L’8 luglio 1961 tutti protagonisti del giovane movimento rock italiano si danno appuntamento per il 1° Festival del romano Rock and Roll al Cinema “Maestoso” della capitale. Di fronte a una folla impressionante di persone scatenate si esibiscono i migliori esponenti del genere. Adriano Celentano è la star della giornata insieme a Little Tony, Ghigo e Guidone, ma non mancano exploit anche tra gli artisti meno conosciuti. La sedicenne Lidia La Gatta, una delle esponenti più underground del movimento, alla fine della sua esibizione si lancia direttamente sul pubblico. Il refolo è diventato un tornado e Celentano ne sta diventando il profeta indiscusso.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
08 luglio, 2021
07 luglio, 2021
7 luglio 1987 - André Dassary, il basco che si schierò con Pétain
Il 7 luglio 1987 muore il cantante André Dassary destinato a restare nella storia della canzone francese per molte ragioni. Alcune sono nobili altre molto meno. Tra le ragioni più nobili c’è quella di essere stato a lungo il cantante delle orchestre più popolari degli anni Trenta e Quaranta, da quella di Ray Ventura a quelle di Marcel Cariven e Wal-Berg. Ugualmente importante e positivo è il suo ruolo da protagonista della stagione d’oro dell’operetta d’oltralpe. Decisamente meno nobile è invece la sua adesione entusiastica a Révolution National, il progetto politico d’ispirazione fascista e collaborazionista con i nazisti messo in atto a partire dal 1940 dal maresciallo Philippe Pétain. Dassary diventa un po’ il cantore ufficiale del governo incidendo canzoni celebrative e di propaganda, compreso Maréchal nous voilà, l'inno nazionale della “nuova Francia”. Personaggio contraddittorio ma fondamentalmente sincero nel dopoguerra si ritrova alla sbarra con l’accusa di collaborazionismo con gli occupanti nazisti e con il governo fantoccio da loro insediato. A differenza di altri personaggi dello spettacolo di quel difficile periodo lui però non si nasconde dietro al paravento delle giustificazioni spicciole. Riconosce che l’accusa è fondata, evita di cercare scuse e, dopo aver ammesso le sue responsabilità, paga il debito contratto con la giustizia e alla fine viene perdonato dal pubblico. André Dassary nasce a Biarritz il 10 settembre 1912. Il nome con il quale viene registrato all’anagrafe, André Deyhérassary, denuncia l’appartenenza della sua famiglia all’orgoglioso e mai domo popolo basco. Le sue prime esperienze musicali avvengono proprio sulle arie tradizionali dei paesi baschi, mal tollerate e spesso proibite nelle due nazioni che si sono divise quel territorio: Francia e Spagna. La musica dovrebbe però restare soltanto un divertimento degli spensierati giorni dell’infanzia e della gioventù. Nelle intenzioni di suo padre, infatti, il giovane André dovrebbe trovare un lavoro nel settore alberghiero, in particolare in quello dei grandi alberghi dell’Europa degli anni Venti e Trenta. Il ragazzo muove i primi passi come apprendista tuttofare alla Villa Héliante, un albergo di Biarritz, la sua città. Poi, sempre su consiglio del padre, parte per la Gran Bretagna e lavora come apprendista “maître” all Hôtel Savoy di Londra. Quando si conclude l’esperienza britannica se ne va a lavorare all’Hotel Maria Cristina di San Sebastian in territorio spagnolo. Al compimento del ventesimo anno, nel 1932, viene chiamato a prestare il servizio militare obbligatorio a Bordeaux. Costretto a restare nella città per molto tempo si iscrive ai corsi di canto del locale conservatorio. La scelta è motivata un po’ dalla passione, un po’ dal tentativo di scacciare la noia e ripetitività della vita militare ma soprattutto dal fatto che la partecipazione ai corsi gli consente di usufruire di permessi supplementari di libera uscita. L’impegno e il talento naturale gli permettono di eccellere in tutte le discipline dei corsi, dal canto all’opera, all’operetta. Nei corsi del conservatorio incontra anche il primo grande amore della sua vita. Il 21 dicembre 1935 André si sposa con Marie-Madeleine Bergès, una pianista pluripremiata e sua accompagnatrice nelle esibizioni al Conservatorio di Bordeaux. Dal loro matrimonio nasceranno quattro figli, una delle quali diventerà un’attrice molto popolare con il nome d’arte di Evelyne Dandry. Oltre alla musica l’altra passione del giovane André è lo sport. Il giovane pratica con molto impegno varie discipline, in particolare l’atletica leggera imponendosi nei campionati universitari e conquistando il titolo di Campione del Sud Ovest nei 1500 metri piani nel 1934. L’anno dopo viene selezionato come mediano d’apertura nella squadra di rugby della Côte d’Argent. In quel periodo trova anche il tempo di diplomarsi insegnante di educazione fisica