A partire dal 3 novembre del 1946 le trasmissioni radiofoniche diventano uniche su tutto il territorio nazionale. Lo annuncia, con non poca soddisfazione, la RAI (Radio Audizioni Italia), l'ente di stato per le radiodiffusioni che da pochi mesi ha sostituito l’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), una sigla troppo legata all'esperienza del regime fascista per poter sopravvivere. Tutta la penisola torna così a essere riunita via etere. Nel periodo precedente alla Liberazione, infatti, i collegamenti tra il Nord occupato dai tedeschi dove era nata la Repubblica di Salò e il Sud in mano agli alleati non esistevano più. Il fronte, che passava attraverso la famosa Linea Gotica, divideva in due l’Italia anche per quel che riguardava la radiodiffusione. Ripristinati i collegamenti fra le stazioni settentrionali e quelle meridionali, anche la radio può riprendere finalmente a irradiare programmi omogenei su tutto il territorio italiano. Fa eccezione la Sardegna, temporaneamente esclusa dall’unificazione della rete. Gli ascoltatori possono sintonizzarsi su due canali distinti in onde medie: la Rete rossa e la Rete azzurra. Inutile dire che la musica fa la parte del leone proponendo una nuova generazione di interpreti, alcuni dei quali riabilitati dopo essere stati colpiti dalla censura fascista. Il pubblico impara così a conoscere i nomi del Quartetto Cetra, Lelio Luttazzi, Gorni Kramer e di molti altri. L'unificazione della rete di radiodiffusione non sarà l'unica novità. Nuove applicazioni tecnologiche sono, infatti, in arrivo. Sull’esempio di quanto avviene nel resto del mondo si inizia a considerare l’opportunità di utilizzare per le trasmissioni radiofoniche la modulazione di frequenza, meno soggetta a interferenze e a disturbi. In breve tempo anche i tecnici italiani saranno in grado di operare in questo campo e il 1° ottobre 1948 entrerà in funzione a Milano la prima stazione sperimentale di radiodiffusione a modulazione di frequenza.
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