
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
10 maggio, 2021
10 maggio 1968 - "Les anarchistes", un inno per la notte delle barricate

09 maggio, 2021
9 maggio 1946 - Addio al re senza rimpianti

08 maggio, 2021
8 maggio 1899 - Jack Bland, il gelataio con l’hobby del banjo

07 maggio, 2021
7 maggio 1997 – L’Italia riconosce il diritto alla riservatezza

06 maggio, 2021
6 maggio 1880 - Jammo, jammo, 'ncoppa jammo, jà…

05 maggio, 2021
5 maggio 1968 – Tace il banjo di George Guesnon
Il 5 maggio 1968 muore a New Orleans, in Louisiana George Guesnon, uno dei più grandi banjoisti della storia del jazz. Nato nella stessa New Orleans il 25 maggio 1907 comincia a suonare il banjo sotto la guida di John Marrero, uno dei più rinomati maestri dello strumento, anche se si perfeziona da autodidatta. Ottiene il suo primo importante ingaggio professionale nel 1929 con gli Happy Pals di Kid Clayton che suonano all'Hummingbird Cabaret. A partire da quel momento lavora intensamente a fianco dei più prestigiosi leaders da Sam Morgan a Papa Celestin, da Chris Kelly a Buddy Petit. Tra il 1930 e il 1931 suona con la jazz band di Sam Morgan, in sostituzione del banjoista regolare Johnny Dave che avendo un lavoro fisso a New Orleans non può abbandonare la città. Nel corso degli anni Trenta si trasferisce a New York dove si esibisce alla testa di piccole formazioni da lui stesso organizzate e dirette eseguendo molte sue composizioni arrangiate da Jelly Roll Morton, con il quale per un certo periodo di tempo Guesnon si trova a coabitare. Nel 1935 si trasferisce a Jackson nel Mississippi dove si aggrega al gruppo del pianista Little Brother Montgomery. Sempre accompagnato da quest'ultimo si esibisce in veste di cantante l'anno successivo al St. Charles Hotel di New Orleans, registrando anche un disco dal vivo. Ancora in veste di blues-singer suona e incide a New York nel corso degli anni Quaranta alla testa di un suo gruppo nel quale si avvicendano buoni musicisti come Wingy Carpenter, Jimmy Shirley, Henry Goodwin, Art Hodes e Pops Foster. Nel dopoguerra torna alla ribalta nella sua città natale prima a fianco di Kid Thomas con il quale registra altri dischi per la American Music nel 1951 e quindi alla testa di una sua jazz band comprendente Kid Clayton, Joe Avery, Albert Burbank, Emma Barrett. Nel 1955 subentra a Lawrence Marrero nell'orchestra di George Lewis con la quale si esibisce prima in California e poi a New York, dove prende parte ad altre importanti sedute di incisione per la Blue Note. Nel biennio 1959-1960 realizza a New Orleans diversi dischi per la Icon, la Jazzology e la Jazz Crusade, in veste di cantante, chitarrista e banjoista solista, che lo consacrano definitivamente come uno dei più originali banjoisti che il jazz di New Orleans abbia avuto. Negli anni Sessanta effettua vari tour con i Livig Legends, esibendosi regolarmente alla Preservation Hall, sia alla testa di proprie formazioni sia come side-man di altri gruppi sino al 1965 anno in cui si ritira dalle scene attive.
04 maggio, 2021
4 maggio 1959 - Randy Travis, una stella del country

03 maggio, 2021
3 maggio 1934 - Moustaki, il meteco

02 maggio, 2021
2 maggio 2006 - Lo scandalo di Calciopoli

01 maggio, 2021
1° maggio 1994 - Addio ad Ayrton Senna

Durante il Gran Premio automobilistico di Imola di Formula 1, che si svolge il 1° maggio 1994, perde la vita il pilota brasiliano pluricampione del mondo Ayrton Senna. La sua morte getta nel lutto il mondo della Formula 1 e suscita grandissima emozione nel suo paese dove il pilota è un simbolo dell’orgoglio nazionale. In Brasile vengono proclamati tre giorni di lutto nazionale. Trentaquattrenne, Ayrton Senna, ha partecipato a centosessanta Gran Premi di Formula 1 vincendone quarantuno ed è stato Campione del Mondo di Formula 1 nel 1988, 1990 e 1991.
30 aprile, 2021
30 aprile 2004 - Gang e Crifiu insieme a Cutrofiano