iscrivendosi poi a corsi di specializzazione in kinesiterapia. Proprio nella veste di tecnico viene chiamato ad accompagnare la squadra nazionale francese ai giochi universitari del 1937. L’attività sportiva non gli impedisce di dedicarsi alla musica partecipando a molti concorsi radiofonici. La sua esecuzione di Ay ay ay, un brano scritto sui registri da tenore che gli consente di mettere in mostra le sua straordinarie qualità vocali. Proprio in quel periodo conquista il soprannome di “Ténor à la voix d’or”, tenore dalla voce d’oro, che non l’abbandonerà più fino alla fine. Nonostante i successi e le critiche positive probabilmente la musica resterebbe per André più un hobby che una professione senza l’intervento di Danielle Darrieux e Fred Pasquali. I due lo ascoltano nel 1938 in occasione di un concorso radiofonico e il secondo gli offre un ruolo importante nell’operetta “Le Roi du Cirque”. André rifiuta. L’offerta economica è troppo scarsa per consentirgli di non lavorare e l’impegno richiesto gli renderebbe impossibile mantenere il lavoro. La Darrieux e Pasquali, che intuiscono il suo talento, non s’arrendono e ne parlano a Ray Ventura. Il grande maestro, dopo averlo conosciuto, gli propone di entrare a far parte dei suoi Collégiens come secondo cantante visto che il primo c’è già e si chiama Paul Misraki. André accetta e accetta anche di cambiare il suo nome da Deyhérassary in Dassary. La sua voce si lega così ad alcuni successi dell’orchestra di Ray Ventura come Dans mon coeur, Soir indigo o Sur deux notes. Nel 1939 l’esercito ha di nuovo bisogno di lui perchè è in arrivo una nuova guerra. Spedito al fronte viene catturato dalle truppe tedesche. Dopo la resa delle truppe francesi e l’occupazione nazista della Francia viene liberato anche perchè è tra i più accesi sostenitori delle posizioni del regime collaborazionista del maresciallo Pétain. Ad aspettarlo non c’è Ray Ventura che di fronte alle prime scelte antisemite del governo francese, avendo in organico molti musicisti d’origine ebrea, ha deciso di lasciare la Francia e di trasferirsi in Svizzera con una parte dei suoi Collégiens. André Dassary fa scelte diverse e in breve tempo diventa uno dei personaggi più popolari della scena musicale francese. Dopo una lunga serie di concerti nel 1941 fa il suo debutto nell’operetta interpretando “L’auberge qui chante”. Il giorno della “prima” il suo nome sui manifesti è al sesto posto dopo quelli degli “specialisti” Laverne, Boucot, Nina Miral, Madeleine Mathieu e Odette Moulin. La su voce da tenore e la sua prestanza scenica entusiasmano il pubblico al punto che gli impresari, d’intesa con la direzione del teatro, decidono di far ristampare i manifesti. In quelli nuovi il suo nome figura al di sopra del titolo dell’operetta ed è accompagnato dalla scritta (in verità un po’ eccessiva): “la rivelazione del secolo”. Dopo la Liberazione André Dassary, accusato di collaborazionismo, paga il suo debito con la giustizia e ricomincia da capo senza atteggiarsi a vittima di chissà quale macchinazione. Il pubblico apprezza il suo atteggiamento dignitoso e quando, terminato il periodo dell’epurazione, torna sulle scene dell’ABC lo accoglie con calore e simpatia. Pur non rinunciando a esibirsi in concerto concentra la sua attività sull’operetta, un genere che sente più adatto alle sue possibilità vocali e che gli consente di esprimere meglio anche il suo talento recitativo. Lavori come “Chanson gitane” del 1946 o “Symphonie portugaise” del 1949 fanno il giro del mondo ampliando la sua popolarità anche al di fuori dei confini francesi. Nel 1952 gli viene consegnato il Disco d’oro per aver totalizzato un milione di dischi venduti. Negli anni Sessanta, di fronte all’affermarsi sulla scena musicale di nuove mode, nuovi generi e nuovi protagonisti sceglie di diminuire progressivamente la sua attività anche se la sua voce continua a entrare nelle case grazie all fatto che la sua La marche des sports viene scelta come sigla delle trasmissioni sportive della radio. All’inizio degli anni Settanta annuncia il suo ritiro dalle scene. Muore il 7 luglio 1987.
06 luglio, 2021
6 luglio 1990 – Se ne va Beniamino Maggio
Il 6 luglio 1990 muore Beniamino Maggio, uno dei personaggi di culto della canzone napoletana del Novecento. Nato a Napoli il 6 agosto 1907 è figlio di Mimì Maggio. Nel mondo dello spettacolo debutta nel 1913 interpretando Canzone garibaldina al fianco del trasformista Serafino Mastracchio. Successivamente si specializza nel repertorio di Armando Gill e nel dopoguerra gode di una buona popolarità anche come attore cinematografico. Muore il 6 luglio 1990 colpito da un ictus cerebrale la sera della trecentesima replica dello spettacolo “Na sera ‘e maggio”.
