Il 18 dicembre 1961 muore il sessantaquattrenne Leo Frank Reisman. Da tempo il suo nome non dice più niente a nessuno. I giornali non danno alcun spazio alla notizia perché non c'è alcuna ragione di celebrare la morte di un oscuro violinista impegnato nel gruppo fisso per l'intrattenimento dei clienti del Beverly Hills Hotel. Nell'indifferenza generale lascia così la scena uno dei migliori violinisti del jazz degli anni Trenta. Nato a Boston, nel Massachusetts, inizia da solo a strimpellare il violino quando ha soltanto dieci anni e successivamente riesce ad accedere al New England Conservatory of Music grazie al suo talento e a una borsa di studio. Ben presto diventa concertista ed entra a far parte della Baltimore Symphony Orchestra, ma la musica classica non fa per lui. Non ha ancora vent'anni quando forma la sua prima band e nel 1921 viene scritturato in esclusiva dalla casa discografica Columbia. In breve tempo l'orchestra che porta il suo nome diventa una delle più prestigiose degli Stati Uniti. Con lui c'è il fior fiore degli strumentisti del jazz orchestrale da ballo di quel periodo e in alcune registrazioni del 1930 per la Victor la formazione schiera, tra gli altri, anche il celebre trombettista Bubber Miley. Negli anni Trenta, quando la voce della sua orchestra è quella della cantante Lee Wiley, tocca l'apice del successo con vari show radiofonici a suo nome. Negli anni Quaranta, con la crisi delle grandi orchestre, inizia il suo declino, rapido e inarrestabile scandito da formazioni in cui il suo nome non basta a tenere alto il livello complessivo dei musicisti.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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