29 aprile, 2021
29 aprile 1986 - Chernobyl, una lezione da non dimenticare

28 aprile, 2021
28 aprile 1916 – Ferruccio, l’inventore della Lamborghini

27 aprile, 2021
27 aprile 2002 – Giovanna Marini, domande e risposte su un disco e un concerto

«È inesatto parlare di me e Francesco De Gregori insieme in concerto, perché il concerto è suo e io sono ospite». Così, con la sua consueta modestia Giovanna Marini, il 27 aprile 2002 si schernisce di fronte al cronista che cerca di strapparle qualche impressione su “Viva l’Italia”, il concerto in programma quella sera e la successiva all’Auditorium – Parco della musica di Roma che la vede sullo stesso palco con De Gregori. «Conosco Francesco da almeno trent’anni, quando lo ascoltavo o, meglio, ci ascoltavamo, al Folkstudio. Mi piacciono i suoi pezzi anche se, come ho già detto tante volte, non capisco niente di country, rock e generi simili. Non appartengono alla mia cultura musicale e quindi non me li sento addosso. Trovo, però, che quello sia un mondo sonoro che ci sta vicino, che è prossimo alla nostra esperienza di cantanti della tradizione popolare. Canzoni come le mie, quelle di Gualtiero Bertelli o Ivan Della Mea, pur viaggiando su onde differenti da quelle di De Gregori, finiscono per incontrarsi». E per due sere si incontreranno a Roma in uno spettacolo che ha per titolo “Viva l’Italia”. A proposito, c’è una ragione speciale per il titolo? «La risposta più banale che potrei darti è che si tratta del titolo di una canzone di Francesco, ma, appunto, sarebbe banale. Le ragioni sono più complesse e nascono dal fatto che in quel brano c’è un passaggio in cui si dice “viva l’Italia che resiste”. Trovo che, come ha dimostrato questo 25 aprile, nel nostro paese ci sia un’ondata di nuovo patriottismo in cui alla parola “patria” si sostituiscono libertà, diritti, democrazia. È una sorta di patriottismo senza patria che trovo stimolante e coinvolgente, una nuova resistenza». Come vivi questo periodo? «Non so se è politicamente corretto definirsi “ansiosi”, ma se devo definire il mio stato d’animo non conosco parole più precise. A me non vengono facili i discorsi politici, mi è più facile dare risposte emotive». Nessuna speranza, dunque? «No, non volevo dire questo. Non sono pessimista. Mi sembra, anzi, che in questi tempi si sia alzato il livello d’attenzione. Vedo atti politici di segno negativo ai quali corrispondono risposte immediate che fino a qualche tempo fa erano impensabili. Sentiamo che si sta giocando una partita difficile, forse decisiva sulla nostra vita e stiamo tutti sul chi vive. C’è una disponibilità maggiore a muoversi, a darsi da fare, a stare al fianco dei più deboli. Chissà, forse perché non sono l’unica a vivere emotivamente questi tempi…» Poi, pian piano, si scioglie e parla anche del concerto. Scopriamo così che sarà sul palco dall’inizio alla fine «Già, non sarà l’accoppiata tradizionale: un’ora per uno con qualche pezzo insieme. La presenza mia e del Quartetto Vocale sarà parte dell’intero spettacolo». Fermati un attimo. Prova a spiegare in poche parole che cos’è il Quartetto Vocale. «Il Quartetto Vocale nasce nel 1976 con lo scopo di eseguire musiche polifoniche da me composte che però mi ritrovavo a cantare quasi sempre da sola perché non avevo amici musicisti in grado di leggere la musica, né tantomeno di cantarla come avevo in mente io. Erano gli anni della ricerca e della canzone politica. In giro c’era tanta passione, ma poca conoscenza specifica in campo strettamente musicale. Proprio in quegli anni ho cominciato a scrivere molti madrigali che oggi fanno parte del repertorio del Quartetto Vocale». In qualche caso si può parlare di vere e proprie acrobazie vocali… «Si, concordo, anche se il merito non è mio, ma di Patrizia Bovi, Francesca Breschi e Patrizia Nasini. Quest’ultima è arrivata al Quartetto nel 1981, mentre Patrizia Bovi e Francesca sono con me dal 1990. il merito della straordinaria freschezza scenica dell’insieme è tutto loro. Io scrivo le partiture, loro si inventano il modo di cantare e ogni volta che ci incontriamo sul palco è una grande gioia». Quale Giovanna Marini sarà sul palco al fianco di De Gregori? «La Giovanna Marini di sempre. Interverremo in qualche brano di Francesco e lui darà il suo apporto ai nostri». Qualche anticipazione sulla scaletta… «La stiamo costruendo insieme nelle prove. Posso già dirti, però, che per quel che riguarda il nostro repertorio presenteremo il Canto per il giudice Falcone, il Lamento per la morte di Pasolini, uno struggente Lamento albanese accompagnato da un “Kyrie” ascoltato nella liturgia di Piana degli Albanesi e poi, come poteva mancare?, Nina di Gualtiero Bertelli, una canzone che amo moltissimo. Con Francesco, invece, ci lanceremo in una serie di canzoni popolari. Oltre a L’attentato a Togliatti faremo anche La partenza degli italiani per l’Albania, che ascoltata in un periodo in cui gli Albanesi si imbarcano per venire in Italia, assume un sapore particolare…».
26 aprile, 2021
26 aprile 1921 – Il piccolo Tajoli ha la poliomielite

