanta. La sua esperienza artistica inizia quando, diciottenne di belle speranze lascia la Toscana e se ne va nella capitale. Qui, dopo aver fatto parte degli Ancients di Manuel De Sica, forma il duo dei Myosotis con Stefano Marcucci. Nel 1972 diventa il cantante e chitarrista dei Logan Dwight, una band che, nonostante la sua breve vita, verrà ricordata negli anni successivi come uno snodo importante nello sviluppo della scuola romana di rock progressivo. Dopo lo scioglimento del gruppo inizia a prendere forma l'esperienza, per molti versi straordinaria, dei Libra. Ne sono protagonisti, oltre a lui, il tastierista Sandro Centofanti, già suo fedele compagno nei Logan Dwight, il chitarrista Nicola Di Staso, il bassista Dino Cappa e il batterista David Walter. L'esordio discografico del gruppo avviene nel 1975 con Musica e parole un album particolare perché, in un periodo in cui quasi tutti i gruppi del progressive italiano si rifanno al pop sinfonico inglese, guarda al funky nero d'oltreoceano e al jazz. La band, che poco dopo l'uscita del suo primo disco ha sostituito David Walter con l'ex batterista dei Goblin Walter Martino, ottiene consensi dalla critica e, soprattutto, attira l'attenzione del mercato statunitense. Federico D'Andrea e i suoi compagni partono, quindi, per una lunga e fortunata tournée negli Stati Uniti al fianco di monumenti del rock di quel periodo come gli Steppenwolf, i Tubes e Frank Zappa. Il momento felice è sottolineato anche da un contratto discografico con la leggendaria etichetta nera Tamla Motown che pubblica, nel 1976, il secondo album del gruppo Winter day's nightmare. L'esperienza statunitense non porta fortuna ai Libra che, quando tornano in Italia, sono già attraversati dalla crisi che sfocerà nello scioglimento. Federico D'Andrea si dedica sempre più intensamente a progetti solistici che mettono in evidenza, oltre alla sua voce duttile, un gusto particolare per le armonizzazioni di taglio jazzistico. La sua morte interrompe una ricerca appena iniziata. È difficile capire quale sarebbe stata la sua evoluzione negli anni Ottanta, quel che è certo, però, è che con lui il rock italiano perde uno dei suoi migliori, anche se meno appariscenti, protagonisti.
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