Il 10 giugno 2004 Brigitte Bardot viene condannata da un tribunale francese. Non è la prima volta che la sex symbol fonte di turbamento per il sonno e la moralità dei benpensanti degli anni Cinquanta e Sessanta si ritrova in tribunale. Questa volta però l’accusa non è simpatica né allude alla sfera delle libertà sessuali o civili. La Bardot, infatti, viene processata e condannata per "incitamento all'odio razziale". La condanna è relativa a un libro nel quale l’ex attrice sostiene posizioni molto vicine a quelle che in Italia negli stessi anni caratterizzano gli scritti di Oriana Fallaci. La sentenza di condanna si sofferma, in modo particolare, su alcuni passaggi relativi all'"Islamizzazione della Francia" e a quella che lei definisce «sotterranea e pericolosa penetrazione dell'Islam» nel paese d’oltralpe dove vive la comunità musulmana più grande d'Europa con oltre cinque milioni di persone. Nello stesso libro gli omosessuali sono definiti "fenomeni da baraccone" e si condanna la presenza delle donne nel governo. In precedenza Brigitte Bardot è già stata anche condannata per opinioni che sembravano giustificare i massacri di civili in Algeria.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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