Il 26 settembre 1938 nasce a Torino il cantautore Gianni Siviero, registrato all'anagrafe con il nome di Mario. All'inizio degli anni Sessanta si esibisce in pubblico cantando le sue canzoni dai testi fortemente politicizzati. Non è l'unico cantautore politico di quel periodo, ma certamente è uno dei più singolari. Insofferente, poco disposto alla mediazione, percorre l'intero decennio senza trovare nessuno disposto a pubblicare su disco le sue canzoni. L'assenza di produzione discografica non ne pregiudica la popolarità in anni in cui le feste politiche fioriscono come i "cento fiori" di tsedonghiana memoria. Di lui approfittano a piene mani tutti gli organizzatori di manifestazioni musicali "alternative". Non c'è festa, festival o raduno di lotta improvvisato cui non venga invitato a esibirsi "a prezzo politico". Lui accetta per una scelta di militanza e perché deve anche sopravvivere. Quando le logiche organizzative migliorano e i criteri si fanno più razionali, cioè quando finalmente si possono pagare un po' di più gli artisti, lui viene scartato. È una trappola implacabile che, per la verità, non colpisce solo Siviero ma moltissimi artisti militanti: se ci sono soldi si pagano gli altri non i compagni. Lui abbozza e tira avanti. Diventa uno dei primi soci del Club Tenco e nel 1970 pubblica un singolo che anticipa di due anni il suo primo, vero, album Gianni Siviero volume primo, insignito del Premio dalla critica discografica. Le sue storie di vita aspre e dure sono arrivate finalmente su disco. Nel 1974 anche il suo secondo lavoro Son sempre io la donna riceverà il Premio della critica discografica. Altri due album segneranno negli anni Settanta la sua presenza, tutt'altro che marginale, nella canzone politica italiana. All'alba del decennio seguente la situazione tornerà al punto di partenza: basta dischi perché la canzone politica non interessa più. Questa volta Siviero pur abituato alle ripartenze preferirà lasciar perdere. Pubblica vari libri e sceglie come unico punto di riferimento il suo sito ufficiale.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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