Il 12 aprile 1967 muore a New York il clarinettista Buster Bailey, uno dei primi grandi virtuosi di clarinetto della storia del jazz. Ha sessantacinque anni. Nato a Memphis, nel Tennessee, è ancora un bambino quando inizia a studiare musica sotto la guida di Franz Schoepp, clarinettista dell'orchestra sinfonica di Chicago. Quando il leggendario direttore d'orchestra W. C. Handy lo scrittura per il suo ensemble il ragazzo non ha ancora compiuto quindici anni. A diciassette è a Chicago con l'orchestra di Erskine Tate e nel 1923 se ne va a New York. La sua tecnica prodigiosa e la straordinaria abilità di fraseggio entusiasmano l'ambiente newyorkese e Bailey, per non scontentare nessuno, suona con tutti quelli che lo cercano. In questi anni, infatti, passa da un'orchestra all'altra con estrema disinvoltura. A lui fondamentalmente piace suonare. Non importa con chi, purché si suoni. Alterna così concerti e lavoro di studio con quasi tutti i migliori gruppi di quel periodo: dai Blue Five di Clarenee Williams alla Creole di King Ohvier, dalle band che accompagnano le grandi signore del blues Ma Rainey, Bessie Smith e Alberta Hunter alla grande orchestra di Fletcher Henderson. Negli anni Trenta qualcuno comincia a considerarlo ormai superato e lui vive momenti difficili. Quello che sembra l'inizio del declino si rivela invece l'anticamera di un colossale rilancio. Con l'esplosione dello swing Bailey riemerge prepotentemente. Conteso dalle migliori formazioni nere della "swing era" ricomincia a darsi da fare passando, come sempre, da un gruppo all'altro: dalla Mills Blue Rhythm Band alle orchestre di Lucky Millinder, Stuff Smith e John Kirby. Proprio con quest'ultima ottiene anche il suo primo grande successo commerciale. Non smetterà più fino alla morte e nel 1958 registrerà per l'etichetta Felsted a New York una personalissima versione di due brani simbolo come Memphis blues e Beale street blues, oggi considerata il suo testamento artistico.
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