Il 20 marzo 1997 muore Marino Marini. «Cerco giovani musicisti inesperti senza deformazioni professionali. Buoni cantanti. Se malinconici, astenersi». In questo annuncio fatto pubblicare da lui stesso per cercare i futuri componenti del suo gruppo è racchiusa la filosofia di un musicista come lui, che dopo essersi abbeverato ancor giovane alla fonte chiara, fresca e trasparente del jazz statunitense non ne vuol più sapere di tornare indietro. Se la canzone napoletana è la sua prima fonte d’ispirazione l’ascolto e l’amicizia di gente come Dizzy Gillespie, Stan Kenton e Charles Ventura gli aprono le porte di sonorità e ritmi nuovi da cui non si separerà mai più. Nella sua concezione la musica è piacere, divertimento, passione vera e continua capacità di migliorare. Fin da quando, giovanissimo, muove i primi passi nel mondo della musica è affascinato dalle innovazioni. All’inizio degli anni Quaranta, quando la tecnologia mette a disposizione della musica gli strumenti elettrificati d’amplificazione, i musicisti si dividono tra gli entusiasti e i conservatori che in nome della tradizione rifiutano le moderne “diavolerie” accusate di appiattire il talento. Marino Marini non si limita a prendere posizione a favore delle innovazioni ma si cimenta direttamente nella sperimentazione. Nel 1942 inventa il “moltiplicatore di suoni”, una strumentazione elettrica capace di moltiplicare artificialmente il suono di uno strumento o la voce di un cantante. L’invenzione non trova un’applicazione immediata ma alla fine degli anni Cinquanta caratterizzerà il suono degli MM, il gruppo che l’accompagna nelle tournée in giro per il mondo. Cantante, pianista, autore e grande intrattenitore Marino Marini per lungo tempo è considerato uno dei simboli dell’internazionalizzazione della canzone italiana, applaudito e amato in tutto il mondo e soprattutto in quella Francia che per qualche tempo diventa un po’ la sua seconda patria. Marino Marini nasce l’11 maggio 1924, a Seggiano, in provincia di Grosseto, e trascorre l’adolescenza a Bologna dove frequenta i corsi di violino e composizione al Conservatorio e contemporaneamente l’Istituto Industriale diplomandosi Perito Elettrotecnico. Successivamente si trasferisce a Napoli dove frequenta i corsi di pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella. Alla fine degli anni Trenta suona la fisarmonica nelle balere con lo pseudonimo di Marino Mauri. Nel 1949 viene scritturato come musicista di bordo sulla nave polacca “Sobieski” e se ne va negli Stati Uniti dove si appassiona al jezz e in particolare al be-bop. Tornato in Italia forma un quartetto con il chitarrista Peppino Sergi, il batterista Toni Flavio e il bassista-cantante Ruggero Cori, con i quali propone un repertorio di brani arrangiati in modo estremamente originale che spazia dai grandi successi internazionali dell’epoca alle canzoni napoletane. Nel 1955 si trasferisce a Milano e pubblica i primi dischi con la Durium. Nel 1957 l'ex fotografo francese Jacques Wolpson lo scrittura per la più popolare trasmissione radiofonica di Radio Europa 1, "Musicorama", trasmessa ogni settimana dall'Olympia di Parigi. Dotato di grande senso ritmico e di un voce moderna, in breve tempo diventa uno dei cantanti italiani più popolari all’estero. Il successo è tale che i suoi dischi vengono pubblicati in vari paesi del Medio Oriente, in America Latina, in Giappone e in quasi tutti i paesi dell’Est europeo, Unione Sovietica compresa. Nel 1960 si piazza al secondo posto al Festival di Napoli con Uè uè che femmena in coppia con Aurelio Fierro. A partire dagli anni Settanta lascia le scene, sia pur non disdegnando qualche saltuario ritorno, e si dedica alla produzione fondando anche la casa discografica Tiffany. Muore a Milano il 20 marzo 1997.
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