Il 10 marzo 1973 muore a Locarno, in Svizzera, il regista Robert Siodmak. Nato l’8 agosto 1900 a Dresda in Germania, insieme al fratello Curt si appassiona alla nascente arte cinematografica. Nel 1925 inizia a lavorare nell’ambiente adattandosi a svolgere vari ruoli, dal compilatore di didascalie all’aiuto-regista, dal montaggista all’attore. Nel 1929 debutta alla regia con il film sperimentale Uomini di domenica, cui segue due anni dopo L’uomo che cerca il suo assassino, un nero ricco di spunti umoristici. Il buon successo di critica dei film successivi non gli evita le persecuzioni naziste per le sue origini ebree. Nel 1932 se ne va in Francia dove gira film come Viva la gioia!, Mister Flow e il drammatico L'imboscata. L’occupazione tedesca della Francia lo spinge a emigrare negli Stati Uniti. Qui ottiene grandi successi di pubblico e critica con film come La donna fantasma, La scala a chiocciola e soprattutto I gangsters del 1946, ispirato a un racconto di Hemingway che gli vale la nomination all’Oscar. Negli anni Cinquanta dopo il successo de Il Corsaro dell'Isola Verde, cade nella rete della campagna maccartista e, accusato di simpatie comuniste, viene messo al bando. Trasferitosi in Europa continua a girare film di buon successo commerciale fino alla morte.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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