05 luglio, 2021
5 luglio 1950 – La fine del bandito Giuliano
Il 5 luglio 1950 viene trovato morto Salvatore Giuliano, il bandito, il secessionista siciliano, l’uomo accusato della strage di Portella delle Ginestre. Il suo astro di alfiere della ribellione siciliana comincia a declinare il primo maggio 1947 quando le organizzazioni sindacali e i partiti della sinistra hanno dato appuntamento ai propri militanti e ai lavoratori della provincia di Palermo in una piana di Portella della Ginestre per celebrare la Festa del Lavoro. È un periodo di grandi mobilitazioni con occupazioni di terre per chiedere la Riforma Agraria e la redistribuzione delle terre dei latifondisti dell’isola. Il comizio è appena iniziato quando dalle alture che circondano la piana si abbatte sugli intervenuti una pioggia di piombo. Al termine della sparatoria restano sul terreno undici morti e moltissimi partecipanti alla manifestazione vengono feriti. L’agguato è opera della banda di Salvatore Giuliano, ma in molti sospettano complicità con apparati dello stato e con i grandi latifondisti della zona. Nato a Montelepre, in provincia di Palermo, nel 1922, Giuliano muove i primi passi nel movimento indipendentista siciliano, finanziato da americani, inglesi e latifondisti, di cui diventa una sorta di braccio armato. Dal 1943 al 1950 la sua banda si rende protagonista di molte azioni terroristiche in varie zone del palermitano. Dopo la strage di Portella della Ginestra da più parti si chiede di far luce sulla reale consistenza delle sue attività, sui mandanti e sulle protezioni di cui sembra godere. Il suo corpo verrà trovato il 5 luglio 1950 nel cortile di una casa di Castelvetrano. La prima versione ufficiale parla di un conflitto a fuoco con i carabinieri, ma poi si saprà che è stato tradito e ucciso dai suoi stessi compagni. Gran parte delle vicende che lo riguardano restano, però, avvolte nel mistero anche per la scomparsa dei testimoni. Il suo luogotenente Gaspare Pisciotta prima di poter essere interrogato muore avvelenato nel carcere dell’Ucciardone e analoga sorte colpisce, uno dopo l’altro, quanti hanno avuto a che fare con le vicende della banda. Nel 1960 Franco Rosi realizzerà un film sulla vicenda destinato a divenire uno dei modelli di riferimento per il cinema d’inchiesta in Italia.
04 luglio, 2021
4 luglio 1952 - Casaroli, dalla X Mas alle rapine
Il 4 luglio 1952 inizia il processo contro Paolo Casaroli, leader di una banda di rapinatori. Tutto inizia a partire dal mese di ottobre 1950 quando dieci persone terrorizzano l’Italia con rapine a mano armata e sparatorie da film. Il capo della banda si chiama Paolo Casaroli. A ottobre mettono a segno il primo colpo a Binasco, poi a Genova, nel mese di novembre a Torino e in dicembre a Roma, dove viene ucciso il direttore del Banco di Sicilia. Adottano tecniche simili a quelle dei gangsters d’oltreoceano con automobili, armi da fuoco e grande rapidità. La stampa ribattezza la banda “gangster di celluloide”. La loro cattura è in linea con il soprannome, con dispendio di fuoco e tanto sangue. catturarli è necessario un nuovo spargimento di sangue. La questura di Bologna riesce a risalire a Casaroli, partendo dall’auto usata per la rapina di Roma. Per arrestarlo vengono inviati a casa sua due agenti, Giuseppe Tesoro e Giancarlo Tonelli. Casaroli e il suo braccio destro Romano Ranuzzi centrano con un colpo al fegato Tonelli e fuggono a piedi per le strade di Bologna. Nella fuga freddano un ex brigadiere dei carabinieri, Mario Chiari, che cerca di fermarli, poi sparano a un vigile, Luigi Zedda, che resta a terra ferito, quindi uccidono un taxista e cercano di impadronirsi di un auto. Braccati finiscono per non avere via d’uscita. Ranuzzi, ferito all’inguine, si spara per non essere preso vivo mentre Casaroli viene catturato. La violenza di Paolo Casaroli più che dai film polizieschi nasce dalla sua storia personale. Nel 1943, uscito dall’istituto Artigianelli di Faenza, si arruola volontario nella X MAS, comandata da Junio Valerio Borghese e combatte nelle file della Repubblica Sociale. Finita e persa la guerra contro i partigiani decide di combatterne un’altra contro le banche insieme al fido Romano Ranuzzi, un tipo introverso e solo al mondo. Ogni rapina viene vissuta come una battaglia di una guerra personale che si conclude con la cattura. Il 4 luglio 1952 quando si apre a Bologna il processo a lui e alla sua banda Casaroli i benpensanti mettono sotto accusa la violenza dei film polizieschi americani, facendo finta di non vedere la triste esperienza nella Repubblica Sociale. Nel 1962 Florestano Vancini gira un film dedicato alla vicenda affidando a Renato Salvatori il ruolo di Casaroli.