25 aprile, 2021
25 aprile 1913 – Earl Bostic, il jazzista che non disprezzava il rhytm and blues

25 aprile 1913 a Tulsa, in Oklahoma nasce il clarinettista e sassofonista Earl Bostic. Comincia a suonare il clarinetto quando è ancora ragazzo, perfezionandosi negli studi di musica all'università di Xavier a New Orleans, seguendo dei corsi di armonia, teoria e composizione e cimentandosi con vari strumenti. È ancora adolescente quando ottiene i suoi primi ingaggi professionali con le orchestre che suonano sui battelli fluviali e in particolare con quelle di Charlie Creath e di Fats Marable senza peraltro incidere dischi. Nei corso degli anni Trenta si trasferisce a New York dove lavora con le orchestre di Edgar Hayes, Don Redman, Hot Lips Page e Cab Calloway, prima di formare una sua orchestra nella quale suona tutti i sassofoni, il clarinetto, la tromba e la chitarra, mettendo a frutto le lezioni prese all'università di Xavier. Nel 1939 viene ingaggiato per la prima volta dall'orchestra di Lionel Hampton, con la quale registra i suoi primi dischi degni di nota. Nel 1941 è al Mimo's Club di Harlem alla testa di una sua formazione con la quale lavora per circa due anni. Successivamente si riassocia ad Hampton e a partire dal 1945 comincia ad agire come capo orchestra evolvendo il suo stile. Se i suoi primi dischi registrati per la Majestic possono ancora farsi rientrare nel filone swing, infatti, quelli successivi, registrati per la Gotham e la King appartengono più al rhythm and blues che al jazz, anche se si tratta di un rhythm and blues di alto livello, sia per la sua indubbia abilità solistica, sia per le sue rilevanti doti di arrangiatore, sia infine per l'apporto di prim'ordine forbitogli dal musicisti di cui si avvale: da John Coltrane a Stanley Turrentine, da Blue Mitchell a Benny Goison, da Benny Carter a Sir Charles Thompson, da Barney Kessel a Joe Pass. Le sue registrazioni di Temptation, Flamingo, Sleep, Moonglow, Cherokee, vendute in milioni di copie, gli danno una straordinaria popolarità, contribuendo ad avvicinare al jazz molti giovani provenienti dal rhythm and blues. Muore nel 1965 a soli cinquantadue anni.
24 aprile, 2021
24 aprile 1975 – L’ultimo squalo

23 aprile, 2021
23 aprile 2004 – I Radiodervish e i 100.000 uccelli di Simurgh

22 aprile, 2021
22 aprile 1946 – Nannarella, voce di Roma

21 aprile, 2021
21 aprile 1935 - Don Habib, non soltanto contrabbasso
Il 21 aprile 1935 nasce a Montreal, in Canada, il contrabbassista e compositore Don Habib, all’anagrafe Donald Habib Proveniente da una famiglia di musicisti studia per sei anni al Provincial Conservatory di Montreal e poi con Carmine Caruso e Benny Baker a New York. All' Eastman School il suo insegnante di contrabbasso è Fred Zimmerman, quello di composizione è Jimmy Giuffré, quello di improvvisazione è Adolphe Sandole, mentre per l’arrangiamento e l’orchestrazione si avvale degli insegnamenti di Rayburn Wright e Manny Albam. Musicista assai versatile, suona anche la tromba, il pianoforte e le percussioni. Tra i grandi jezzisti con i quali ha avuto occasione di suonare ci sono Charlie Mariano, Jay Jay Johnson, Paul Bley, Sonny Stitt, René Thomas, Maynard Ferguson, Toshiko, Michel Legrand e Skitch Henderson.
Iscriviti a:
Post (Atom)