Il 30 settembre 1978 muore d’infarto a Berkeley, in California, la pianista Beryl Booker. Ha cinquantasei anni ed è nata a Philadelphia, in Pennsylvania. Personaggio di spicco dell'ambiente jazzistico statunitense non ha mai imparato né a leggere, né tantomeno a scrivere la musica. Di questa sua "ignoranza" musicale ha fatto quasi una bandiera e a chi gli domandava perché non si fosse mai applicata a studiare rispondeva: «Per suonare ci vuole il cuore, non il rigo musicale. Vale di più e il pubblico se ne accorge». Quando inizia le donne strumentiste che suonino al di fuori dalla musica classica sono una rarità negli Stati Uniti, figurarsi quelle che si dedicano al jazz. Con il suo piglio deciso suona a lungo nelle varie band della sua città fino a quando decide che per poter suonare quello che le piace è necessario liberarsi dei capi-orchestra maschi. Detto e fatto, un bel giorno forma una band tutta sua recuperando vari musicisti rimasti disoccupati. La Beryl Booker Band resiste fino al 1946 quando, lusingata dall'offerta, accetta di trasferirsi a New York per entrare a far parte del trio di Slam Stewart. Nonostante il suo caratteraccio rimane fedele a Stewart, sia pur con qualche parentesi solista, fino al 1951 quando può eliminare del tutto gli uomini dalla sua vita artistica diventando la pianista della grande Dinah Washington che segue fino nella lontana Europa. Nel 1953, consapevole di dover più dimostrare niente a nessuno, lascia anche la sua amica Dinah e realizza il sogno di formare un trio jazz interamente composto da donne con la batterista Elaine Leighton e la contrabbassista Bonnie Wetzel. L'anno dopo le tre jazziste lasciano gli Stati Uniti e si trasferiscono in Europa al seguito del Jazz Club USA, una compagnia d musicisti che si esibisce in quasi tutte le principali piazze del Vecchio Continente. Quando il trio si scioglie Beryl rallenta l'attività senza rinunciare a qualche concerto e a registrare alcuni dischi. Sostiene che l'ambiente non la stimola più e rifiuta interessanti proposte da alcuni tra i migliori jazzisti di quel periodo. Recede da questo suo atteggiamento soltanto quando a chiamarla è il suo vecchio amico Don Byas, con il quale negli anni Sessanta registra molte pagine interessanti, dimostrando che il suo talento non si è appannato con il passare del tempo. La morte la sorprende in California dove s'è trasferita all'inizio degli anni Settanta quando proprio il cuore ha cominciato a darle i primi problemi.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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