03 luglio, 2021
3 luglio 1930 - Ronnell Bright, jazzista per caso
Il 3 luglio 1930 nasce a Chicago, nell’Illinois, il pianista Ronnel Bright, approdata al jazz quasi per caso dopo una formazione musicale squisitamente accademica e l’intenzione di diventare un’acclamata concertista. Inizia lo studio del pianoforte all'età di sei anni e in seguito completa la sua formazione presso la Juilliard School of Music e la Roosevelt University. Si avvicina al jazz nel periodo del servizio militare, prestato in Marina. Proprio durante il periodo trascorso sotto le armi affina la sua preparazione frequentando i corsi dell'Accademia Musicale della Marina insieme, tra gli altri, ai fratelli Nat e Cannonball Adderley. Terminato il periodo della leva lavora a Chicago con il gruppo del contrabbassista Johnny Pate. Nel 1957 forma un proprio trio con cui suona a New York. In quel periodo è anche il compagno musicale del clarinettista Rolf Kuhn. L’anno dopo prende il posto di Jimmy Jones come accompagnatore di Sarah Vaughan, e nel 1961 diviene il pianista del gruppo di Lena Horne. Nel 1963 si esibisce anche come cantante, oltre che nel ruolo di pianista. Un anno dopo, in gennaio, assume l'incarico di pianista, direttore musicale e arrangiatore della cantante Nancy Wilson. Comincia, inoltre, a ricoprire ruoli di attore in film televisivi e cinematografici (partecipa a lavori come “They Shoot Horses Don't They”, “Lepke”, “Don Adams Special”, “Mannix”, ecc.). Dal 1970 al 1974 lavora per il “Flip Wilson TV Show”, come pianista nell'orchestra di George Wyle. L'anno dopo inizia un'intensa attività didattica, pur continuando a lavorare, in particolare come arrangiatore, per la radio e la televisione e comparendo, nella veste di pianista, con il gruppo Supersax con cui incide il disco Supersax Plays Bird. Pianista dotato di ottime doti tecniche, è un accompagnatore raffinato, un arrangiatore e un compositore di squisita eleganza per artisti come come Cal Tjader, Bill Henderson, Horace Silver, Blue Mitchell, Sarah Vaughan, Nancy Wilson, Lena Horne e moltissimi altri.
02 luglio, 2021
2 luglio 2000 - La Francia vince gli Europei di calcio contro l’Italia
Il 2 luglio 2000 a Rotterdam si gioca la finale dei Campionati Europei di Calcio. Di fronte ci sono le squadre dell’Italia, allenata da Dino Zoff e della Francia, allenata da Roger Lemerre. In tribuna accanto alla Regina d'Olanda ci sono il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi e il presidente francese Jacques Chirac. La finale sembra un po’ la riedizione dell'incontro giocato due anni prima ai mondiali francesi. All’epoca i galletti dopo aver battuto gli azzurri ai calci di rigore si laurearono poi campioni del mondo. Questa volta la partita sembra avviarsi su binari ben diversi con l’Italia che ribatte colpo su colpo ai tentativi degli avversari e i francesi che fanno fatica a esprimere il loro solito gioco. All’inizio del secondo temnpo gli azzurri passano in vantaggio con Delvecchio su cross di Pessotto, a sua volta servito da una magia di tacco di Francesco Totti. Subìto il gol i francesi cominciano ad attaccare in maniera massiccia alla ricerca del pareggio. Quando l’Italia sta già pregustando il trionfo, in pieno recupero a tempo ampiamente scaduto i francesi agguantano il pareggio con un tiro rasoterra angolato di Wiltord. L’imprevisto epilogo lascia un segno sul morale degli azzurri e mette le ali ai piedi ai loro avversari che al 13’ con Trezeguet segnano il gol che vale la conquista del titolo europeo.
01 luglio, 2021
1° luglio 1988 – L’ultimo concerto del Quartetto Cetra
Il 1° luglio 1988 il Quartetto Cetra si esibisce a Bologna in quello che verrà considerato l'ultimo concerto in pubblico del gruppo in formazione completa. Il 2 dicembre dello stesso anno, infatti, muore Tata Giacobetti. I tre componenti rimasti non lo sostituiscono e scelgono di esibirsi sotto il nome de “I Cetra” eliminando il termine “Quartetto”. La scomparsa di Felice Chiusano, avvenuta a Milano il 3 febbraio 1990 mette fine per sempre alla loro storia. L’elenco dei riconoscimenti ottenuti nella loro carriera è lunghissimo e va dalla Maschera d’oro e dal Microfono d’Argento del 1956, al Telegatto del 1982. I quattro componenti del gruppo vengono insigniti dei titoli di Cavalieri del lavoro nel 1985 e di Commendatori della Repubblica nel 1988
30 giugno, 2021
30 giugno 1937 - Hein Van Der Gaag l'autodidatta che sospese l’attività per studiare
Il 30 giugno 1937 nasce a Caracas, in Venezuela, il pianista Hein Van Der Gaag. Autodidatta, dopo aver sperimentato anche la batteria e il vibrafono esordisce come pianista nel 1953 con un proprio gruppo chiamato Hein Van Der Gaag's Rhythm Kings destinato a restare in vita fino al 1955 quando entra a far parte del Birdland Trio, e fonda il Shorty Van Der Gaag Sextet, con cui suona per altri due anni. Verso la fine degli anni cinquanta interrompe l’attività in pubblico per dedicarsi allo studio del suo strumento. Fino al 1961 studia privatamente con Heesen e frequenta il conservatorio dell'Aia, sotto la guida di Van Der Kraan. Nel frattempo, pur mantenendo la decisione di non esibirsi con continuità in pubblico di tanto in tanto accetta di partecipare a qualche manifestazione ottenendo diversi premi. Nel 1958 ottiene il 2° premio al festival di Loosdrecht e il 1° nell’ambito del concorso jazzistico bandito dalla Radio olandese. Ne1 1960 viene premiato a Koog a/d Zaan e all'Aia e nel 1961 ottiene un 1° premio a Delft. Sempre nel 1961 fa parte del Dutch Jazz Quintet e del Dutch Jazz Quartet, con cui compie una tournée in India e in Pakistan. Lavora inoltre con l'armonista Larry Adler. Nel 1965 collabora con il trombettista e flicornista Art Farmer e l'anno dopo affianca in varie occasioni musicisti quali il sassofonista Johnny Griffin, il batterista Art Taylor, il violinista Stuff Smith, il contrabbassista Niels Henninig Ørsted Pedersen e il trombettista Freddie Hubbard. Nel 1968 suona con il sassofonista Ben Webster. Nel 1975 collabora con il trombettista e violinista Ray Nance e inizia a lavorare con Toots Thielemans, con cui collabora fino al 1977. Successivamente si esibisce con il sassofonista Eddie "Lockjaw” Davis e con il trombettista Chet Baker.
