Il 23 dicembre 1941 nasce Tim Hardin, l'ultimo in ordine di tempo rampollo di una famiglia il cui capostipite è il celebre fuorilegge John Wesley Harding, un tipo svelto con la pistola delle cui gesta narrano molte canzoni del folklore popolare statunitense. Il piccolo Tim impara a suonare la chitarra e dopo aver saldato i debiti con la scuola e il servizio militare, inizia a sbarcare il lunario nei folk-clubs di Boston. Sono da poco iniziati gli anni Sessanta. Il folk è in grande fermento sotto la spinta di personaggi storici come Pete Seeger o Peter, Paul & Mary e l’incalzare di nuovi protagonisti come Joan Baez e Bob Dylan. Tim è attratto soprattutto da quest’ultimo, un arruffato e scontroso cantautore dalla voce nasale che ha dedicato anche un brano al suo antenato fuorilegge. Boston è troppo piccola per lui che decide di andarsene al Greenwich Village, il cuore e l’anima del nuovo movimento folk. In breve tempo diventa uno degli animatori della scena musicale alternativa insieme a Judy Collins, Phil Ochs, Tom Paxton e molti altri. Le sue composizioni escono dai canoni tradizionali del folk per farsi contaminare dai generi musicali più diversi. Non si sente prigioniero di uno stile e i suoi concerti alla testa di una band di cui fa parte anche il futuro leader dei Mountain Felix Pappalardi diventano un appuntamento da non mancare. Nel 1966 pubblica l’album Tim Hardin I, il primo di una lunga serie, anche se i suoi brani sono destinati a vivere di vita propria al di là dell’interpretazione dell’autore. Nico, l’inquietante e dolcissima cantante dei Velvet Underground, inserisce nel suo album Chelsea girl molte composizioni di Hardin e i Nice di Keith Emerson, profeti del nascente progressive britannico, eseguono nel loro concerto newyorkese al Fillmore East una versione della sua Hang to dream immortalata nell’album The Nice del 1969. Non è finita qui, perchè all’inizio degli anni Settanta la sua Reason to believe ottiene uno straordinario successo commerciale nell’interpretazione di Rod Stewart. Il successo arricchisce Tim Hardin ma non lo convince a cambiare vita. Sempre più ai margini dello star system e troppo innamorato dell’eroina morirà d’overdose il 29 dicembre 1980 durante la registrazione dell’ennesimo album.
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