Il 9 febbraio 1989 a Bellaria, in Romagna, si esibisce in per la prima volta in un vero e proprio concerto la cantautrice Maria Benedetti Giannini, una delle figure più straordinarie della musica popolare romagnola. Ha settantasei anni e una vita di lavoro dietro alle spalle. Le fanno da padrini due tra i più famosi gruppi di musica popolare: l'Uva Grisa e La Macina. La "ragazza" è molto emozionata, anche perché non è facile per nessuno scegliere la propria città per il debutto sul palco e Bellaria è un po' la sua città d'adozione. Qui Maria, pur essendo nata a Santa Giustina di Rimini, dopo aver lavorato a lungo come bracciante agricola, ha trovato il modo di sbarcare il lunario con vari lavori stagionali nel settore alberghiero. La musica, o meglio, il canto popolare sono la vera passione della sua vita. Dotata di una memoria prodigiosa e di una splendida voce si diverte a cantare per chiunque voglia ascoltarla fino al 1986 quando, settantatreenne, viene "adottata" da L'Uva Grisa, un gruppo di canto popolare che raccoglie le testimonianze musicali di anziani informatori. Inizialmente trattata come una delle tante "informatrici" dai componenti del gruppo finisce per divenirne una collaboratrice preziosa e una sorta di portafortuna. Quando le propongono di esibirsi in concerto Maria tentenna, cerca di svicolare. Messa alle strette spiega che ha un po' paura a cantare in un vero e proprio concerto: «un conto è dare il la a qualche canzone in compagnia, un altro è cantare davanti a tutta quella gente che ti guarda». Alla fine cede, anche perché confortata dal fatto di non essere l'unica attrazione della serata. Con lei si esibisce, infatti, oltre ai suoi amici de L'Uva Grisa, anche il gruppo di canto popolare La Macina, fondato a Jesi da un apostolo della ricerca sulla canzone marchigiana come Gastone Pietrucci. Quando "la Maria" arriva sul palco la gente di Bellaria, che la conosce, la ama e la stima, le tributa un lunghissimo applauso. Sembra non finire più, ma Maria Benedetti Giannini è concentrata. Guarda fissa davanti a sé, forse per evitare il contatto diretto con così tanta gente, e attacca a cantare. La sua voce si alza forte, come se l'impianto d'amplificazione non fosse necessario. Al termine dell'esibizione viene sommersa dagli applausi e dalle ovazioni. I musicisti de L'Uva Grisa e La Macina, con gli occhi lucidi, le fanno corona. Non stanno nella pelle e hanno ragione. Anche per merito loro quella sera a Bellaria è nata una stella di settantasei anni.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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