29 giugno, 2021
29 giugno 1958 – Il primo trionfo del diciassettenne Pelè
Il campionato mondiale di calcio disputato in Svezia dall’8 al 29 giugno del 1958 è il primo, dopo il 1930, al quale non partecipa l’Italia che è stata eliminata dall’Irlanda del Nord nella fase di qualificazione. La finale mette di fronte la Svezia padrona di casa, dei fuoriclasse Hamrin, Gren e Liedholm, contro il Brasile di Vavà, Zagalo e di un diciassettenne che all’anagrafe si chiama Edson Arantes do Nascimento, ma il cui nome d’arte è Pelé. Vincono i brasiliani per 5 a 2. Il trionfo verdeoro esalta l’impressione lasciata a giornalisti e pubblico dal genio calcistico di quel ragazzo capace di fare con semplicità le cose più difficili con la palla tra i piedi. I mondiali di Svezia resteranno però nella memoria collettiva come “la prima ribalta internazionale” di Pelé. Il mondo resta incantato di fronte a quell’adolescente dal fisico minuto che inizialmente non dovrebbe neanche giocare ma che per la sua bravura finisce per guadagnarsi un posto nel terzo incontro del Brasile contro l'URSS formando con Garrincha e Vavá un trio d’attacco capace di meraviglie. Pelè ringrazia per la fiducia e la ripaga con un gol contro il Galles nei quarti di finale e con una tripletta contro la Francia in semifinale. Alla vigilia della finale della Coppa Rimet (così si chiama in quel periodo il trofeo destinato alla squadra vincitrice del Campionato del Mondo di calcio) anche i giornalisti svedesi sono convinti che la squadra di casa possa considerarsi soddisfatta di aver raggiunto la finale. Non sono in molti tra gli addetti ai lavori quelli che pensano che il Brasile possa lasciarsi sfuggire la finale, anche se quando si tratta del Brasile non si può mai dire. Tutti hanno ancora in mente la finale di otto anni prima quando i brasiliani padroni di casa erano stati sconfitti al Maracanà dall’Uruguay. Imprevisti e follie a parte, tutti pensano che sul piano tecnico il Brasile abbia almeno il settanta per cento delle probabilità di vincere. Risultato a parte, tutti si aspettano che Pelé lasci il suo personalissimo segno sulla partita. Le ore che precedono l’incontro sono state caratterizzate dalle bizze dell’arbitro scozzese Griffith, andatosene sbattendo la porta dopo essere stato escluso sia dalla finalina per il terzo posto che dalla finale per il titolo. L’incontro tra Svezia e Brasile viene diretto dal francese Guigue dopo che l'argentino Brozzi è stato l’arbitro della finalina vinta dalla Francia sulla Germania. Passato solo tre minuti dal fischio di inizio e la Svezia, inaspettatamente, si porta in vantaggio con un gol di Liedholm. I tifosi scandinavi hanno poco tempo per esultare perché pochi minuti dopo Vavà pareggia per il Brasile. Lo scampato pericolo scuote la squadra brasiliana e da quel momento la partita s’incanala sui binari previsti. La supremazia territoriale e di gioco del Brasile si fa asfissiante. Il ritmo frenetico imposto alla squadra da Didì fa perdere la testa agli svedesi. Segna ancora Vavà, poi Pelé e Zagalo. Quando mancano dieci minuti alla fine la Svezia accorcia le distanze con Simonsson, ma proprio allo scadere tocca a Pelé fissare il risultato definitivo sul 5 a 2 e finalmente capitan Bellini può sollevare la prima Coppa Rimet della storia del calcio brasiliano. Le due reti del giovane talento sono due esempi di classe sopraffina. Nella prima si esibisce in un “sombrero”, scavalcando l'ultimo difensore con la palla prima di depositarla in rete con delicatezza. Nel secondo gol si alza in cielo e intercetta il pallone con un colpo di testa che lascia senza possibilità il portiere svedese. Molto tempo dopo il difensore della squadra di casa Sigge Parling confesserà: «Dopo il quinto gol avevo voglia di applaudire». Il trionfo spaventa un po’ il diciassettenne Pelé che si mette a piangere per l’emozione consolato da Gilmar, il leggendario portiere della selezione verdeoro.
