Il 1° agosto 1950 a Chicago, nell'Illinois, muore per un'improvvisa crisi cardiaca il batterista Mouse Burroughs, all'anagrafe Alvin Burroughs. Non ha ancora compiuto trentanove anni. Nato a Mobile, in Alabama, cresce nei sobborghi di Pittsburgh e fin da piccolo passa gran parte del suo tempo a percuotere barattoli, pentole, scatole di cartone e tutto ciò che può produrre un suono. Quando qualcuno gli mette tra le mani una batteria capisce che quella sarà la sua vita. A sedici anni suona a Sharon in Pennsylvania insieme a un altro giovane e promettente strumentista che risponde al nome di Roy Eldridge. Nel 1929, quando non ha ancora diciannove anni, ottiene la sua prima importante scrittura. Viene, infatti, chiamato a Kansas City per essere inserito nella formazione dei Blue Devils del contrabbassista Walter Page, considerata una delle migliori formazioni di quel periodo e destinata a diventare la culla della futura orchestra di Count Basie. È sua la batteria che si ascolta in Blue Devil blues e Squabblin’, due delle incisioni più conosciute della band di Page. La sua avventura musicale è, però solo all'inizio. Ben presto se ne va anche da Kansas City e dopo un breve periodo alla corte di Alphonso Trent, si trasferisce a Chicago dove suona con Walter Fuller, Omer Simeon, Budd Johnson e molti altri protagonisti del circuito jazz di quella città. Nel 1938 prende parte a una seduta di incisione organizzata e diretta dal vibrafonista Lionel Hampton, che, non disponendo ancora in quel periodo di una formazione stabile, si affida di volta in volta a gruppi di musicisti reperiti sulla piazza chicagoana. L’anno dopo se ne va a New York per suonare con l'importante orchestra di Earl Hines in sostituzione di Wallace Bishop. Il suo nome è stato suggerito al grande Hines da tre suoi strumentisti, Fuller, Simeon e Johnson, vecchi compagni di Burroughs a Chicago. Con questa orchestra il batterista registra per la Bluebird tra il mese di luglio del 1939 e l’inizio del 1941 una lunga serie di dischi che lo fanno conoscere a livello internazionale. Nonostante i successi la sua inquietudine artistica lo porta a nuove migrazioni. Nel 1941 suona con l’orchestra di Milton Larkin al “Rhumboogie” di Chicago e nel 1942 passa alla formazione di Benny Carter. Dopo un periodo in proprio, nel 1945 entra a far parte del gruppo di Red Allen dove rimane fino al 1946. Nel 1949 diventa il batterista del quartetto di George Dixon con il quale resta fino alla crisi cardiaca che lo uccide.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
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