Il 18 novembre 1965 muore a Rock Island, nell’Illinois, il banjoista Lou Black. Ha sessantaquattro anni e da qualche giorno è ricoverato in ospedale dopo aver riportato gravi ferite in un incidente stradale. La causa della morte è da ricercare in una serie di complicazioni cardiache. Finisce così la carriera musicale di Lou o, per essere precisi, di Louis Thomas Black, come risulta dal registro anagrafico della stessa Rock Island, dove è nato. La sua storia musicale inizia nel 1919 quando, dopo aver imparato praticamente da solo a suonare il banjo, accompagna il pianista Carlisle Evans sull'S.S. Capitol, un vaporetto che ospita pochi turisti e tante sale gioco. Lascia l'instabile palcoscenico nel 1921 per entrare a far parte dei New Orleans Rhythm Kings che, in quel periodo, sono impegnati stabilmente con un lungo contratto al Friars’ Inn di Chicago. L'anno dopo, sempre insieme alla stessa band registra vari brani destinati a essere pubblicati in dischi che recano sull'etichetta la dicitura: Friars Society Orchestra. Il suo apporto si fa sentire in particolare nel corso della seduta di registrazione che si svolge il 20 agosto 1922 durante la quale la band esegue due brani leggendari come Tiger Rag e Panama esaltando gli assoli del clarinettista Leon Rappolo, vera e propria star di giornata. Anni dopo più di un critico rileverà come la geniale e ispirata esecuzione di Rappolo sia ampiamente debitrice all'apporto ritmico-armonico del banjo di Lou Black. La sua avventura con i New Orleans Rhythm Kings finisce nel 1923 quando entra a far parte degli Original Memphis Melody Boys di Elmer Schoebel. Il suo stile, fatto di leggerezza e senso del ritmo, piace a Schoebel che lo vuole anche nelle formazioni della Chicago Blues Dance Orchestra e della Midway Garden Orchestra. Nel 1924, colto da improvvisa nostalgia, ritorna al fianco di Carlisle Evans. Lou, però, è stanco di vagabondare e cerca un impiego fisso o qualcosa che gli assomigli. Lo trova nel 1925 quando viene scritturato dall’orchestra della stazione radio WHO di Des Moines nell'Iowa. Ci resta fino al 1931 quando decide di lasciare la musica. Non è un addio definitivo. Periodicamente accetta qualche rimpatriata con i suoi vecchi compagni. Memorabili restano le sue esibizioni a nel 1961 e nel 1963 a Moline, in Illinois. Pochi giorni prima di morire smentisce le voci che lo vogliono alla vigilia di un rientro sulle scene a tempo pieno.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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