28 giugno, 2021
28 giugno 1915 - Henry Adler, creatore di talenti
Il 28 giugno 1915 nasce a New York il batterista Henry Adler. La sua importanza come musicista nella storia del jazz è relativa anche se per lungo tempo è stato considerato un musicista di buon mestiere, semplice ed efficace e come tale apprezzato. Dopo il debutto professionale avvenuto con il trombettista e cantante di New Orleans Wingy Manone, suona nei gruppi di alcuni dei protagonisti dell’epoca, come Red Norvo, Charlie Barnet, Georgie Auld e altri. Per sbarcare il lunario non disdegna di prestare la sua opera in gruppi e orchestre da ballo degli anni Trenta e Quaranta. Più interessante e fondamentale è il suo ruolo come insegnante. Sotto la sua guida crescono molti giovani percussionisti destinati poi a diventare famosi ed apprezzati, come Sonny Payne, Louis Bellson e Buddy Rich. A lui si deve anche un famoso metodo per lo studio della batteria scritto a quattro mani con Buddy Rich. Muore il 30 settembre 2008
27 giugno, 2021
27 giugno 1957 - Inizia in Spagna la produzione della Fiat 600 con il marchio Seat
Il 27 giugno 1957 negli stabilimenti Seat, la società nata dalla collaborazione con la FIAT, inizia la produzione della 600, la vettura che convincerà gli spagnoli a muoversi su quattro ruote, il simbolo della motorizzazione di massa del paese. Nonostante la delicata situazione politica della Spagna, da più di vent’anni sotto il tallone di una dittatura fascista, nel 1959 grazie alla linea di relazioni sindacali decisa dalla casa torinese viene firmato il primo Accordo Sindacale della storia della Seat. L’azienda spagnola è vivace e mostra potenzialità inaspettate come quando, nel 1964, con una produzione giornaliera di trecento vetture si piazza tra i maggiori costruttori di autoveicoli in Europa. Sono anni di grande sviluppo che vedono il marchio Seat stabilire un ponte con il sudamerica attraverso un accordo d’esportazione con la Colombia. Nello specifico si tratta di un’operazione quasi esclusivamente simbolica, vista l’elevata domanda del mercato interno, ma finirà per rivelarsi azzeccata sia sul piano dell’immagine che su quello del posizionamento commerciale futuro. Nel 1968 dagli stabilimenti di Barcellona esce la milionesima Seat. È una 124 gialla e viene data in premio al vincitore del concorso radiotelevisivo “Un milione per il migliore”.
26 giugno, 2021
26 giugno 1935 - Maria Monti, cantante e attrice
Il 26 giugno 1935 nasce a Milano, l'attrice e cantante Maria Monti, all'anagrafe Maria Monticelli. Pur senza arrivare al grandissimo successo commerciale dalla metà degli anni Cinquanta alla metà degli anni Settanta, è uno dei personaggi più singolari della canzone italiana. Dotata di una voce molto espressiva pubblica vari dischi e nel 1961 partecipa al Festival di Sanremo interpretando, in coppia con Giorgio Gaber, Benzina e cerini. Nei primi anni Settanta è una delle protagoniste della rinascita del folk e si esibisce in coppia con il chitarrista Luca Balbo. Di questo periodo resta una testimonianza nel doppio album live Dalla, De Gregori, Monti, Venditti. Bologna, pubblicato nel 1975 e registrato il 2 settembre 1974 nel corso di un memorabile concerto al Festival dell'Unità di Bologna. Maria Monti lavora anche in teatro, in televisione e nel cinema dando ottime prove del suo talento, come dimostra la sua interpretazione nel film "Novecento" di Bernardo Bertolucci.
25 giugno, 2021
25 giugno 1934 - Sonny Freeman, il batterista preferito da B. B. King
Il 25 giugno 1934 nasce a Houston, in Texas Sonny Freeman. Considerato dai puristi jazz uno dei pochi batteristi meritevoli di particolare attenzione nel campo del blues moderno, Sonny Freeman è stato per lungo tempo il percussore ritmico dei gruppi di B. B. King. Il suo pregio fondamentale è quello di essere qualcosa in più di un semplice sostegno ritmico. Sono proprio la sua capacità di accentuare i momenti meno densi di effetti e la sua abilità nel punteggiare quelli già colmi di lirismo ad attirare l'attenzione degli addetti ai lavori e a farlo diventare una delle colonne della band di B. B. King. Il cantante e chitarrista del Mississippi lo ingaggia nel 1959 e dal quel momento lo tiene con sé per lungo tempo. Sonny Freeman è presente praticamente in tutte le tournée di B. B. King e in tutti i suoi concerti più significativi. Suo fratello Wilbert è stato il bassista di B. B. King.
