Il 13 giugno 1970 schizza al vertice della classifica britannica dei singoli più venduti In the summertime, una canzoncina senza pretese destinata a lasciare un segno indelebile nella storia del pop per i suoi suoni sporchi e per l'utilizzo di strumenti inusuali, compreso il soffio cadenzato nel collo di una damigiana e lo sfregamento di una grattugia. Il disco venderà sei milioni di copie e arriverà al primo posto nelle classifiche di ben ventisei paesi, Italia compresa. Ne sono interpreti i Mungo Jerry, una band formata l'anno precedente dal cantante e chitarrista Ray Dorset insieme a Paul King, anche lui esperto di strumenti a corde, al tastierista Colin Earl e al bassista Mike Cole. Manca un batterista ma la scelta non è casuale. I Mungo Jerry, infatti, nascono nella mente di Dorsey come una sorta di band povera, sulla falsariga delle jug band statunitensi, a strumentazione variabile e arricchita dall'uso musicale di oggetti d'uso comune. Il successo così rapido e inatteso finirà per mettere in crisi la stessa band. Mentre i discografici tentano di sfruttare la formula con un altro paio di singoli, il gruppo non regge la pressione. Pochi mesi dopo il successo di In the summertime Mike Cole se ne va, sostituito rapidamente dal bassista John Godfrey. Non è finita, perché nel 1972 il primo calo di vendite allarma la casa discografica che chiede loro di "elettrizzare" maggiormente i suoni. Colin Earl e Paul King non ci stanno e salutano la compagnia. Dorset "normalizzare" la formazione con il batterista Tim Reeves e il tastierista Jon Pope. È l'inizio della crisi definitiva. A partire dal 1974 i Mungo Jerry sono praticamente una sigla che nasconde il solo Ray Dorset con il supporto di musicisti di studio. Nel 1977 Dorset convincerà Colin Earl a seguirlo nel tentativo di ridare vita alla band con il bassista Chris Warnes e il batterista Pete Sullivan, ma ormai lo spazio loro riservato è soltanto quello della nostalgia e del revival.
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