Il 26 giugno 1965 a Careggi, un sobborgo di Firenze adagiato sulle pendici del monte Morello, muore a settant’anni Odoardo Spadaro, lo chansonnier italiano capace di conquistare un pubblico difficile e fondamentalmente nazionalista come quello francese. La sua scomparsa è un po' il simbolo della fine dell’epoca del teatro di rivista tradizionale con le sue scenografie rutilanti, le ballerine e i comici, da tempo soppiantato dalla commedia musicale. Autore e interprete di canzoni dai toni eleganti e dalla vena un po' malinconica Odoardo Spadaro nasce a Firenze in una famiglia della buona borghesia e frequenta il Regio Ginnasio Liceo "Dante Alighieri", all’epoca una delle scuole più esclusive del capoluogo toscano. Di quel periodo ama ricordare che mentre la famiglia voleva farne un avvocato, lui preferiva immaginarsi medico, anche se ai libri di testo preferiva il profumo un po' stantio dalle quinte teatrali. Dopo le prime esibizioni nel teatrino parrocchiale di Don Gallina frequenta la Regia Scuola di Recitazione di Luigi Rasi nel teatrino di Via Laura a Firenze. Nel 1912 si unisce alla compagnia drammatica De Sanctis-Borelli, ma ben presto capisce che la sua strada è il varietà. Scrive e interpreta, accompagnandosi al pianoforte, canzoni ironiche come Teatro lirico, Il pianista nordamericano o il Wagneriano nevrastenico. Dopo la prima guerra mondiale cerca fortuna all’estero. Nel 1927 conquista il Moulin Rouge di Parigi, al fianco della grande Mistinguette, di Jean Gabin e Viviane Romance e per oltre un decennio è uno degli artisti più amati dal pubblico parigino. Nel 1936 porta per primo in Italia il corpo di ballo delle Bluebells. Artista poliedrico passa indifferentemente dalla rivista alla prosa e all’operetta, non rinunciando al cinema come nel 1952 quando recita ne “La carrozza d’oro” di Jean Renoir. Alcune sue canzoni come La porti un bacione a Firenze, Il valzer della povera gente e Sulla carrozzella, sono immortali.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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