24 giugno, 2021
24 giugno 1928 - Bill Grah, tra jazz e pop
Il 24 giugno 1928 a Bergisch Gladbach, nei pressi di Colonia, nasce il vibrafonista, pianista e fisarmonicista Bill Grah. Dopo la seconda guerra mondiale comincia a suonare jazz dando vita anche al Club 47 uno dei più noti jazz club di Colonia. Nel 1954 entra a far parte dell'orchestra di Fatty George con cui resta fino al 1958, anno in cui forma un proprio quartetto con Roland Kovac al piano, Toni Stricker, al violino, suo fratello Heinz al basso e Bob Bluemhoven alla batteria. Curioso e non troppo ligio alle formalizzazioni dei generi negli anni Sessanta dà vita a una lunga serie di proprie orchestre di musica da ballo. Torna poi al jazz a partire dagli anni Settanta alternando l'attività in proprio a quella con la Barrelhouse Jazzband. Muore a Vienna il 17 settembre 1996.
23 giugno, 2021
23 giugno 1972 - Fabio Bonetti, in arte Volo
Il 23 giugno 1972 nasce a Calcinate, in provincia di Bergamo, Fabio Bonetti, più conosciuto come Fabio Volo. Bresciano a tutti gli effetti e orgoglioso di esserlo pur essendo nato (per caso, come dice lui) in provincia di Bergamo Fabio Volo è uno dei più eclettici tra i personaggi affermatisi in questi ultimi anni nello spettacolo italiano. Scrittore, conduttore radiofonico e televisivo, attore cinematografico, televisivo e teatrale si è sperimentato su vari fronti senza mai sfigurare. Figlio di un fornaio dopo le medie alterna lavoretti saltuari all’attività nella panetteria paterna coltivando la speranza di sfondare nel mondo dello spettacolo. Tra il 1994 e il 1995 registra alcuni brani dance per la Media Records tra cui Volo, la canzone che si dice abbia ispirato il suo nome d’arte. I dischi non sono granché ma contribuiscono a farlo conoscere nell’ambiente dello spettacolo. La svolta inizia nel 1996 quando diventa una delle voci più popolari di Radio Capital. Il successo radiofonico gli apre le porte della televisione. A partire dal mese di novembre del 1998 conduce la prima di ben tre edizioni del programma “Le Iene” su Italia 1. Nel 2000 pubblica il suo primo libro, “Esco a fare due passi”, che ottiene un risultato di proporzioni inaspettate vendendo oltre trecentomila copie. Nel 2002 anche il cinema si accorge di lui. Fabio Volo debutta con successo nel film "Casomai" di Alessandro D'Alatri. Sempre nel 2002 recita una parte nel cortometraggio "Playgirl" di Fabio Tagliavia. L’interpretazione gli vale un premio speciale nell'ambito della 40° edizione degli Incontri Internazionali del Cinema di Sorrento. L’anno dopo anche il suo secondo libro “È una vita che ti aspetto” scala le classifiche di vendita. Sempre nel 2003 debutta come attore teatrale in “Il mare è tornato tranquillo” scritto e diretto da Silvano Agosti. Nel 2005 è il protagonista del film "La febbre" di Alessandro D'Alatri e nel 2006 pubblicato il suo terzo libro “Un posto nel mondo”. Nel 2007 torna al cinema con due film: "Manuale d'amore 2 - Capitoli successivi" di Giovanni Veronesi e "Uno su due" di Eugenio Cappuccio che lo vede anche nell’inedito ruolo di sceneggiatore. Nello stesso anno pubblica anche il suo quarto libro dal titolo “Il giorno in più”. Nel 2008 è il protagonista del film "Bianco e nero" di Cristina Comencini oltre a prestare la sua voce a Po, il panda protagonista del film d'animazione della DreamWorks "Kung Fu Panda".
22 giugno, 2021
22 giugno 1963 – Parte la seconda edizione del Cantagiro
Se nella prima edizione del Cantagiro la lotta tra i giovani e gli esponenti della melodia tradizionale si è combattuta fino all’ultimo giorno in un testa a testa equilibrato, nella seconda, che si svolge dal 22 giugno al 5 luglio 1963, i giovani vincono a mani basse. L’unico capace di contrastare lo strapotere giovanile è il solito Luciano Tajoli che, nonostante il sesto posto nella classifica finale vince ben cinque tappe, eguagliando il record stabilito l’anno prima da Adriano Celentano. Tajoli risulta il più votato dalle giurie a Lido di Jesolo, Livorno (a pari merito con Peppino di Capri), a Terni (a pari merito con Peppino di Capri), a Viterbo e a Fiuggi. Il vecchio leone è però costretto a cedere quando iniziano gli scontri diretti e nei quarti di finale viene eliminato da Little Tony.
Questa è la classifica finale :
1° Peppino Di Capri con Non ti credo;
2° Little Tony con Se insieme a un altro ti vedrò;
3° Donatella Moretti con Cosa fai dei miei vent’anni.
4° Gino Paoli con Sapore di sale;
5° Nico Fidenco con Se mi perderai;
6° Luciano Tajoli con Basta che tu sia qui;
7° Giacomo Rondinella con Canto all’amore;
8° Nunzio Gallo con Non era per sempre.
Questa è la classifica finale :
1° Peppino Di Capri con Non ti credo;
2° Little Tony con Se insieme a un altro ti vedrò;
3° Donatella Moretti con Cosa fai dei miei vent’anni.
