Il 23 ottobre 1951 muore a Chicago nell’Illinois il leggendario cornettista Charlie Creath registrato all’anagrafe con il nome di Charles Cyril Creath. Ha sessantun anni e da tempo si è ritirato dalle scene musicali. La sua morte non fa notizia, eppure fino agli anni Quaranta la sua è stata una figura di primaria importanza del jazz statunitense. Nato nel 1890 a Ironton, nel Missouri, non ha ancora sedici anni quando ottiene il suo primo ingaggio professionale con la Pop Adam’s Circus Band. Dopo aver formato a Seattle un’orchestra con il suo nome, nel 1918 si trasferisce a St. Louis dove il suo stile diventa modello e fonte d’ispirazione per un nutrito gruppo di cornettisti che negli anni successivi verranno raggruppati dalla critica sotto il nome “scuola di St. Louis”: Dewey Jackson, Bob Shoffner, Shirley Clay, Leonard Davis, Ed Allen e Albert Snaer. Il suo lavoro ottiene sempre maggiori consensi e la sua orchestra è una delle poche, negli anni Venti, capace di confrontarsi da pari a pari con le migliori jazz bands di New Orleans. Tra il 1924 e il 1927 registra insieme al gruppo una serie di dischi per la Okeh destinati a far conoscere in tutto il mondo il jazz di St. Louis, considerato dalla critica più elaborato e raffinato di quello della scuola di New Orleans , senza nulla perdere in grinta e in calore. In questo senso il suo lavoro anticipa la futura evoluzione del jazz orchestrale attribuendo una importanza notevole all’arrangiamento. Nel 1926 il pianista Fate Marable lo chiama a far parte della prestigiosa Capitol SS (SteamShip) Orchestra con la quale resterà per lungo tempo fino a diventarne nel 1935 il co-leader insieme allo stesso Marable. Pur avendo da poco passato i cinquant’anni Creath si sente vecchio. L’ambiente del jazz è ormai molto diverso da quello pionieristico che ha conosciuto all’inizio della sua carriera. Più il tempo passa e meno riesce a capire i cambiamenti del suo mondo. «Il jazz era libertà. Le uniche regole le davano gli arrangiatori e i direttori d’orchestra. Adesso anche chi non capisce un accidente si sente in dovere di darti qualche consiglio e, se produce i tuoi dischi o ti fa da manager, qualche ordine». Scappa e se ne va a Chicago dove apre un locale notturno. Per qualche tempo continua a suonare per gli avventori, ma poi decide di ritirarsi definitivamente.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento