La sera del 22 aprile 1978, la Giamaica ospita a Kingston lo One Love Peace Concert, un avvenimento che si svolge, come recita il manifesto, "sotto gli auspici delle Dodici Tribù di Israele". L'iniziativa, voluta da Bob Marley, segna il suo ritorno in patria, dopo l’attentato di due anni prima. Il profeta del reggae intende dare il suo contributo al tentativo di porre un freno all’escalation di violenza politica che da tempo è degenerata in una sorta di guerra armata per bande. Nei giorni precedenti ha preso contatto con gli esponenti dei due principali partiti giamaicani: «Il mio concerto deve dare un segnale concreto, altrimenti non servirà a nulla. Voglio che sul palco con me salgano sia il primo ministro Michael Manley che il capo dell’opposizione Edward Seaga e voglio anche che si stringano la mano...». I due esponenti politici accettano. Il concerto, accolto in tutto il mondo come un passo importante nel tentativo di pacificazione dell’isola, inizia in un clima strano, sospettoso, con i servizi d'ordine dei due partiti che si guardano in cagnesco. Il programma prevede che prima di Marley si esibiscano tutti i principali artisti giamaicani del momento. Accompagnati da una sorta di danza collettiva passano, uno dopo l'altro, Jacob Miller & The Inner Circle, i Mighty Diamonds, i Trinity, Dennis Brown, i Culture, Dillinger, Big Youth, Ras Michael & The Sons of Negus e Peter Tosh. Quando arriva il turno di Bob Marley il cantante appare come in trance. Cammina avanti e indietro ondeggiando sul ritmo dei brani. Durante l’esecuzione di Jammin’ si ferma, alza gli occhi al cielo e inizia a parlare sulla musica lanciando la sua esortazione alla pace. La voce dapprima è un mormorio quasi incomprensibile, ma poi cresce con il ritmo di una cantilena: «La pace, fratelli, può diventare realtà, ma dobbiamo stare uniti, sì uniti, nel nome dell’Altissimo che conduce il popolo degli schiavi a stringersi la mano... Signor Michael Manley e signor Robert Seaga mostrate alla gente che la amate, fatele capire che sarete uniti, che siete felici, che tutto va bene... Io voglio che vi stringiate la mano e facciate vedere alla gente che sarete uniti, che saremo uniti... La luna è alta nel cielo sopra di me e io vi do il mio amore... datemi il vostro». Così dicendo invita i due leader a salire sul palco, prende le loro mani destre e le congiunge davanti a sé. Non fermerà la violenza e neppure i brogli, ma per una notte intera Kingston potrà dormire senza il rumore dei colpi di arma da fuoco.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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