4° Gino Paoli con Sapore di sale;
5° Nico Fidenco con Se mi perderai;
6° Luciano Tajoli con Basta che tu sia qui;
7° Giacomo Rondinella con Canto all’amore;
8° Nunzio Gallo con Non era per sempre.
21 giugno, 2021
21 giugno 1991 - A Padova il primo Festival hip hop
Il 21 giugno 1991 al Papessa Club di Padova si svolge il “Primo Festival italiano di musica e cultura hip hop”. La manifestazione rappresenta la definitiva consacrazione di nuovi generi come il rap e il ragamuffin, che in Italia, utilizzando largamente anche i dialetti, percorreranno una strada decisamente originale rispetto ai modelli stranieri cui fanno riferimento. Nel panorama musicale italiano questi generi rivendicano l’eredità della canzone politica degli anni Sessanta e Settanta e, supportati da testi aggressivi, conquistano una larga fascia di giovani grazie a canzoni come Batti il tuo tempo degli Onda Rossa Posse, Fight da Faida di Frankie Hi-NRG, Radio gladio di Sergio Messina, No Games di MC Fresh o Can’t hold us back dei South Force. Il genere suscita l’attenzione delle major discografiche e, soprattutto nel caso del rap, vedrà il crescere parallelo di percorsi meno ostici, più commerciali, che promuoveranno molti nuovi protagonisti della musica leggera italiana come Jovanotti o gli Articolo 31.
20 giugno, 2021
20 giugno 1920 – Little Tom Jefferson, l'erede di Armstrong
Il 20 giugno 1920 nasce a Chicago, nell’Illinois, il trombettista Thomas Jefferson chiamato Little Tom Jefferson. Per la verità alcune biografie lo fanno nascere sempre il 20 giugno ma del 1923 a New Orleans, in Louisiana. Comincia a suonare la batteria da ragazzo, passando successivamente al corno francese e alla tromba. Ottiene i suoi primi ingaggi professionali a New Orleans nella Jones' Home Band l’orchestra nella quale si esibiscono anche Peter Davis, Kid Rena e Red Allen. Nel 1936 si aggrega alla Tuxedo Orchestra di Oscar Celestin e, successivamente, alle formazioni di Sidney Desvignes, Jimmy Davis, Jump Jackson, John Casimir. Negli anni Quaranta suona regolarmente al Paddock, uno dei più rinomati cabaret di Bourbon Street e nel decennio successivo suona e incide con le orchestre di Santo Pecora, Octave Crosby, Johnny St. Cyr, Raymond Burke e George Lewis. Con uno stile molto vicino a quello di Louis Armstrong di cui è un fervente ammiratoreviene considerato uno tra i migliori trombettisti in assoluto del New Orleans revival. Negli anni Sessanta forma una sua jazz band di cui fanno parte anche Frog Joseph, Sam Dutrey, Armand Hug, Lester Santiago, Paul Barbarin e altri musicisti. Insieme ad Alvin Alcorn è considerato uno dei pochi musicisti che cercano di far sopravvivere il messaggio muiscale di Louis Armstrong.
18 giugno, 2021
18 giugno 1909 - Ray Bauduc, una delle migliori batterie dixieland
Il 18 giugno 1909 a New Orleans, in Louisiana, nasce Ray Bauduc, uno dei migliori batteristi dixieland della storia del jazz. Figlio di un trombettista e fratello del banjoista Jules porta ancora i pantaloni corti quando debutta al Thelma Theatre di New Orleans. Il suo primo ingaggio importante arriva dai fratelli Dorsey che lo inseriscono nella loro Wild Canaries. Successivamente dal 1924 al 1926 fa parte del gruppo di Johnny Bayersdorffer. Trasferitosi a New York, registra con gli Original Memphis Five di Phil Napoleon e Miff Mole per la Parlophone, suona nell'orchestra diretta da Joe Venuti e poi entra a far parte di quella del pianista Fred Rich. A soli diciannove anni è guardato con molto rispetto dai grandi protagonisti della scena jazz dell'epoca. Sul finire del 1928, Ben Pollack lo chiama a far parte della sua orchestra, cedendogli il ruolo di batterista per dedicarsi esclusivamente alla direzione orchestrale. Con questa formazione, Ray rimane fino 1934, quando, dopo la scissione che spacca in due l'orchestra di Pollack, entra insieme a Gil Rodin e a molti migliori solisti del gruppo nella big band di Bob Crosby. In questa esperienza che dura fino al 1942 Bauduc si mette in luce come uno dei più grandi batteristi di scuola dixieland che il jazz abbia mai avuto, ottenendo tra l'altro il riconoscimento di miglior batterista del mondo in uno dei referendum indetti intorno agli anni Quaranta dalla rivista specializzata Down Beat. Dopo la parentesi bellica forma insieme a Gil Rodin un'orchestra a suo nome e l'anno dopo dà vita a un settetto dixieland. Dal 1948 al 1950 è con Jimmy Dorsey e nel 1952 entra nell'orchestra di Jack Teagarden. Nel 1955 forma con Nappy Lallare un'orchestra dixieland in sui suonano molti vecchi colleghi delle esperienze precedenti, tra cui Matty Matlock ed Eddie Miller. A partire dagli anni Sessanta rallenta l'attività. Muore nel 1988.
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